Dopo “Il Miracolo”, Niccolò Ammaniti torna a scrivere e dirigere una serie tv, “Anna”, tratta dal suo omonimo romanzo del 2015, che rientra in un filone narrativo di distopie in cui il mondo è governato dai ragazzini: da “Il signore delle mosche” a “Battle Royale”, passando per “Hunger Games” e “Berlin”. Le puntate, disponibili su Sky Atlantic e su Now dal 23 aprile, ci portano in una realtà post apocalittica, dove una pandemia ha decimato la popolazione e gli unici sopravvissuti sono i bambini…

A chi, durante l’adolescenza, non è passata per la testa l’idea di vivere senza genitori? Un mondo senza adulti è una fantasia piuttosto ricorrente, che ha dato vita a un filone narrativo ricco di libri, film e serie tv che vedono come protagonisti giovani liberi dalle convenzioni e dalle regole imposte dai grandi.

Tra i titoli appartenenti al genere troviamo Anna (Einaudi) di Niccolò Ammaniti, romanzo uscito nel 2015 da cui è stata tratta una nuova serie Sky Original prodotta da Wildside. Composta da sei episodi (disponibili su Sky Atlantic e su Now dal 23 aprile), la serie è stata girata e sceneggiata dallo stesso scrittore, vincitore del Premio Strega nel 2007 con il romanzo Come Dio comanda (Einaudi), che aveva già diretto, sempre per Sky, Il Miracolo.

Questa volta Ammaniti ci porta in una realtà inventata, che però presenta inquietanti analogie con la nostra: siamo nel bel mezzo di un’epidemia – la Rossa – che colpisce e uccide tutti gli adulti del mondo. Gli unici che rimangano in vita sono i bambini, fino all’età della pubertà.

anna ammaniti

Com’è evidente, ci troviamo di fronte a una distopia – del resto, molti testi con lo stesso scenario rientrano all’interno del genere. I primi che vengono in mente sono Battle Royale di Koushun Takami (1999) e Hunger Games di Suzanne Collins (2008), due veri e propri pilastri delle narrazioni in cui vengono rappresentati mondi abitati da soli ragazzi.

Da citare anche Berlin (Mondadori), la serie Young Adult di Fabio Geda e Marco Magnone, ambientata nell’aprile del 1978, tempo in cui un misterioso virus ha decimato tutti gli adulti di Berlino, e gli unici superstiti sono i ragazzi e le ragazze che ogni giorno lottano per sopravvivere.

Berlin Fabio Geda

Ma i temi di questi romanzi, la componente violenta, nonché la volontà di dipingere cosa succederebbe se davvero esistesse un mondo governato soltanto da giovani, provengono senza dubbio da un grande classico: Il Signore delle mosche dello scrittore inglese William Golding, Premio Nobel per la letteratura 1983.

il signore delle mosche

Il romanzo, da cui è stato tratto anche il celebre film diretto da Peter Brook, è ambientato dopo una guerra nucleare, dove un gruppo di ragazzini inglesi di buona famiglia deve cercare di sopravvivere in un’isola disabitata. Meravigliosa e florida, l’isola si rivela ben presto un luogo infernale, in cui i giovani regrediscono a uno stato quasi bestiale e si rivelano capaci di compiere gli atti più orribili ed efferati.

L’isola sembra essere il teatro perfetto per queste storie: non a caso il già citato Battle Royale si svolge proprio su un’isola. E che dire del riferimento all’Isola che non c’è di Peter Pan (1902) – affascinante territorio abitato, appunto, da bambini sperduti, dove non ci sono adulti e dove non si cresce mai – romanzo di James Matthew Barrie che Ilaria Gaspari ha definito un testo “perturbante”, mettendone in luce anche gli aspetti più violenti e perversi.

Ma quindi cosa succederebbe senza gli adulti? Come se la caverebbero i ragazzi? Resisterebbero? Come si comporterebbero? A che tipo di società darebbero vita?

È proprio attorno a queste domande che si sviluppa la serie di Ammaniti (e anche un’altra serie, The Society, su Netflix), che vuole esplorare le possibilità di un mondo nuovo, ma soprattutto l’animo dei bambini i quali, forse, non sono soltanto esseri puri e candidi come vogliono i luoghi comuni. È lo stesso autore a spiegare all’Ansa: “Un mondo di bambini nel quale nulla gli viene insegnato è feroce”.

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