Jennifer Egan, scrittrice statunitense pluripremiata, torna in libreria con “La casa di marzapane”, un romanzo sperimentale, che si lega a “Il tempo è un bastardo” e che racconta il nostro tempo e il futuro prossimo con uno sguardo talvolta ironico e altrove disilluso su una società piena di contraddizioni, di tensione al cambiamento e al progresso. La tecnologia può aiutarci. Sì, ma a quale costo?, sembra chiedere l’autrice…

Dopo tanta attesa, torna in libreria Jennifer Egan, la scrittrice statunitense premio Pulitzer che ha fatto molto parlare di sé con Il tempo è un bastardo nel 2010 (portato in Italia da Mondadori, con la traduzione di Matteo Colombo).

A meravigliare la critica e il pubblico, è stata soprattutto la struttura di questo romanzo, che si presenta sotto forma di concept-album, composto da tredici racconti fortemente interconnessi tra di loro.

Sperimentazione, in Jennifer Egan, è una parola che rintocca e probabilmente rintoccherà sempre. E dunque non stupisce scoprire che anche nel nuovo La casa di marzapane (Mondadori, traduzione di Gianni Pannofino) lo stile non è mai prevedibile, né il suo è un esperimento freddo, aprioristico.

la casa di marzapane di Jennifer egan libri da leggere estate 2022

Benché sia passato più di un decennio da Il tempo è un bastardo, La casa di marzapane ha un legame profondo con il primo romanzo.

Innanzitutto, tornano alcuni personaggi, colti in altri momenti della loro vita, con un ruolo narrativamente più o meno fondante (alcuni sono ridotti a comparse, altri assurgono a protagonisti del loro racconto). Inoltre, lo stile è sperimentale ed efficace allo stesso modo, anche se ha beneficiato di dodici anni di scrittura, sospensioni, riscritture, interruzioni necessarie per recuperare le idee, come l’autrice racconta in un’intervista su Rivista Studio.

Non dimentichiamo, in fondo, che in quei dieci anni Jennifer Egan ha pubblicato anche un altro romanzo, ovvero il diversissimo Manhattan Beach (arrivato in Italia per Mondadori nel 2018, con la traduzione di Giovanna Granato), dedicato a una palombara che, negli anni della guerra, sfida i pregiudizi e cerca il padre scomparso.

Grande osservatrice del presente, Egan in La casa di marzapane racconta eventi che partono dal 1965 e che si spingono fino agli anni Trenta del Duemila.

Non c’è un ordine cronologico da rispettare, ma l’andirivieni tra passato, presente e futuro ormai prossimo ci mette davanti a un fluire di eventi che sono accomunati da alcune tematiche che tagliano trasversalmente l’opera. Per prima cosa, il desiderio di cambiamento e il profondo senso di mancanza dei suoi personaggi: non c’è traguardo che rappresenti un vero punto di arrivo, ma tutti sono in attesa di una svolta. Semmai il fallimento è dietro l’angolo e spesso rintoccano frasi come questa:

“Si può ricominciare daccapo senza lasciarsi tutto alle spalle?” (p.23).

La tensione verso il futuro, verso un mutamento qualsiasi delle proprie vite è però controbilanciata dallo sguardo al passato, in particolare alle persone che non si vedono da tempo e che si desidera ritrovare, o a traumi che sono rimasti sepolti.

A cercare di risolvere questi interrogativi arriva un’invenzione brillante, la creazione di Bix Bouton, che di recente con la sua azienda Mandala ha creato dapprima i social network e poi Riprenditi l’inconscio. Con questa tecnologia, si può esternalizzare la propria coscienza e conservarla in un cubo di trenta centimetri per lato: inquietante? Non tanto, se pensiamo che, almeno in origine, l’invenzione di Bix punta a fare del bene: ad esempio, può aiutare i malati di Alzheimer a recuperare i propri ricordi o le vittime che hanno rimosso le violenze subite possono risalire al volto e al ricordo del trauma e ottenere giustizia.

Semmai, a generare molte più rimostranze è il passaggio alla condivisione dei propri ricordi: ogni utente di questa tecnologia può, se vuole, mettere in rete il proprio inconscio, rendendolo disponibile a ricerche altrui su avvenimenti, persone,… Un business pericoloso, non c’è che dire, che vede numerosi detrattori, i cosiddetti “elusori”, che non vogliono alcun cubo della memoria né essere reperibili sui social attraverso le memorie altrui.

E la tecnologia di Mandala risuona nelle vite dei vari personaggi che, più o meno coinvolte da Riprenditi il tuo inconscio e, in generale, dalla tecnologia di Bix, si raccontano. E ognuno lo fa a suo modo: abbiamo una narrazione in prima persona plurale per due sorelle particolarmente unite; uno scambio di mail lungo oltre quaranta pagine; una sorta di manuale di istruzioni sotto forma di tweet,… e potremmo continuare l’enumerazione delle diverse forme con cui l’autrice dà la parola ai suoi personaggi, diversi per età, estrazione sociale, sesso, umore, rapporto con la tecnologia,…

In comune hanno un rapporto problematico con la propria identità, in una messa in crisi talvolta ironica talaltra drammatica del proprio io. Le situazioni con cui si devono confrontare sono a dir poco imprevedibili, e la dimensione fantasiosa (per non dire stravagante) di alcuni personaggi rende questo romanzo così segmentato una poliedrica e polifonica rappresentazione della nostra epoca, con le sue contraddizioni, le fragilità, le pulsioni al cambiamento e l’inesausto bisogno di rinascere. Il tutto mantenendo però i propri ricordi, a costo di “venderli” alla rete.