“Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi, pubblicato nel 2004, resta un libro attualissimo (purtroppo). Ne parla su ilLibraio.it Ilenia Zodiaco: “Intrappolate in recinti ancora più stretti in quanto donne, le studentesse della Nafisi sperano di trovare spazi aperti in cui muoversi proprio nei romanzi…”

Che argine può mettere un’insegnante a un regime? Ancora oggi è urgente il bisogno di porsi questa domanda, di riflettere sull’importanza e la difesa del diritto all’istruzione, specialmente quella femminile, e lo dimostra il Nobel per la pace assegnato a una giovanissima attivista come Malala Yousafzai.

Quando l’interrogativo è così problematico, prima di azzardare una risposta, conviene rivolgersi a dei classici, o almeno, a quei testi che lo sono diventati subito, appena usciti. È questo il caso di Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, pubblicato nel 2004 da Adelphi, ancora attualissimo (purtroppo).

Il libro è un memoir ibrido perché mescola ricordi reali a vicende romanzate e identità fittizie, un’alterazione necessaria per salvaguardare la sicurezza delle persone coinvolte. Leggere Lolita a Teheran infatti è il racconto delle difficoltà di vivere sotto il duraturo regime della Repubblica islamica dell’Iran, affermatasi dopo la rivoluzione di Khomeini nel ’79.

Leggere Lolita a Teheran

In questo clima repressivo e di odio verso l’Occidente, la Nafisi cercherà, finché le sarà concesso, di insegnare letteratura inglese, prima all’università e poi, quando la situazione diventerà insostenibile, dentro casa sua a un gruppo ristretto di studentesse che per il seminario leggeranno grandi opere: da Il grande Gatsby a Lolita, da Orgoglio e Pregiudizio a Daisy Miller, fino a Delitto e castigo.

In un momento in cui la politica stava ingoiando ogni cosa, invadendo ogni spazio privato, sembrava logico rifugiarsi nell’unico luogo che non si poteva insozzare: la letteratura. Ma la letteratura che intendono la Nafisi e le sue ragazze non è mai soltanto una fuga, un isolamento, un distacco da un’esperienza quotidiana fatta di brutalità e umiliazioni. La letteratura è un’alternativa. Il fatto stesso di creare una storia è una rivolta contro il mondo così com’è, è un’attestazione di individualità, un’insubordinazione al presente. E per delle ragazze alle quali è negato persino il diritto a vestirsi come più le aggrada, imparare da questi romanzi significa riappropriarsi della propria libertà di pensiero.

“Tutte le grandi opere di narrativa, per quanto sia cupa la realtà che descrivono, hanno in sé il nocciolo di una rivolta”.

Un regime totalitario confina i suoi cittadini in spazi chiusi: all’interno del libro la Nafisi racconta di come, a esclusione delle manifestazioni politiche, in Iran eventi pubblici come i concerti fossero diventati privati, marginalizzati dentro casa, ridotti, disincentivati. Intrappolate in recinti ancora più stretti in quanto donne, le studentesse della Nafisi sperano di trovare quindi spazi aperti in cui muoversi proprio nei romanzi. “Noi dovevamo creare a ogni costo le nostre contro-realtà” che permettessero di conservare la propria individualità in un Paese che le voleva tutte omologate, spettri coperti da veli neri.

Come direbbe Nabokov: “Il banale ciottolo della vita quotidiana, se guardato attraverso l’occhio magico della letteratura si trasforma in pietra preziosa”. La conversazione letteraria, nonostante sia restituita attraverso le pagine scritte, non perde di vivacità, umanità e perspicacia. I romanzi non sono blocchi di pietra da venerare come idoli, bensì specchi magici in cui riflettersi ma anche in cui cadere. La letteratura si relaziona sempre alla realtà ma non viene mai appiattita e ridotta a essa. Una delle lezioni della Nafisi è appunto quella di “non sminuire mai in nessuna circostanza un’opera letteraria cercando di trasformarla in una copia della vita reale; ciò che cerchiamo non è la realtà ma un’epifania della verità”.

Più riuscite le parti di divulgazione letteraria in cui la Nafisi sviscera con una retorica incandescente il valore di scrittori come Henry James, Fitzgerald e Bellow. Meno sostenuto invece il ritmo narrativo che risulta abbastanza incostante, complice il fatto che si copra un arco temporale davvero ampio e non ordinato cronologicamente quindi spesso si genera confusione rispetto al contesto e alcuni personaggi diventano comparse sfuggenti. Il dato più significativo è, però, questo: Azar Nafisi vi farà venire una gran voglia di leggere e di imparare.

L’AUTRICE – Qui gli articoli di Ilenia Zodiaco per ilLibraio.it