Mai pienamente compreso dai suoi contemporanei, H. P. Lovecraft è un autore complesso, che ha sempre focalizzato il suo lavoro sulla ricerca e comprensione delle contraddizioni dell’animo umano. Marco Peano, scrittore ed editor Einaudi, ha curato parte del suo sterminato carteggio nella raccolta “L’età adulta è l’inferno”, che mostra un lato del “solitario di Providence” che molti non si aspettano… – Su ilLibraio.it l’intervista al curatore

Antisemita, misogino, xenofobo, omofobo, ma ha sposato un’ebrea ucraina, tra l’altro vedova e più vecchia di lui di sette anni. Asociale e tetro per antonomasia – è definito ‘il solitario di Providence’ -, gestiva una rete di carteggi con amici di penna di tutto il mondo – e che reti, dato che il suo epistolario contiene centomila lettere (e non è un’iperbole). Parliamo di Howard Phillips Lovecraft (per gli amici H.P. Lovecraft), uno degli autori più importanti del Novecento statunitense,che ha lasciato la sua terra natia (e di morte) solo per sposare Sonia Greene, nel marzo del 1924, a New York.

Mai pienamente compreso e apprezzato dai suoi contemporanei, associato principalmente alla letteratura horror – non senza riferimenti alla fantascienza -, in realtà ha sempre mirato il suo lavoro alla ricerca e alla comprensione di tutte quelle sfaccettature che costituiscono le contraddizioni dell’animo umano.

Un personaggio complesso, che ha subito grossi traumi in età infantile – la morte del padre e il conseguente atteggiamento iperprotettivo ai limiti del maniacale della madre – e che grazie al nonno si era avvicinato molto presto a temi quali l’astronomia, l’epica, la fisica, e che gli avevano provocato incubi che diventarono in breve tempo racconti.

Marco Peano (nella foto di Rino Bianchi), scrittore (L’invenzione della madre, minimum fax) ed editor della narrativa italiana Einaudi, propone uno sguardo alternativo attraverso le lettere che Lovecraft spediva ai suoi destinatari. Dopo un lavoro di indagine, cernita e scelta, Peano ha raccolto ne L’età adulta è l’inferno (L’Orma editore) alcuni dei brani che possono meglio definire la personalità di un autore troppo facilmente vittima di stereotipi di genere. Un uomo che si firmava con scherzosi nomi quali “Theobaldus Fantasticus“, Lothario Honeycomb XIII Conte di Stonybroke, o che finiva il carteggio con espressioni quali “nonnescamente tuo”.
IlLibraio.it ha intervistato il curatore.

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Peano, com’è nata l’idea della raccolta?
“Insieme all’editore. Chiacchierando con Marco Federici Solari dell’Orma – e dichiarandogli la mia passione per la loro collana «I Pacchetti» – è venuto fuori il nome di Lovecraft, un autore che ho scoperto quando avevo quindici anni e che non ho mai smesso di leggere. Ho vinto l’imbarazzo e ho detto a Marco che mi sarebbe piaciuto cimentarmi in questa impresa: lui e la sua squadra hanno accettato con entusiasmo”.

Perché, per un autore come Lovecraft, è necessario pubblicare parte dei suoi carteggi? Perché se ne sente più il bisogno rispetto ad altri autori?
“Le lettere di uno scrittore dicono molto non solo della sua biografia, ma spesso gettano una luce inedita sull’intera opera. In questo caso, mi sono divertito nell’indagare una vicenda poco conosciuta: far parlare d’amore il grande maestro dell’orrore era una bella scommessa. Non so se la necessità rispetto ad altri autori sia davvero più urgente, però so che il suo sterminato epistolario rappresenta – sembra paradossale, eppure è così – la parte più ampia della sua produzione”.

Lovecraft non ha mai nascosto il suo “disgusto particolare per il mondo moderno”, nella percezione di trovarsi fuori posto, nel secolo sbagliato. Secondo lei, che tipo di autore sarebbe stato, nel tempo dei social network?
“Un autore superappartato, assediato dai fan: me lo immagino impegnato a depistare giornalisti e ammiratori, profondamente turbato dalla notorietà. Ma non ho dubbi che sarebbe stato anche una celebrità della rete: la sua generosità lo avrebbe spinto ad accettare qualsiasi richiesta d’amicizia sui social network, dove avrebbe risposto a ogni domanda. A patto di non allontanarsi troppo da Providence”.

Marco Peano

La sua selezione non contiene lettere per la moglie, Sonia Greene. Come mai?
“Perché, dopo il divorzio, Sonia bruciò tutta la corrispondenza inviatale dal suo adorato Howard. Ma alla fine del libriccino c’è una sorpresa…”

Per un lettore che vorrebbe approcciarsi all’autore, da quale libro consiglia di partire e perché?
“Una manciata di racconti – fra i più celebri – scritti nell’arco di tempo in cui conobbe, frequentò e si lasciò con Sonia: Il richiamo di Cthulhu, L’orrore di Dunwich, Colui che sussurrava nelle tenebre. Mi paiono rappresentativi della sua poetica”.

Un’ultima domanda: sono passati ormai tre anni da L’invenzione della madre, suo esordio. Ha in cantiere un nuovo romanzo?
“Il cantiere, a dire la verità, non è ancora aperto. Ma i lavori dovrebbero iniziare a breve”.

 

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