Osvaldo Soriano (Mar del Plata, 6 gennaio 1943 – Buenos Aires, 29 gennaio 1997), autore di “Triste, solitario y final”, scrive “L’ora senz’ombra”, condensando tutta la sua scrittura, i suoi universi e la sua ironia, in uno spettacolare e coloratissimo romanzo di viaggio

Una Ford Torino sparata verso l’infinito, un computer, un libro da scrivere — Guida alle passioni argentine — e un viaggio davanti a sé. Inizia così questo roadbook d’autore: per protagonista uno scrittore incalzato da un editore a scrivere un libro di cui non riesce a immaginare nemmeno la forma.

Lo scrittore ha come “un moscone in testa”, un insopportabile acufene basso, ronzante, che riesce a scacciare solo con rumori ben più forti. Per questo gira sempre con una pistola e, ogni tanto, nei momenti in cui il rumore diviene insopportabile, spara.

Come se non bastasse, il protagonista ha un padre, ricoverato in fin di vita in una clinica, che, non si sa come (né tantomeno perché, che domande) ha rubato dei vestiti di pelle di un altro degente, e così, vestito da rocker, è fuggito.

Ma dove?

L’ora senz’ombra di Osvaldo Soriano libri da leggere 2022

Scoprirlo sarà uno degli obbiettivi del protagonista, solo che nel frattempo dovrà anche scrivere il libro e, di tanto in tanto, mettere a tacere quel mormorio che ha nelle orecchie e che gli impedisce di pensare e, quindi, di scrivere.

Prova a farlo ovunque: sui taccuini, su fogli volanti, sul pc, ma man mano che progredisce quello che si forma davanti ai suoi occhi non sembra in nessun modo il libro che gli hanno commissionato.

Mentre cerca, e viaggia sulla sua Ford Torino, lo scrittore racconta la storia di sua madre, Laura, una modella, un’attrice, diventata famosa per la pubblicità della Palmolive. Una donna intelligente, alla costante ricerca di qualcosa, della fama, dell’amore forse, e molto poco presente nel suo passato. Laura si innamora di Ernesto, il padre, che le promette una città fatta di vetro — l’ha costruita veramente, su commissione di Pèron, ma ecco, non basta.

C’è dell’assurdo in questa storia che è un viaggio, una corsa a ostacoli, una continua sfida contro ciò in cui si crede. Ricorda l’Odissea, è vero, ma con tutta l’assurdità di un‘Odissea riscritta dai Fratelli Coen.

Ma soprattutto c’è Osvaldo Soriano in L’ora senz’ombra, l’ultimo romanzo del grande scrittore argentino, pubblicato solo un paio d’anni prima della sua morte, nel 1995, e ora ripubblicato dalla casa editrice Sur con la traduzione di Glauco Felici.

Ritroviamo le sue trame a matrioska — una storia dentro l’altra, che sembra che una sia finita, e invece ce n’è sempre una più piccola. Il suo umorismo e l’ironia, i suoi personaggi paradossali, la sua passione per il giallo e il noir, la sua Argentina dalla quale era stato esiliato, e il tema della paternità, a lui così caro. L’ora senz’ombra è un compendio del Soriano romanziere, l’addio di uno scrittore maturo.

E in men che non si dica questo romanzo tutto matto, pieno di personaggi strambi, considerazioni strambe e avvenimenti strambi, diventa un ritratto dell’Argentina dell’epoca e, senza che il nostro protagonista scrittore se ne accorga, diviene a tutti gli effetti quella Guida alle passioni argentine che il suo editor voleva che scrivesse a qualunque costo.

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