Dopo otto anni, torna in libreria Niccolò Ammaniti, scrittore del bestseller “Io non ho paura” e vincitore del Premio Strega con “Come Dio comanda”. Il suo nuovo romanzo, “La vita intima”, vede al centro una donna bellissima, moglie del presidente del Consiglio, travolta da una spirale di paranoie a causa di un video porno che la vede protagonista. Nulla è più lontano dalle persone comuni dell’esistenza grottesca di Maria Cristina: eppure, in questa creatura dai lineamenti di una dea greca, si realizzano i mostri della nostra contemporaneità: la rincorsa cieca per il potere, il gusto dello spettacolo, le manie di notorietà, l’individualismo, l’ipnosi apatica in cui i media ci hanno gettato. In tutta questa falsità, il grido di dolore (in apertura del libro) è una richiesta d’aiuto disperata: vogliamo la verità…

In psicologia le chiamano “profezie autoavveranti“. È quando sei talmente convinto che si verificherà un determinato evento che, in un modo o nell’altro, più o meno inconsapevolmente, lo farai capitare. Ti gonfi di pregiudizi, di sospetti, di paure. Vivi in uno stato di angoscia annebbiata che ti induce a leggere segnali anche dove non ci sono, a guardare tutto con la coda dell’occhio, fino a finire in una spirale di diffidenza e paranoia.

È questa l’atmosfera che perseguita Maria Cristina, la protagonista del nuovo libro di Niccolò Ammaniti, La vita intima, uscito per Einaudi Stile Libero. Erano otto anni che lo scrittore del bestseller Io non ho paura e vincitore del Premio Strega con Come Dio comanda mancava nelle librerie con un’opera di narrativa. Un lungo periodo, riempito però con altri lavori, come quello di sceneggiatore e di regista per la serie tv distopica Anna. È diversa la scrittura per lo schermo, ha raccontato l’autore a Silvia Avallone in un’intervista per Sette: è un’attività collettiva, dove si condivide ogni momento creativo. Ed è subito evidente quindi che, in questa nuova storia dove l’accento batte proprio sull’intimità, Ammaniti desiderasse tornare a una sfera più personale. Per riscoprire il piacere del romanzo, della solitudine e della libertà.

La vita intima Niccolò Ammaniti libri da leggere 2023

Ma torniamo alla nostra protagonista, Maria Cristina, alle sue ansie e ai suoi timori, paure che la rendono una “marmotta sentinella“, una persona, in pratica, che vede il pericolo dappertutto, che si allerta per niente e che respira complottismo a ogni angolo. Come biasimarla però: è la moglie del presidente del Consiglio, la first lady di Italia, occhi costantemente puntati su di lei, riflettori accesi e parole, parole, parole. Le sente quasi rimbombare nella testa. Hanno assunto la voce assertiva e spietata di una vecchia compagna di scuola, una bulla sfrontata che l’aveva aggredita ai tempi del liceo, l’unica ad averle detto in faccia, per una volta, la verità: “A te ti si fidanzano di giorno, a me mi scopano di notte. A te ti spezzano come un grissino, a me mi muoiono dentro”.

La verità. È di questo che si tratta in fondo. Quale può essere però la verità per una donna che non sa nemmeno qual è il suo nome? Maria Cristina, Maria Cretina, Maria Tristina, Maria Pompina. L’orfana, la sorella di, la moglie di, la madre di, la donna più bella del mondo. Quale verità può esserci in una realtà fatta di maschere e di strategie, da quelle politiche a quelle social, in cui le scelte vanno prese perché funziona, perché performa, perché dà visibilità.

Non c’è niente di sincero e, se c’è, viene cannibalizzato, nuova carne da dare in pasto agli affamati di gossip e di pettegolezzi. Perché il paradosso è proprio questo: in un mondo in cui tutti si sforzano di essere qualcosa che non sono, non c’è niente di più prezioso e di più ambito della verità.

Come un video porno amatoriale risalente a un’epoca in cui ci si poteva concedere il lusso di sbagliare, di non rischiare di essere visti. Attorno a questo oggetto di vergogna e di desiderio ruotano le ossessioni di Maria Cristina: bisogna prenderlo, nasconderlo, bruciarlo, eliminarlo dalla faccia della terra. Ma anche guardarlo e, sotto sotto, amarlo: perché in quel filmato, girato quando era poco più che un’adolescente, c’è la sua ingenuità, la sua spontaneità, la sua vita intima che ora non esiste più: soffocata dai quotidiani allenamenti di palestra per avere glutei marmorei, dal rigido silicone del seno rifatto, dalle serate di gala, dai flash accecanti delle fotografie in cui mostrarsi sempre perfetta, sempre bellissima. L’esistenza di questa donna ha il gusto posticcio di una pizza che non appartiene a nessuna tradizione: una di quelle che gli stranieri vedono nelle immagini dei menu, convincendosi che si tratti della “vera pizza beneventana”.

Nulla è più lontano dalle persone comuni dell‘esistenza grottesca e caricaturale di Maria Cristina: eppure, in questa creatura dai lineamenti di una dea greca, si realizzano i mostri della nostra contemporaneità. La rincorsa cieca per il potere, il gusto dello spettacolo, le manie di persecuzione e di notorietà, l’individualismo, l’ipnosi apatica in cui i media ci hanno gettato. E poi c’è anche qualcos’altro. C’è il senso di sacrificio (in un certo modo sempre presente nei romanzi dello scrittore romano), c’è l’innocenza negata, c’è il sesso e c’è la colpa, c’è l’amore e il bisogno disperato di trovare una via di fuga, per credere – contro ogni logica ragione – che possa accadere il miracolo.

Il tutto esplode in una fauna di personaggi dai tratti unici: dal Bruco, il social media manager laureato in filosofia teoretica che non mostra mai il suo volto e le cui parole sono ordini, a Caterina, l’assistente trentenne che si lascia sottomettere e che vive in funzione degli altri, rimpiangendo ogni giorno di non aver seguito altre strade. Una fauna colorata e deragliata, a suo modo “ammalata” di tutti i mali che ci tormentano, in cui anche le comparse di scena hanno un ruolo fondamentale – come la parrucchiera indiana che dispensa magica tintura fatta in casa.

Leggere La vita intima è una vertigine, una caduta libera in uno spazio stretto e oscuro – la canna di un camino di una vecchia casa di campagna, dove sono nascosti ricordi, traumi, germi e fantasmi. È il passato, un buco nero che ci richiama a sé con una sorta di forza magnetica destinata a farci sprofondare nell’abisso. Ecco, è di questo che sono fatte le storie di Ammaniti: di abissi che riemergono come un’Atlantide perduta. Regni mitici che qualcuno ha dato per scomparsi, ma che invece sono lì, e pulsano come materia viva, pronti a ricordarci chi siamo e per cosa vale la pena vivere.

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