Un’avventura per ragazzi, una riflessione sociale per gli adulti: “La catastrofica visita allo zoo”, il nuovo libro di Joël Dicker, è la prova che la lettura può essere lo strumento per riconciliare le persone. Amato per i suoi thriller, questa volta lo scrittore-bestseller lavora di umorismo, e il divertimento per chi legge è assicurato…

Un’avventura per ragazzi, una riflessione sociale per gli adulti: il nuovo libro di Joël Dicker è la prova che la lettura può essere lo strumento per riconciliare le persone, permettendo loro di incontrarsi su un terreno comune, ma per ognuno diverso, e intrecciare legami, non solo sullo schermo di un telefono.

L’arte come connessione, un libro come cima da gettare per trovarsi insieme, nel rispetto delle proprie esigenze, un racconto di Natale contemporaneo: Joël Dicker scommette forte con La catastrofica visita allo zoo (La Nave di Teseo, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra), una storia che si muove in una direzione molto diversa dai thriller a cui l’autore svizzero, l’uomo da 20 milioni di copie vendute nel mondo, ha abituato le sue lettrici e i suoi lettori.

La catastrofica visita allo zoo il nuovo libro di Joel Dicker

Anche qui c’è un’indagine, un enigma da risolvere, ma soprattutto c’è la memoria di una giornata particolare da recuperare, per farne racconto, per non perdere il bambino che siamo stati.

E allora si inizia con “Anni prima”: i locali di una scuola per bambini speciali, “che non vanno nelle altre scuole”, il villino chiamato dei Picchi Verdi, si ritrovano completamente allagati e inagibili. Bisogna spostare gli alunni negli spazi della scuola accanto, dove studiano i bambini normali, e capire cosa è successo. Appare subito strana la natura dell’incidente, soprattutto alla voce narrante, Josephine, una bambina che parla in continuazione, attenta a tutto, affascinata dalle parolacce. Accanto a lei, i suoi compagni “speciali”, il figlio di divorziati, il bambino ricco, l’ipocondriaco, il giovane karateka, e quello che non parla mai, “il mio compagno preferito. Non c’è bisogno di parlare per capirsi”. Qualcuno ha allagato di proposito la scuola, pensa Josephine, e bisogna scoprire perché: si chiama movente.

Una catastrofe non arriva mai sola, ed è per questo, racconta Josephine ai genitori, che l’allagamento della scuola ha condotto alla presentazione in aula magna, poi alla lezione di ginnastica, e a quella sulla sicurezza stradale, alla rissa con Babbo Natale Schiaffone, alla scoperta di un testo teatrale, poi alla sconcertante recita scolastica, che ha anticipato la catastrofica visita allo zoo.

Il divertimento per chi legge è assicurato: i bambini si alleano per scoprire il responsabile dell’allagamento, guidati da una nonna fumatrice e amante delle serie tv poliziesche, da un capo dei pompieri inaffidabile, da un Babbo Natale drammaturgo, e da un poliziotto con il camice d’ospedale e le chiappe al vento.

Ci sono gli adulti che sentenziano, che mettono in scena un mondo di caos e luoghi comuni, ci sono i ragazzi pieni di domande, di curiosità senza filtri: Dicker lavora di umorismo, per un’esplorazione della realtà da cui gli adulti escono malconci.

“Che cos’è questa storia della democrazia? ha chiesto una madre furibonda”
(..)
“Cosa state ficcando in testa i nostri figli? Si è innervosito qualcuno”.

Basta la lezione sulla Democrazia a far esplodere i conflitti, e creare contrapposizioni: solo per i bambini appare come un mondo da scoprire, che fa emergere il piacere di essere diversi, la sfida al confronto, la votazione come crescita, la censura come limite. Esprimendo la loro preferenza tra pizza e broccoli, i bambini scoprono il potere della minoranza rumorosa, e quello ancora più forte della maggioranza silenziosa. Invece, sulla bocca degli adulti Democrazia sembra solamente una parolaccia, ma non divertente come quelle di Josephine.

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Joël Dicker, foto di Anoush Abrar

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Mentre i bambini si avvicinano a scoprire il responsabile dell’allagamento, la loro indagine diventa più una scoperta delle assurdità del mondo dei genitori, litigiosi, polemici, miopi di fronte alle possibilità della vita, incapaci di accettare l’altro, ridicoli e aggressivi.

Siamo tutti diversi, siamo tutti speciali: c’è un forte appello all’inclusione in questo libro, alla rivendicazione della diversità come risorsa, e come spesso accade, sono i bambini a far emergere la semplicità dell’incontro, dello scambio, dell’ascolto, a mettersi di fronte ad adulti spaventati dal contagio del diverso. La lezione di personalità e individualità sono gli scolari vestiti da Babbo Natale, ognuno a modo suo, verdi, azzurri, rossi, con barba e senza, supereroi, Babbi scienziato e Babbi karateka. Spontaneamente sé stessi.

“Io mi ero vestita da Mamma Natale.
Dopotutto, perché Babbo Natale non dovrebbe essere una donna?”

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La catastrofica visita allo zoo è un romanzo pensato per essere letto su vari piani, su più livelli di interpretazione, un punto di incontro per genitori e figli, per amici, per colleghi, una sfida in un mondo di ruoli predefiniti.

Dicker li rifiuta tutti a cominciare dal suo, di premiato autore di thriller: si può essere diversi, cambiare prospettiva, sorprendere, perché il mondo cambia e non in meglio, e allora pensare a nuovi processi di connessione è importante, anche con un libro che può essere letto da tutti, senza distinzioni. Forse chi si aspetta il classico Dicker rimarrà a bocca asciutta: l’autore ha scelto di fare qualcosa di sorprendente, e in questo romanzo è contenuta una lezione coraggiosa di asserzione della libertà e della diversità.

Lo aveva già affermato l’autore, in una frase che rimbomba sul web, e che questo libro fa tornare in mente: “Ci sarà sempre qualcuno che non comprenderà una tua scelta. Ma si sceglie per proseguire, non per essere compresi…” 

Scegliamo di proseguire, allora, accogliere l’invito alla lettura di Joël Dicker, per scoprire il senso più vero di parole come Democrazia e Diversità, per prenderci in giro, come sanno fare i bambini, e per celebrare la letteratura e la sua forza trasformativa, che può davvero cambiare il mondo.

“Questo spettacolo è davvero deplorevole, ha sospirato. Non ho osato dirle che questo non era lo spettacolo, ma solo una riunione dei genitori”.

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