“Semplicemente un giorno mi sono chiesto: chissà cosa succederebbe se una notte mio figlio e i suoi amici, sentendo alcuni rumori, si svegliassero e trovassero in cucina il personaggio cattivo di un videogioco con una mazza da baseball in mano?” In occasione dell’uscita del libro per ragazzi “Pepi Mirino e l’invasione dei P.N.G. ostili”, ilLibraio.it ha intervistato Cristiano Cavina che, tra le altre cose, ha parlato del suo prossimo romanzo per adulti, in uscita a gennaio: “Una storia molto dolce e un po’ sporca, come di solito è la nostra vita”

Cosa succederebbe se una notte, all’improvviso, i personaggi dei videogiochi diventassero reali? Se lo è chiesto Cristiano Cavina, scrittore romagnolo, classe ’74, prima di iniziare a scrivere il suo ultimo libro per ragazzi Pepi Mirino e l’invasione dei P.N.G. ostili (Marcos y Marcos), di cui è già in preparazione il seguito Pepi Mirino e la macchina del buio.

Un gruppo di ragazzini, Sofi, Giamma, Santino e Pepi – il Club dei cecchini – si trova ad affrontare l’avventura che tutti i bambini desiderano vivere: la tecnologia è sconfinata nella realtà e da questo momento ogni cosa è possibile. Certo, finora è caduto solo un albero, ma può accadere di tutto.

pepi mirino

Con Pepi Mirino, Cavina si dedica per la seconda volta alla scrittura per ragazzi dopo aver collezionato diversi titoli per adulti, tutti pubblicati dalla casa editrice Marcos y Marcos. La sua voce è sempre chiaramente riconoscibile; le sue storie sempre legate a vicende autobiografiche: in Alla grande, per esempio, racconta la sua infanzia, in Inutile Tentare Imprigionare Sogni gli anni di scuola superiore, nei Frutti dimenticati la sua esperienza di figlio senza padre e di padre fuori dagli schemi. Anche l’ambientazione rimanda molte volte al paese cui vive, Casola Valsenio, scenario del libro La pizza per autodidatti, in cui parla del suo lavoro nella pizzeria Il Farro, e svela al lettore l’importanza del forno per un narratore come lui.

L’autore ha raccontato a ilLibraio.it alcune curiosità sulla nascita del suo nuovo libro e sui suoi progetti futuri, compresi quelli da pizzaiolo.

Lei ha pubblicato numerosi libri, ma come cambia il suo approccio alla scrittura quando si rivolge agli adulti e quando ai ragazzi?
“Con gli adulti mi faccio un po’ più di paranoie. Scrivere è il mio mestiere e magari, dopo tanti romanzi, i lettori sono abituati al sapore delle mie storie quindi, anche se volessi cambiare qualcosa, dovrei stare attento, o comunque farmi qualche domanda. Invece i racconti che scrivo per i ragazzi nascono in modo più spontaneo, più naturale”.

Anche Pepi Mirino?
“Assolutamente. Questo libro l’ho scritto tutto a penna, in dieci giorni. E l’ho scritto con un gusto incredibile, senza pensare troppo, con il puro piacere di raccontare un’avventura”.

E invece, il suo precedente libro sempre per bambini, Pinna Moriscata?
“Per Pinna è stato diverso, prima di tutto perché è rivolto a un pubblico di più piccoli. Marcos y Marcos aveva appena avviato una collana di libri per ragazzi e mi ha chiesto se avessi avuto qualche idea da proporre. Io avevo già in mente qualcosa e allora mi sono messo a pensare a una storia. Mentre Pepi Mirino non è stato programmato. Mi è venuto così: è uscita la prima pagina e gli sono andato dietro”.

Sapeva già che sarebbe stato un libro con un seguito?
“Sì, certo, l’ho pensato subito come una serie di tre libri”.

Quali sono state le sue letture di riferimento?
“Il maestro è sempre Stephen King. Poi ho letto Summerland di Michael Chabon e, ovviamente, Harry Potter“.

Da cosa ha preso ispirazione?
“Ho un figlio dell’età del protagonista più o meno, quindi in un certo senso faccio parte di questo mondo fatto di ragazzini, di giochi, di tablet… di ragazzini che giocano con i tablet…”

I protagonisti del libro sono stati scritti pensando a loro?
“Semplicemente un giorno mi sono chiesto: chissà cosa succederebbe se una notte mio figlio e i suoi amici, sentendo alcuni rumori, si svegliassero e trovassero in cucina il personaggio cattivo di un videogioco con una mazza da baseball in mano? Subito dopo mi è venuto in mente un dinosauro, perché sempre mio figlio, quando era più piccolino, immaginava di andare a caccia di dinosauri. E allora anche in quel caso mi sono chiesto: cosa succederebbe se si trovassero davvero un T-Rex in giardino?”

Le sono sempre piaciuti i videogiochi, anche quando era bambino?
“Mi ricordo che quando ero ragazzino rubavo le monetine dal portafoglio di mia nonna e le usavo per giocare ai videogiochi nei bar. Passavo le giornate con la navicella che sparava ma, ovviamente, in confronto a quelli di adesso erano veramente ridicoli”.

Le nuove tecnologie allontanano i ragazzi dalla lettura?
“Ma non è che uno deve diventare lettore a tutti i costi. Faccio l’esempio di mio figlio perché ce l’ho davanti tutti i giorni: lui è un ragazzo che esce, suona il basso, va in skate, gli piace passare il tempo giocando ai videogiochi e guardando YouTube. In particolare gli piacciono molto i video horror e io, proprio grazie a questi video, ho potuto consigliargli di leggere Dylan Dog, o raccontagli Il giro di vite di Henry James. La tecnologia può essere un mezzo per avvicinare i ragazzi alle storie scritte, non certo per allontanarli”.

Venendo ai suoi libri per adulti, a gennaio uscirà il nuovo romanzo.
“Esatto, si intitola Ottanta rose mezz’ora. E sono sicuro che dopo questo libro andrò all’inferno”.

Come mai?
“Perché è una storia d’amore, di sesso, di persone che amano in modo particolare. È una storia di fallimento, di redenzione, di coraggio. Una storia molto dolce e un po’ sporca, come di solito è la nostra vita”.

Un’ultima curiosità: continua ancora a lavorare come pizzaiolo?
“Quando posso lavoro ancora, il sabato e la domenica. Ma a fine anno la pizzeria chiuderà perché mio zio, che è il proprietario, andrà in pensione e penso proprio che vorrà godersela. Per quanto mi riguarda continuerò a fare le pizze solo per i miei amici… a meno che qualcuno non mi assuma come pizzaiolo privato per farle in casa…”.

Potrebbe trovare un sacco di storie da raccontare…
“Oppure potrei inventare un nuovo format e raccontare i libri degli altri mentre faccio le pizze. Non sarebbe neanche male…”.

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