Dave Eggers, acclamato autore statunitense, torna con “La parata”, un libro di matrice vagamente distopica. Un racconto allegorico concentrato, con un finale chiaro nel messaggio che vuole comunicare: il generale fallimento dell’Occidente nella sua ostinata volontà di intervenire in culture differenti, in nome di un presunto progresso… – L’approfondimento

In un Paese senza nome del Terzo mondo, due uomini appartenenti al Primo Mondo, anche loro senza nome, hanno l’incarico di asfaltare la strada che collegherà il sud al nord del Paese per conto di un’azienda straniera. Una strada che, con la sua presenza, dovrà sancire un periodo di pace dopo una violenta guerra civile. Il lavoro dei due contractor dovrà essere svolto in tempo per la grande parata che inaugurerà il nuovo percorso.

L’acclamato autore statunitense Dave Eggers (nella foto di Brecht van Maele, ndr) torna con un libro decisamente breve rispetto ai suoi lavori precedenti, di matrice vagamente distopicaLa parata (Feltrinelli, traduzione di Francesco Pacifico) è un racconto allegorico concentrato, con un finale chiaro nel messaggio che vuole comunicare: il generale fallimento dell’Occidente nella sua ostinata volontà di intervenire in culture differenti, in nome di un presunto progresso.

Quattro e Nove, sono i nomi provvisori con cui, per ragioni di sicurezza, i due protagonisti si chiameranno per tutti i 12 giorni del loro lavoro insieme in una terra straniera che “si risvegliava piena di vita dopo una guerra civile che i suoi abitanti avevano creduto non sarebbe mai finita”.

Entrambi sono personaggi con cui è difficile immedesimarsi, perché spogliati di qualsiasi caratterizzazione superflua che non sia funzionale alla narrazione. Quattro, il cui compito è quello di asfaltare la strada a bordo del grande macchinario RS-80, è un mercenario che fa del suo lavoro un credo personale in nome della policy aziendale, evita con cura i rischi e le circostanze che potrebbero modificare i suoi piani; veterano di questo tipo di incarichi “aveva asfaltato oltre settantacinque chilometri in quattro continenti”. Nove, invece, il cui compito è andare in avanscoperta a bordo di un quad per liberare la strada da eventuali ostacoli, è un avventuriero ingordo, sempre alla ricerca di distrazioni e piaceri carnali e di pancia, senza mai preoccuparsi delle conseguenze che questo atteggiamento può comportare.

Opposti e geometricamente speculari, Quattro e Nove mostrano due modi di essere irriducibilmente figli di un certo colonialismo, seppur con ingenuità, e di un modo di pensarsi superiori. Ed è interessante come la tesi dello “scontro tra civiltà”, tanto cara all’uomo del XXI secolo, venga per un attimo messa in crisi nei pensieri scontati di Quattro, quando un uomo locale si prodiga in tutti i modi per aiutarlo dopo l’aggressivo rifiuto di una volontaria sua connazionale. Una frattura che, per un attimo, sembra suggerire un cambiamento nella storia di Quattro e Nove e della popolazione locale, al ritmo della strada da asfaltare; ma è proprio al culmine di questa prospettiva che l’illusione del lettore viene interrotta con l’accetta, producendo un brusco e cinico finale a effetto che urla: il progresso è una menzogna.

La parata è libro di lettura veloce, con uno stile didascalico che esprime tutta l’urgenza di Eggers nell’arrivare al cuore della sua parabola, e restituire non tanto una visione netta e semplicistica delle cose –  trappola in cui un primo sguardo poco attento potrebbe cadere – ma la complessità delle domande che riguardano più in generale le interferenze tra vite che si ritrovano a convivere e confrontarsi. Eppure le persone coinvolte non sono davvero  protagoniste delle loro azioni e delle loro scelte, ma c’è sempre una forza coercitiva che modifica il percorso che si pensava di intraprendere, che, nel romanzo, trasforma la strada da motivo di speranza per i locali in un incubo organizzato.

Dietro alla semplice partitura di Eggers si nasconde infatti quel complesso concetto foucaultiano di rapporti di potere che, come trame invisibili, guidano la storia dell’uomo. Per il filosofo ogni rapporto umano è un rapporto di potere che forma gli individui e gli ordini culturali al di là di una volontà propria. Ed è sotto questa luce che ogni personaggio del libro, anche quando trova una via per migliorarsi, rimane comunque il tassello di un puzzle illeggibile. Non stupirebbe se Eggers avesse in mente l’America nel ruolo della grande azienda che costruisce la strada per la parata, portatrice di un fallimentare progresso in uno dei tanti Paesi indigenti con nomi, troppo spesso, dimenticati.

 

L’APPUNTAMENTO – L’autore sarà presente al Festivaletteratura di Mantova domenica 8 settembre, in Piazza Castello, insieme a Paolo Giordano.

 

Fotografia header: Dave Eggers (nella foto di Brecht van Maele, ndr)

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