Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) è uno dei più importanti autori tedeschi e le sue opere, come “I dolori del giovane Werther”, “Le affinità elettive” e “Faust” sono ancora lette e amate. Lo scrittore ha consacrato la sua vita al sapere, dalla letteratura alla botanica, all’anatomia e alla musica, e il suo spirito curioso e mai sazio di conoscenza si respira ancora oggi tra le pagine dei suoi libri – L’approfondimento sulla vita e le opere

Johann è giovane, ha venticinque anni, in piedi con i gomiti appoggiati allo scrittoio intinge la penna nel calamaio e scrive con una grafia affilata e sottile, di quelle che da un pezzo non insegnano più. Intorno a lui, gli interni altoborghesi della casa paterna e tappezzerie floreali. Johann Wolfgang Goethe, che ancora non ha la particella nobiliare “von” prima del cognome, sta lavorando a I dolori del giovane Werther (1774), racconto lungo (o romanzo breve) semi-autobiografico in cui unirà due vicende, il suo amore non corrisposto per una donna con lo stesso nome della protagonista femminile, Lotte, e il suicidio di un conoscente.

Goethe è già conosciuto come giovane di ingegno e belle speranze e I dolori del giovane Werther gli darà una celebrità improvvisa e folgorante: il libro passerà di mano in mano, verrà apprezzato niente meno che da Napoleone e provocherà una serie di suicidi emulativi (al ritrovamento di un corpo si dice abbia assistito Goethe stesso) di ragazzi e ragazze in un’età in cui si fatica ad arginare incomprensioni e dolori, e il mondo sembra complottare contro la realizzazione personale.

Goethe, I dolori del giovane Werther, Garzanti

Un giovane di belle speranze

Goethe nasce nel 1749 e cresce a Francoforte, una città provinciale e con pochi stimoli, dove, insieme alla sorella Cornelia, trascorre gli anni dell’infanzia e della prima giovinezza a studiare: dalle lingue alle materie scientifiche, dalla musica al disegno. Goethe diventa presto un giovane uomo dominato da una molteplicità di interessi e competenze, un intellettuale a tutto tondo che ama, più di ogni cosa, raccontare storie e scrivere poesie. Intellettuale sì, ma aperto al mondo, agli amici, alle feste e alle donne, un uomo a cui piace innamorarsi e sedurre, tenere banco alle tavolate e rapportarsi con gli altri in modo franco e spontaneo.

Quando va a studiare diritto a Lipsia, Goethe si perde tra letteratura e vita di società. Dopo essere tornato a Francoforte, si sposta a Strasburgo, sempre a fini di studio, ma anche qui ad avere la meglio sono le lettere, al punto che il giovane Goethe non riesce a completare il percorso di laurea. Guadagna però qualcosa di ben più importante: entra in contatto con i protagonisti dello Sturm und Drang, una corrente artistica che, insieme al pietismo respirato a casa attraverso sua madre, indirizzerà inequivocabilmente il suo stile.

Goethe, Le affinità elettive, Garzanti

Weimar e il viaggio in Italia

Nonostante lo studio e la scrittura – oltre che diverse liaisons amorose – impegnino gran parte del suo tempo e nonostante la discreta fama ottenuta con la pubblicazione dei Dolori del giovane Werther, Goethe si trasferisce a Weimar per un lavoro di corte e burocrazia. Qui viene insignito del titolo nobiliare che porterà per il resto della vita, riveste mansioni amministrative per il ducato, si occupa di sovrintendenza e stringe una forte amicizia, proficua anche per le sue relazioni sociali, con Charlotte von Stein, donna più anziana di Goethe, di cui lo scrittore, tuttavia, si innamora, ancora una volta non ricambiato.

A quasi quarant’anni, però, Goethe non è soddisfatto: oppresso dalla vita del ducato, prigioniero di un rapporto platonico che non conosce sbocchi, nel 1786 parte segretamente per un viaggio in Italia, una ricerca di libertà e di senso in una terra vagheggiata ricca di panorami ancora da conoscere. Da Venezia al Garda, da Roma a Napoli, dove si ferma diversi mesi, alla Sicilia, che per Goethe racchiude l’essenza stessa dell’Italia, il viaggio cambia profondamente lo scrittore che, quando tornerà a Weimar, non si sentirà più lo stesso, né lo riconosceranno negli ambienti di corte che ha sempre frequentato. Goethe si allontana dalle mansioni politiche, mantiene soltanto la sovrintendenza alle attività culturali e intrattiene una lunga relazione (che poi diventerà matrimonio) con una fioraia, alimentando i pettegolezzi di quel bel mondo a cui non sente più di appartenere.

Goethe, Viaggio in Italia

Un’anima alla continua ricerca di conoscenza

Goethe prosegue la sua attività di ricerca, dalla botanica all’anatomia (è lui, sembra, a scoprire l’osso intermascellare), all’ottica e alle caratteristiche della luce (argomento per cui polemizza persino con Newton). Ma soprattutto continua con la produzione letteraria, da Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister (1796) a un libro che provocherà scandalo: Le affinità elettive (1809).

Nelle Affinità elettive, attingendo alla fisica e alla chimica (“similia similibus solvuntur”, scrivevano gli alchimisti medievali), Goethe mette in scena un gioco di attrazioni incrociate tra quattro personaggi, i due coniugi, che si sono amati da giovani e, dopo aver seguito altre strade, si sono ritrovati adulti, Edoardo e Carlotta, e due loro ospiti, il Capitano, amico di gioventù dell’uno, e Ottilia, protetta dell’altra. Una condanna alle teorie romantiche e un inno all’inesorabile azione delle forze che regolano la natura, che suscita polemica e dibattito nei salotti europei di inizio Ottocento.

Goethe Faust, Garzanti

Ma il grande capolavoro di Goethe, a cui lavora indefessamente dalla giovinezza e continua a mettervi mano fino al giorno della sua morte (avvenuta nel 1832 a Weimer, a ottantadue anni), è il dramma Faust. Pubblicato in due tranche, tra il 1797 e il 1832, il Faust è un’opera monumentale, carica di simbolismo, una tragedia in cui istanze morali e intellettuali si scontrano e compenetrano. La vicenda, se così si può può chiamare la complessa impalcatura narrativa, segue Johannes Faust, uomo di scienza e di filosofia che, insoddisfatto della propria vita, scende a patti con Mefistofele, a cui dona l’anima per averne in cambio l’appagamento che gli manca.

La sete di conoscenza di Faust non viene condannata da Goethe, che comprende e asseconda la fatica con cui Faust contrasta il male e la tentazione, mostrando con il suo personaggio nient’altro che la tensione dell’essere umano per la sapienza e l’eterna lotta interiore che lo agita.

E alla fine, non è stato Goethe stesso un Johannes Faust, sempre alla ricerca di nuove conoscenze, di nuove interpretazioni del reale, sempre chino a studiare il mondo e a raccontarlo con la penna? In Goethe vitalismo e ripiegamento intellettuale non sono altro che i due volti della stessa, strenua curiosità per l’essere umano e la natura.

Come scrisse un inglese un secolo e mezzo prima della sua nascita: ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la nostra filosofia.

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