“La donna dalla gonna viola” della scrittrice giapponese Natsuko Imamura è un racconto ipnotico e raffinato di due solitudini che si sfiorano in un gioco spietato di manipolazione e intrigo… – L’approfondimento

Una volta a settimana la donna dalla gonna viola si reca alla panetteria del centro commerciale, compra la solita brioche alla crema, e poi va a sedersi sulla stessa panchina del parco, estrae dal sacchetto la brioche e la mangia lentamente facendo attenzione a non sporcarsi. Una volta a settimana, a sua insaputa, la donna col cardigan giallo la segue, la osserva muoversi tra la gente, schivare i passanti come in una danza, si premura che sulla panchina non si sieda nessuno, affinché lei la trovi libera, lascia persino incustodito un giornale di annunci di lavoro, perché lei lo consulti e individui proprio quello che potrebbe farle incontrare.

Perché la donna con il cardigan giallo non desidera altro che conoscere la donna dalla gonna viola.

“Voglio diventare sua amica. Ma come?
Passo ore e ore a lambiccarmi il cervello per trovare un modo.
Rivolgermi a lei di punto in bianco sarebbe strano. Immagino che nessuno si sia mai avvicinato alla donna dalla gonna viola giusto per chiederle di diventare sua amica.”

La donna dalla gonna viola di Natsuko Imamura (Salani, collana Le Stanze, traduzione di Anna Specchio) è un racconto ipnotico e raffinato di due solitudini che si sfiorano in un gioco spietato di manipolazione e intrigo.

la donna dalla gonna viola

La voce narrante è una persona così insignificante da risultare invisibile, ma ossessionata e scaltra: per seguire la storia il lettore deve affidarsi a lei, sposando un punto di vista ambiguo e inquietante, che si muove ovunque, e conosce ogni mossa della sua antagonista.

La donna dalla gonna viola è un personaggio che, al contrario, ammalia chi incontra, genera trepidazione al suo passaggio, lieve come un miraggio, un’entità misteriosa e quasi stregata. Dimessa nelle prime pagine, in balia di lavoretti temporanei, la donna dalla gonna viola acquista progressivamente un’aura di fascino, quando trova occupazione nello stesso hotel dove lavora la donna con il cardigan giallo. Mentre quest’ultima resta sempre ai margini, non vista come se fosse immateriale, la donna dalla gonna viola si rivela subito affidabile, è veloce e pronta con i superiori, e da timida e trasandata fiorisce acquistando peso e luminosità, e diventando desiderabile. Ma la sua è una bellezza impenetrabile che non convince chi la osserva bene.

Per una donna non sempre è un vantaggio essere notata: l’ultima arrivata si è uniformata alla perfezione, e ha attirato l’attenzione del capo. Basta questo e una promozione per farla passare sulla riva delle reiette, vittima di dicerie. Lei, che non ha amiche, si trova vessata al lavoro da pettegolezzi e malignità, e in preda alla prepotenza.

«A proposito… Ci avete fatto caso? Quei due si prendono sempre lo stesso giorno di riposo».
«Anche ieri!»
«Hai capito…»
«E sai quanto prende all’ora la sua amichetta?» «Quanto?»

In un crescendo che ha il ritmo incalzante di un thriller e il carattere enigmatico e oscuro del romanzo psicologico, la storia delle due donne è raccontata da Natsuko Imamura con un distacco acuto che non manca di ironia. È insolito e molto efficace il connubio di sfumature, sinistre e comiche, che raccontano eventi in superficie ordinari di una coppia di personaggi archetipi della condizione della donna.

Con un tono volutamente neutrale, al punto da diventare ermetico, l’autrice delinea le minacce di una società nella quale una donna non sposata è una preda vulnerabile del potere e del gruppo, in un viaggio quotidianamente pieno di insidie, in casa, in strada, sul luogo di lavoro. È un mondo che crea persone isolate e disadattate, se escono dalla norma e diventano scomode per la percezione comune, interpretata dalle voci di un coro di donne tutte uguali, invidiose, maligne e ridicole, quasi prive di tridimensionalità.

“Avete visto? Che unghie! Rosse come il sangue!”

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Essere sola spesso significa desiderare di essere notata e accettata, cedendo alla tentazione più pericolosa e disperata: il lato oscuro è rappresentato dall’esistere solo nella vista e nel riconoscimento degli altri, senza potere sulla propria identità. In questa vicenda di accettazione e emarginazione, si salvano solo i bambini, gli unici capaci di accogliere senza domande e senza giudizio.

La prosa di Natsuko Imamura è netta, maniacale nei dettagli, precisa in ogni particolare, anche in quelli in apparenza insignificanti, che si soffermano sugli orari dell’autobus, o sul prezzo del pranzo, definendo i contorni di una realtà che si compone di piccole tessere marginali.

Sembra giocare a confondere, questa giovane autrice, che lavora di immagini rarefatte e di molteplici riflessi: la sua è una personalità insolita e elegante, che in patria è stata riconosciuta dal pubblico e premiata con il prestigioso Premio Akutagawa.

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