Da “I Simpson” agli animali, dall’animazione al fumetto. Liz Climo, dopo il successo del suo primo libro e delle sue strisce, porta in Italia la sua seconda fatica, “Un’aragosta al giorno” – L’intervista de ilLibraio.it: “Nella vita di tutti i giorni tendo a rabbuiarmi facilmente. Perciò è importante affrontare ogni cosa con senso dell’umorismo. Mi sono accadute cose molto tristi e questo è stato il mio modo per affrontarle. Non mi interessa piangermi addosso”

“Adoro i miei amici e ho iniziato a disegnare questi fumetti per farli ridere. Dopo aver perso un sacco di tempo a pensare se i miei disegni valessero veramente qualcosa, ho capito che mi interessa solo che facciano felici loro, perché è esattamente come loro mi fanno sentire ogni giorno.”

Con questa premessa inizia il libro di Liz Climo (fumettista e animatrice classe 1981), Un’aragosta al giornoin uscita per BeccoGiallo (traduzione di Anna Tomasetto), che segue il suo esordio nei fumetti del 2017, Il piccolo mondo di Liz. Climo rientra nella nuova generazione di autori di comic strip, diretti eredi della scuola tutta americana di fumetti comici come Peanuts e Calvin & Hobbes, che esordisce sul web e da cui trae la sua popolarità. Come per Sarah Andersen, le “strisce”, se così ancora si possono chiamare, di Liz Climo hanno avuto una forte capillarità anche in Italia e si sono trasformate in un successo editoriale.

Il tratto estremamente essenziale del disegno e delle scene sono in grado di veicolare messaggi universali e di strappare sempre una risata. Gli adorabili animali di Liz Climo riescono a spogliare gli affetti di tutte le sovrastrutture e ricordano quanto l’amicizia sia, in fin dei conti, una cosa molto semplice.

Nella prefazione del suo libro precedente, Il piccolo mondo di Liz Climo, spiega come sia approdata ai fumetti dopo anni nell’animazione, ma che in realtà le strisce sono state il suo primo amore. Come è andata?
“È così, il fumetto è stato il mio primo amore. Mi interessava sin da quando ero piccola, mi piaceva molto Gary Larson, autore del fumetto The Far Side. I miei nonni avevano il calendario da tavolo e quando c’erano delle feste in famiglia mi sedevo nell’angolo e lo leggevo, una battuta dopo l’altra. Lo trovavo grandioso. Crescendo, ho iniziato a lavorare nello studio di animazione dei Simpson, quando avevo 23 anni, e ho continuato per 7/8 anni ed ero così occupata a fare al meglio quel lavoro che non avevo tempo per scrivere, disegnavo e basta. Però volevo tornare a dedicarmi alle mie cose, così mi sono buttata a disegnare fumetti per divertimento. Mio marito, Colin, mi ha suggerito di pubblicarli su tumblr, una piattaforma di blogging, e allora ho provato. E poi ho continuato, per nessuna ragione particolare se non per un senso del dovere nel voler disegnare fumetti”.

aragosta liz climo

Perché ha scelto di raffigurare gli animali nei suoi fumetti?
“La risposta facile è che preferisco disegnare gli animali, piuttosto che le persone! Ritengo ci sia una dose di assurdità nei miei fumetti che contribuisce a mantenerli leggeri. In pratica parlano di accettazione, amore e gentilezza, ma non voglio essere antiquata o melensa. Quindi penso che usare gli animali permetta di rendere il tono più lieve e semplice. Gli animali sono innocenti, perciò li uso al posto degli esseri umani”.

Spesso gli animali compaiono a coppie, alcune con più frequenza di altre o con vari significati, come ad esempio i due dinosauri. Cosa rappresentano?
“I personaggi sono un po’ ambigui, sono simboli di relazioni di vario titolo, non c’è una vera corrispondenza. Quelle che rispecchiano la mia realtà sono l’orso e il coniglio, che rappresentano me e mio marito. Io sono l’orso! I due dinosauri rappresentano il rapporto con mia madre e il rapporto genitore-figlio. Il clamidosauro, quella strana lucertola con il collo che si apre a ombrello, rappresenta la gentilezza e l’altruismo e si rifà a un mio caro amico, si chiama Edwin”.

Quali sono le sue ispirazioni?
“Nel 2011 Kate Beaton ha fatto un libro a fumetti dal titolo Hark, a Vagrant e ricordo di esserne rimasta colpita. Il suo lavoro è diverso dal mio, ha un certo livello di complessità storica e inoltre lei ha un grande talento come disegnatrice, perché ha un tratto davvero sofisticato. Mi ha ispirato molto. Sul retro di un suo libro c’è un messaggio che dice: “Se senti l’urgenza di disegnare, allora fallo!” e ho pensato che stesse parlando direttamente a me. Mi piace anche il lavoro di Sarah Andersen, penso che abbia un modo molto più diretto per affrontare certe tematiche complicate di quanto io sia in grado di fare. Pur essendo più specifica di me, riesce a essere estremamente empatica”.

cobra liz climo

Sempre nella prefazione del suo primo libro, spiega che a frenarla dal cominciare sono state le elevate aspettative verso il suo lavoro e la paura di non essere tecnicamente all’altezza. Alla fine è riuscita a superarla?
“Ho imparato che quando studi animazione viene data molta attenzione a come un oggetto si muove nello spazio. È importante studiarlo anche se non fai quel genere di disegni, per capire come funziona il movimento. La lezione più grande per me è stata arrivare alle persone e farle felici, non mi importa di disegnare il miglior orso che esista. Mi interessa far sorridere le persone”.

Quanto è importante l’umorismo?
“Quando si tratta di scrivere racconti o romanzi, l’horror è il mio genere preferito e nella vita di tutti i giorni tendo a rabbuiarmi facilmente. Perciò è fondamentale affrontare ogni evento con senso dell’umorismo. Mi sono accadute cose molto tristi e questo è stato il mio modo per affrontarle. Non mi interessa piangermi addosso. È necessario essere consapevoli di come ci si sente e se qualcosa non va bisogna dirlo, ma farlo per più tempo di quanto serva, come un atto di indulgenza verso se stessi, non mi appartiene. Ho bisogno di ridere”.

E quanto ha influito lavorare a I Simpson sul suo umorismo?
“Moltissimo, mi ha aiutato a capire soprattutto l’importanza di arrivare velocemente al punto, alla battuta. Il mio lavoro consisteva nell’animare i personaggi sulla base della sceneggiatura, degli audio e della scenografia: il rischio è sempre quello di complicare troppo le cose, invece bisogna essere il più semplici e diretti possibile. Mi ha fatto capire qual è il mio tipo di umorismo preferito, quello senza troppi orpelli”.

millepiedi liz climo

 

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