Lauren Groff, autrice del “miglior romanzo dell’anno” secondo Obama, incontra ilLibraio.it e si racconta a tutto campo: dall’amore per i racconti e la sua predilezione per le opere di scrittrici, fino al futuro degli USA nelle mani di Trump, passando per il suo approccio alla letteratura, che prevede un lungo processo di riscrittura. E ancora, la sua opinione sul matrimonio (“un’istituzione che ha una lunga storia di paternalismo e misoginia”), sul femminismo (“se oggi non stai dalla parte delle altre donne, cosa fai?”), e sul mondo della cultura: “Le donne che si occupano di critica letteraria nelle grandi riviste americane recensiscono in media tanti libri scritti da uomini, quanti da donne. Se il critico è un uomo, invece, le opere delle autrici ricevono circa un quinto dell’attenzione rispetto a quelle dei colleghi”

Non approvo completamente l’istituzione del matrimonio, perché ha una lunga storia di paternalismo e misoginia alle spalle”, ammette, incontrata da ilLibraio.it, Lauren Groff, autrice di Fato e Furia, romanzo definito da Barack Obama il migliore del 2015 e che dai noi è stato recentemente pubblicato da Bompiani.

Lauren Groff

Il matrimonio nel romanzo e non solo

Nel libro sono raccontate le vicende di una coppia, Lotto e Mathilda, da due punti di vista diversi: quello di lui e quello della moglie. Entrambi belli, promettenti e talentuosi si sposano a soli ventidue anni e iniziano quella che per Lotto è una storia d’amore idilliaca e che invece per Mathilda si trasforma di anno in anno in una costrizione. La donna accantona i suoi desideri e le sue aspirazioni per la vita matrimoniale: un topos, non solo letterario, a cui siamo ancora abituati. L’autrice, tuttavia, spera che “con il passare degli anni e con l’apertura a tutti del matrimonio, questa istituzione perderà parte del suo peso, in particolare sulle donne. Sempre che i governi continuino a proteggere i diritti delle persone e magari rendano accessibile a tutti il permesso di maternità, oltre a quello di paternità. Un giorno saremo tutti più simili alla Svezia”.

Il futuro degli USA nelle mani di Trump

L’umanità sta progredendo“, anche se l’elezione di Trump è un evento “devastante”, tanto che Lauren Groff si sente in dovere di “fare delle scuse al resto del mondo”. “Non solo Trump aspira a riportare gli USA agli anni ’50, ma la sua sarà una cleptocrazia, un governo che mira a rubare il denaro, ma anche il potere e la voce dei più poveri. Anche a livello globale ci saranno delle ripercussioni: si tratta di una persona che non crede nella scienza, tantomeno nei problemi climatici. Non ho mai visto tanta avversione al cambiamento negli USA come in questo momento. Se è il campanello d’allarme, di sicuro è spaventoso“, continua l’autrice.

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Il rischio per la salute delle donne

Per le donne il governo Trump potrebbe costare molto, anche dal punto di vista della salute. Da un secolo, ormai, negli USA ci sono organizzazioni nazionali che si prendono cura della salute ginecologica delle donne, offrendo informazioni e risorse su temi che riguardano la contraccezione e l’aborto, l’insieme di queste è conosciuto con il nome di Planned Parenthood e Groff è una delle sue rappresentanti e sostenitrici nello stato della Florida, dove vive con il marito e i figli.

“Mi do da fare per i diritti delle donne e soprattutto per permettere a chiunque di scegliere da sola cosa fare con il proprio corpo. Con il governo Trump potrebbe succedere che la legge federale che regola l’interferenza dello stato nella vita privata dei cittadini venga raggirata e che, in qualche modo, per le donne diventi sempre più difficile accedere agli anticoncezionali, senza parlare dell’aborto”, spiega l’autrice. “Come sempre una riforma di questo genere colpirebbe soprattutto i più poveri: se sei ricco puoi andare all’estero e abortire lì. In più Planned Parenthood oggi garantisce l’accesso gratuito agli anticoncezionali a chi non può permetterseli. Se dovessero mancare questi aiuti ci saranno donne che moriranno per le operazioni clandestine e sempre più bambini indesiderati, molti più dei circa 100.000 che ci sono ora”.

La società statunitense e il concetto di middle class

Nei suoi due ultimi romanzi – Fato e Furia e Arcadia, edito da Codice Edizioni – Lauren Groff racconta le vicende di personaggi appartenenti alla classe media americana ma che spesso cercano di allontanarsene: nel nuovo romanzo Lotto nasconde la ricchezza ereditata dal padre, un vero “self-made man”; in Arcadia, invece, una coppia di universitari si allontana dal consumismo ed entra in una comune di hippie: “Nei libri e nei film sembra che ci sia una grande classe operaia negli Stati Uniti e poi una classe media abbastanza ristretta, in realtà nella mia vita non ho mai conosciuto veri rappresentanti della working class“, ammette Groff.

cover arcadia

“La società statunitense non è stratificata come quella europea, che da centinaia di anni vede l’aristocrazia innalzarsi sopra al popolo. Negli USA siamo grandi consumisti, la nostra società si fonda sulla glorificazione dei ricchi“, sottolinea l’autrice. “Si parte dal presupposto che chi fa soldi ci riesce perché è intelligente: in realtà personaggi come Trump dimostrano che non è sempre così”.

L’amore che muta e noi con lui

Un altro tema che lega i suoi romanzi e anche la raccolta di racconti da poco edita da Codice Edizioni, Delicati uccelli commestibili, nove storie al femminile, è l’amore: per se stessi, per un “altro”, per un ideale, ma anche l’assenza di esso. “Di sicuro è un qualcosa che cambia con noi, crescendo passiamo dall’amore ideale a un sentimento più terreno, legato anche alla quotidianità. Bisogna mutare con esso e capire l’altro, empatizzare con lui”, spiega l’autrice che in Fato e Furia si dedica al racconto di una relazione di 24 anni.

Lauren Groff

Lo scrittore come artigiano

Il vero fil rouge che connette tra loro le opere di Lauren Groff, tuttavia, è la prosa: ricca, multicolore, variegata e poetica: “Scrivo perché volevo essere una poetessa“, confida l’autrice, e questa frase spiega la ricercatezza delle sue frasi, tanto nei romanzi quanto nella raccolta di racconti. Frutto di un lungo processo di riscrittura le sue storie prendono vita “su dei fogli, scritte a mano. La prima stesura finisce sempre nella spazzatura, poi quello che rimane impresso nella memoria finisce in una seconda bozza, sempre scritta a mano. E così via fino a una decina di versioni, di cui l’ultima viene trascritta al pc“. Bozze e stesure non complete, perché – e qui l’autrice cita una canzone di Leonard Cohen, uno dei suoi “musicisti preferiti” – “le crepe sono la strada attraverso cui filtra la luce”. “Quando riscrivo la storia nei buchi e negli spazi bianchi inserisco nuove parti, cambio le parole che non riesco a decifrare…”, racconta Groff, scrittrice che costruisce le sue storie come “modellini tridimensionali”.

Le letture di Lauren Groff

“Come lettrice mi dedico per metà alla poesia e per metà alla prosa, di cui però la maggior parte sono racconti. Grace Paley, Alice Munro, Joy Williams, Lorrie Moore sono alcune delle autrici di racconti che amo di più, e poi Lucia Berlin: il suo La donna che scriveva racconti è un’opera fantastica”, racconta Groff che al momento è alle prese con l‘Odissea, “per via di un articolo” a cui sta lavorando. E che l’ha fatta riflettere su come “ci siano testi che rappresentano come l’umanità nei secoli sia cambiata davvero di poco“.

Bianca Pitzorno

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Sono tutte autrici, tranne Omero, quelle citate: Groff se ne rende conto, quasi se ne vanta. E aggiunge che si sente “femminista, perché oggi se non stai dalla parte delle altre donne, cosa fai? Vuoi forse prendere la posizione degli uomini?”

Le recensioni degli uomini e delle donne

Come autrice, invece, ammette di aver avuto a che fare con lo snobismo (o il pregiudizio) che rende le opere di scrittrici appetibili solo alle lettrici donne, a partire “dalle copertine smaccatamente femminili” spesso scelte per i suoi libri. Fenomeno che però deriva da “un canone antico, radicato nelle scuole e nelle università, ma anche nelle recensioni di opere di letteratura. Le donne che si occupano di critica letteraria sulle grandi riviste americane recensiscono in media tanti libri scritti da uomini, quanti da donne. Se il critico è un uomo, invece, le opere delle autrici ricevono circa un quinto dell’attenzione rispetto a quelle dei colleghi”.

 

 

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