Quella per “Revenant” è la sesta nomination all’Oscar come miglior attore protagonista a Leonardo DiCaprio. Che sia la volta buona? Nel frattempo, ecco i sei libri di separazione tra Richard Burton, un altro grande attore che ha avuto sei nomination come protagonista (e non ha mai vinto), e DiCaprio… Torna la rubrica #6libridiseparazione, a cura di Cristina Prasso, che applica la teoria dei 6 gradi di separazione al mondo della letteratura e del cinema. Con risultati sorprendenti…

Quella per Revenant – Redivivo (Iñárritu, 2015) è la sesta nomination all’Oscar come miglior attore protagonista per Leonardo DiCaprio. Che sia la volta buona? Nel frattempo (l’appuntamento è per il 28 febbraio a Los Angeles), ecco i sei libri di separazione tra Richard Burton, un altro grande attore che ha avuto sei nomination come protagonista (e non ha mai vinto), e Leonardo DiCaprio…


Richard Burton

-Tra il 1959 e il 1960, la CBS manda in onda la serie Buick-Electra Playhouse: si tratta di quattro riduzioni televisive di altrettanti testi di Ernest Hemingway: tre racconti – I killer, Le nevi del Kilimangiaro, Il giocatore, la monaca e la radio – e l’unica commedia da lui scritta, La quinta colonna. Quest’ultima va in onda il 29 gennaio 1960, è diretta da John Frankenheimer e ha come protagonista Richard Burton.

-Tra gli innumerevoli autori che si sono ispirati a Hemingway, uno solo si è autodefinito «presidente nazionale dell’Hemingway Fan Club»: J.D. Salinger. I due s’incontrano a Parigi, all’Hotel Ritz, nel 1944. A voler rimanere nella Storia, Salinger consegna a Hemingway (che apprezza) il suo racconto Last Day of the Last Furlough (in cui si accenna a un certo Holden Caulfield); a voler dar retta alla leggenda, invece, tale è l’entusiasmo per il talento di Salinger che Hemingway prende la sua Luger e spara contro un pollo, staccandogli la testa.

-Il numero di Harper’s Magazine che esce nell’aprile 1949 contiene il racconto di J.D Salinger Giù al dinghy, che il New Yorker aveva respinto (verrà incluso nella raccolta Nove racconti, uscita negli Stati Uniti nel 1953 e in Italia nel 1962). Nello stesso numero, appare il saggio Death and the Baroque di Aldous Huxley, sull’evoluzione della scultura funeraria in epoca barocca.

-Il 21 ottobre 1949, Aldous Huxley scrive a George Orwell, ringraziandolo di avergli mandato una copia di 1984, mettendo in relazione il romanzo di Orwell col proprio Il mondo nuovo, uscito nel 1932, e aggiungendo una cupa profezia: «Credo che, entro la prossima generazione, i leader mondiali scopriranno come il condizionamento psicologico dei bambini e la narco-ipnosi siano strumenti di governo più efficaci delle associazioni e del carcere, e come la loro brama di potere possa essere soddisfatta non solo riducendo gli individui all’obbedienza a suon di frustate e di calci, ma anche suggestionandoli al punto che essi si convincano di amare la loro condizione servile.»

-Benché George Orwell non sia mai direttamente finito nel mirino dell’FBI, il Bureau ha su di lui un dossier di 79 pagine, in cui si trovano la corrispondenza tra l’editore americano di Orwell e il fondatore dell’FBI, J. Edgar Hoover (il quale rifiutò di «sponsorizzare» 1984), due analisi del libro (una americana in cui si sostiene che 1984 è una satira dell’URSS e una russa in cui si sostiene che il libro è una satira della società americana) e alcuni documenti sul coinvolgimento della CIA nella realizzazione del film a disegni animati tratto dalla Fattoria degli animali (Batchelor e Halas, 1954).

-Leonardo DiCaprio è stato il protagonista di Edgar (Eastwood, 2011), il più recente degli oltre venti film in cui appare il personaggio di J. Edgar Hoover. Sebbene non sia basato su un unico libro, lo sceneggiatore Dustin Lance Black si è affidato per la sua ricostruzione anche alla monumentale biografia J. Edgard Hoover. La vita e i segreti del primo capo dell’FBI di Curt Gentry e al controverso La vita segreta di J. Edgar Hoover di Anthony Summers. In più, non bisogna dimenticare gli stretti «legami» che Hoover aveva col mondo letterario, come dimostra questo (parziale) elenco degli autori sorvegliati, con il numero (approssimativo) di pagine dei loro dossier: Pearl S. Buck (premio Nobel 1938; 400 pagine), Truman Capote («sostenitore della rivoluzione cubana»; 200 pagine), Lillian Hellman («simpatizzante comunista»; 307 pagine), Ernest Hemingway («sinistrorso» 124 pagine), Thomas Mann (forse 207 pagine, forse più di mille), Arthur Miller (654 pagine), Dorothy Parker («simpatizzante comunista»; 1000 pagine), John Steinbeck (120 pagine).

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