“Due tazze di tè a Swinburne Road”, romanzo d’esordio di Leaf Arbuthnot, narra una storia potente e delicata allo stesso tempo, e racconta di solitudine, amicizia e dialogo tra generazioni diverse…
Il contesto sociale degli ultimi anni, specialmente in seguito alla pandemia, ci ha portato a confrontarci con il delicato equilibrio delle nostre vite, con diverse tipologie di solitudini più o meno evidenti e con tutte le difficoltà di sapersi “trovare” pur essendo così vicini.
Due tazze di tè a Swinburne Road (HarperCollins Italia, traduzione di Stefano Beretta), romanzo d’esordio dell’editor e giornalista Leaf Arbuthnot, affronta tra le altre proprio le tematiche della solitudine e della distanza sociale, con un punto di vista particolare, quello del dialogo tra generazioni diverse.
“Ada non era mai stata sola prima. La solitudine era un disturbo che, come l’obesità o l’AIDS, affliggeva gli altri. Leggendo il giornale tutti i giorni, sapeva che era un fenomeno tipicamente moderno, che era in crescita, che gli uomini e gli anziani ne erano particolarmente a rischio, ma ora che il mese di novembre spettinava gli alberi del loro giardino le era sempre più chiaro che anche lei stava diventando vittima di quello spettro”.
Ada è un’anziana poetessa che vive a Oxford. Alla morte del marito, stimato professore universitario, teme di diventare invisibile, di chiudersi nel suo mondo e nei suoi ricordi, mentre tutto ciò che la circonda cambia ad una velocità incontrollabile. È da questo timore che decide di inaugurare il servizio “Affitta una nonna” e, dopo una serie di valzer di incontri, ecco comparire nella sua vita Eliza, una ragazza eccentrica travolta da tutti i dubbi della sua età.
Cresciuta in una famiglia disfunzionale, costretta presto a cavarsela da sola, da sempre si sente diversa dai suoi coetanei, e soffre per la mancanza di mezzi che sembra farla sprofondare ulteriormente in una situazione di stallo.
L’incontro tra Ada ed Eliza è il perfetto riunirsi di due anime alla ricerca di affetto e di risposte, è una storia di come due donne straordinarie sanno darsi coraggio e supportarsi vicendevolmente, è un dialogo tra generazioni che si trovano a discutere di temi importanti – dalla politica alla sessualità – e allo stesso tempo a gioire di piccoli gesti, da una tazza di tè Lapsang Souchong alle letture di Primo Levi, sino ad una passeggiata silenziosa all’ombra di un ciliegio.
La storia raccontata da Leaf Arbuthnot è potente e delicata allo stesso tempo, è una narrazione scandita dalla presenza di crepe profonde che ci rendono imperfetti, ma è anche una celebrazione delle amicizie inaspettate, della forza e del coraggio di chi cerca ancora di comprendere, un inno al lieto fine che può mostrarsi senza troppo clamore, quando ormai pensiamo di aver perso la speranza.
“Non ho mai creduto che la felicità scrivesse con l’inchiostro bianco. Soprattutto all’inizio, era il dolore che, per me, scriveva in bianco. Però, come dicevo, le cose cambiano. Ho anche trovato una nuova e preziosa amicizia, un successo non trascurabile alla mia età. Non ci sono abbastanza poesie sulle donne che amano le altre donne, soprattutto oltre il divario generazionale. Alcune di queste poesie cercano di affrontare questa mancanza”.
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