Quando la presidente della Comunità Valenciana viene trovata uccisa, occorre indagare con la massima riservatezza: tocca alle sorelle Miralles, appena uscite dall’accademia di polizia, promettenti ma ancora inesperte. Disposte ad aggirare le regole pur di risolvere il caso, più gli eventi si complicano e più appare chiaro il loro intuito. Nel suo nuovo romanzo, “La presidente”, Alicia Giménez-Bartlett crea due nuove protagoniste tanto diverse l’una dall’altra quanto unite e talentose…

Quando Salvador Badía ritrova il cadavere della sua datrice di lavoro, la presidente Vita Castellá, in un prestigioso hotel di Madrid, si scatena il caos. Come spiegare che la famosa esponente politica della Comunità Valenciana è stata uccisa dal cianuro aggiunto al suo caffè? Per mettere a tacere la stampa e l’opinione pubblica, si diffonde la notizia che Vita Castellá sia morta per un infarto, ma in realtà occorre indagare.

Inizia così il nuovo romanzo della famosa scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett, La presidente (Sellerio, traduzione di Maria Nicola), che nelle sue 416 pagine ci immerge in un enorme mistero e in tanti intrighi politici. Infatti, dopo il ritrovamento del cadavere, il ministro dell’Interno e il direttore generale della Policía Nacional scelgono di dare avvio a un’inchiesta riservata. Deve avvenire lontano da Madrid e andare per le lunghe, lasciando così raffreddare l’opinione pubblica. In ballo ci sono interessi politici notevoli, ed è bene tenere la massima riservatezza sul caso, perché, se si scoprisse dell’avvelenamento, l’intero partito ne risentirebbe. Sì, perché la vittima si trovava a Madrid per testimoniare, il giorno dopo davanti alla corte suprema, contro membri corrotti presenti nel suo stesso partito.

La presidente Alicia Giménez Bartlett

Dunque, i vertici affidano il caso a due “novelline”, promettenti ma inesperte, sperando di manipolarle e di dilatare i tempi: le sorelle Miralles, appena uscite col massimo dei voti dall’accademia di polizia. Le due non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra: Berta, la maggiore, è tagliente e più razionale, ligia al dovere; al contrario, la trentenne Marta è istintiva e per questo imprevedibile, godereccia e sempre pronta a un bicchiere in buona compagnia.

In comune, le ispettrici hanno la lealtà verso la polizia e l’idea di aver scelto questa professione soprattutto per vocazione. Fin dal principio, quando Berta e Marta interrogano l’unico testimone, Salvador Badía, l’addetto stampa di Vita, capiscono di trovarsi davanti a un caso scottante. Da dove partire? La presidente ha messo il potere al primo posto per anni, anche se questo ha comportato rinunce, una vita privata limitata, controbilanciata da tante occasioni mondane. Quello che ha rotto molti dei suoi legami con i membri del partito si può riassumere in una parola sola: corruzione.

Dunque, il suo addetto stampa Badía sostiene con veemenza che la sua ex capa operasse onestamente e che, anzi, volesse combattere contro i corrotti del partito. E non ci vuole molto perché Badía sciorini nomi di esponenti politici con il movente perfetto da aggiungere alla lista dei sospettati. Ma quanto l’interesse dell’addetto stampa è autentico e quanto, invece, risponde al desiderio di vendetta personale, dal momento che il partito è pieno di omofobi? Badía, infatti, in quanto omosessuale, era stato tagliato fuori dal partito, ma è poi stato difeso e sostenuto invece da Castellá, a cui l’uomo ha sempre dimostrato grande riconoscenza.

A fronte di questa e altre scoperte, indagare non si preannuncia semplice per le ispettrici Miralles, che, anzi, devono fare un’importante scommessa: chi è un alleato sincero? Chi, invece, è mosso da altri interessi e vuole mettere i bastoni tra le ruote all’indagine? Ad aiutarle all’inizio c’è solo l’intuito. Con l’avanzare delle ricerche, indizi sempre più inquietanti permettono loro di muoversi autonomamente, spesso aggirando il regolamento e infrangendo più di una regola, pur di agire tempestivamente. Infatti, nel frattempo vengono trovate altre vittime che hanno avuto a che fare direttamente con la presidente o, indirettamente, con il caso e, dunque, con le ispettrici.

In questa corsa contro il tempo, che si muove contro le convenzioni e contro le disposizioni dei superiori, Berta e Marta Miralles sanno di poter contare innanzitutto l’una sull’altra.

In questo romanzo, che scardina dall’interno le regole del poliziesco tradizionale e che vive di dialoghi fittissimi e rapidi (privi di verbi dichiarativi e di altre formule introduttive), talvolta all’insegna dell’ironia, le due ispettrici si parlano senza veli, perché, da sorelle, conoscono a fondo i pregi e i difetti reciproci. E forse questo rapporto speciale costituisce la loro forza più autentica, ciò che rende temibili ed effettivamente inarrestabili le “novelline”.

Tra Valencia e Madrid, le indagini toccano tanto membri dei bassifondi quanto figure apparentemente intoccabili della scena politica, ma le due non si fanno remore a pestare i piedi di chiunque possa condurle sulla pista giusta. E Alicia Giménez-Bartlett affida alle sue nuove protagoniste un primo caso davvero difficile da risolvere, ma sa che ha creato due ispettrici attente a ogni minimo dettaglio. Ancora devono imparare. In ogni caso, anche quando commettono errori, sanno come porvi rimedio e lo fanno davanti agli occhi dei lettori.

Senza spocchia o riserve, Berta e Marta Miralles condividono di pagina in pagina i dubbi sul caso, varie osservazioni sulla società, le loro paure e i loro desideri – anche quelli più scanzonati e personali -,  lasciando avvertire quale direzione prenderanno le loro indagini. Noi lettori abbiamo l’impressione di seguirle per le vie più impervie del pensiero, sfidando i piani alti, in vista di una risoluzione che, speriamo, possa dimostrare il loro valore.

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