Che adulti sono diventati i compagni dell’adolescenza? Hanno trovato il proprio posto nel mondo? E come? Rivederli e intervistarli per Chiara significa anche cercare risposte sulla propria vita, che si trova in un momento di crisi professionale ed esistenziale. Il nuovo romanzo di Chiara Gamberale, “Dimmi di te”, muovendo da premesse autobiografiche, sa aprirsi ad altre storie e accoglierle con l’empatia e la capacità di ascolto degli altri a cui ci ha abituato l’autrice…

Scrivere era la mia certezza, tutte le mie costanze, il mio unico rimedio all’esistenza. Finché non era arrivata Bambina” (p. 9).

Essere una madre, e per di più single, per Chiara è diventata un’esperienza totalizzante: ha messo a tacere quelle che prima pensava essere priorità per dedicarsi in tutto e per tutto a chi è cresciuta in lei per nove mesi. Innamorarsi, scrivere, persino sentirsi libera di sbagliare sono imperativi che, pur avendo dato vita ad anni disordinati e pieni di incontri, amicizie e successo, sono impalliditi davanti alla genitorialità. Eppure mancano.

Chiara Gamberale dimmi di te libri ultime uscite

Vuota di ispirazione, di energia da dedicare alla scrittura, in una sorta di impasse artistica e soprattutto esistenziale, l’io narrante non sa come trovare la direzione migliore per crescere, come la sprona a fare suo padre. Anzi, la prospettiva di trasferirsi in quello che ha sempre soprannominato il Quartiere Triste per essere più vicina ai suoi genitori, che possono aiutarla con Bambina, rende Chiara preoccupata per ciò che le può riservare il futuro.

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Inizia con una crisi, dunque, il nuovo romanzo di Chiara Gamberale, Dimmi di te (Einaudi Stile Libero), intriso di elementi autobiografici fin dall’inizio, ma disposto ad aprirsi ad altre storie nel corso della narrazione.

Infatti, in questo spaesamento fatto di abitudini autoimposte per essere una buona madre, un incontro spezza la ciclicità delle giornate di Chiara. Per le vie di Roma la protagonista rivede per caso Raffaello, un suo vecchio compagno del corso di teatro ai tempi del liceo. Parlare con lui, scoprirlo così risolto, appagato dalla sua vita matrimoniale e genitoriale, fa nascere in Chiara il desiderio di ritrovare quelle che definisce le “stelle polari della sua adolescenza perduta (p. 173).

Si tratta di persone più o meno legate a lei, che hanno rappresentato – talvolta a loro insaputa – dei modelli in grado di affascinare la Chiara adolescente. Di loro è rimasto un segno straordinario nella sua memoria e l’io narrante si chiede che adulti siano diventati. C’è l’amore mancato del liceo, Stefano, soprannominato Terence, tanto impegnato a idolatrare Riccarda, icona irraggiungibile di bellezza, da non accorgersi dell’amore di Chiara.

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C’è il rappresentante d’istituto conturbante, Ivan, col suo eloquio stordente, le teorie anarcoidi, la band di rottura, la libertà di avvicinare ora un amico ora un altro, senza mai dichiarare apertamente il suo orientamento sessuale. Ci sono Marcolino e Gabriele, il cui integralismo cattolico ha impedito loro di avvicinarsi a Chiara e alla sua migliore amica, Grazia. C’è Paloma, una ragazza italo-spagnola che ha reso indimenticabile l’estate di Chiara a Cork: le due non hanno imparato l’inglese, impegnate com’erano a condividere confidenze in italiano, ma hanno trovato un’amica. E dov’è Grazia? Perché proprio lei, con cui Chiara era solita “spezzettare” i segreti, non è protagonista di un’intervista?

A costo di partire per un weekend in Sicilia o in Islanda e lasciare Bambina col papà – cosa mai fatta prima -, Chiara desidera sapere questo dalle stelle che hanno illuminato la sua adolescenza:

“Avevamo tanti sogni, ma da un certo punto in poi la vita diventa solo una, la nostra. Tu. Come te la sei sistemata? Dove la metti la nostalgia per quel tutto che è stato e dove la metti la nostalgia per quello che invece non è stato, ma avrebbe potuto essere, solo che ormai si è fatto tardi?” (p. 159)

Dimmi di te diventa così un’indagine appassionata sugli anni dall’adolescenza all’adultità. Di questi si rintracciano soprattutto i cambiamenti, talvolta davvero imprevedibili. Il destino sorprende (e, come è facile immaginare, riserva più prove che premi), e così ci sorprendiamo noi lettori insieme a Chiara. Infatti, l’io narrante non fa mai solo da spalla ai suoi interlocutori: benché cerchi di lasciare a loro la maggior parte dello spazio, tra una battuta e l’altra emergono i suoi commenti. Quindi troviamo, a intervista finita, paragrafi in cui è Chiara a tornare protagonista, col suo presente ingombro di pensieri. E di affetto per Bambina, forza incontrastata in grado di zittire qualsiasi frustrazione.

Strutturalmente, il romanzo è particolarmente dinamico: da lunghe sequenze dialogiche in cui si celano storie, flashback e momenti riflessivi, si passa a paragrafi narrativi legati al presente.

Gamberale, maestra nel dar voce ai personaggi con generosità, ora lascia spazio, ora incalza i suoi interlocutori con domande che arrivano al momento giusto e coinvolgono chi legge. Perché in fondo ognuno di noi ha delle “stelle polari” che hanno animato i sogni dell’adolescenza ed è normale chiedersi, a lettura finita: cosa sarà stato di loro?

Ci vogliono coraggio e una certa spregiudicatezza per partire, fare domande dirette quanto fa Chiara; serve empatia per mettersi in ascolto dell’altro senza riserve. E nelle pagine di Dimmi di te, di rimando, non smettiamo di essere grati per come Chiara sappia trattare temi fortissimi senza chiudere gli occhi davanti alle prove del destino. Ci dà anzi l’impressione che si possa parlare (e scrivere) di tutto, con limpidezza e senza cliché.

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