Nat Gildi nasce a Roma nel 1998 ed è una persona non-binaria. Il suo nuovo romanzo, “Meno cazzate”, racconta anni pieni di furia e di fuoco, tra uomini amati e uomini odiati, esperienze di BDSM e bisessualità, fluidità assoluta e voglia di non essere etichettata – Su ilLibraio.it il racconto “Gli anni passano”

GLI ANNI PASSANO

di Nat Gildi

Dopo sei anni, rivedere Leon: ti sentivi al sicuro quando è successo. Non pensavi a lui, non pensavi a quello che ti ha fatto, era passato così tanto tempo che ormai era poco più che un ombra del tuo passato. E poi una sera qualunque voltarti ridendo e sopra le teste delle persone incrociare il suo sguardo, ed è un attimo che basta per trafiggerti e inchiodarti sul posto, senza poter scappare, senza poter parlare.

Rivedere Leon e prima che succedesse pensavi: dopo tutto questo tempo non può più farmi del male.

Ma anche se gli anni passano certe cose ti restano appiccicate addosso e tu lo sai, lo sai benissimo, ci sono persone i cui denti sono ancora affondati saldamente nella tua carne. Anche se gli anni sono passati, anche se tu, adesso, pensi di stare bene.

Rivedere Leon dopo sei anni e quando, due settimane fa, rivedere Leon dopo sei anni che la sua brutta faccia e i suoi occhi azzurri e la sua barba bianca erano incatenati indissolubilmente alla materia dei tuoi incubi, ma anche dopo sei anni in cui quella faccia, quegli occhi, quella barba non sono mai tornati a popolare i tuoi giorni, rivedere Leon e sopravvivere per raccontarlo, con la paura lancinante che ti si aggrappava con gli artigli allo stomaco e paura di cosa, poi, paura di cosa, sono passati sei anni, non sei più fragile e giovane e inerme come sei anni fa, anche se lui è sempre brutto e vecchio com’era allora. Rivedere Leon dopo sei anni e dopo quel primo attimo tremendo mantenere la calma nonostante l’ansia e il dolore incastrati sotto la lingua, mantenere la calma e andartene, andartene, nel buio, aggrappata a una mano come a un’ancora. Grazie grazie mano amica, grazie.

Rivedere Leon e il giorno dopo piangere accucciata sul pavimento freddo del bagno come se non fosse passato neanche un secondo, come se lui fosse ancora fuori dalla tua porta, attaccato al citofono, come se lui ti stesse scrivendo esci dai esci e parliamo, come se ti stesse scrivendo lo so che mi hai tradito sei solo una puttana.

Rivedere Leon e poi reimparare a fare l’amore – possiamo dirlo? reimparare a scopare – e dimenticare la sua brutta faccia e i suoi occhi azzurri che ti premono dietro le palpebre chiuse tra le braccia di uno che non lo sa, non lo sa, non lo sa com’è vivere con questo fardello nella pancia che non se ne va. Esitante, riprovare ad abbandonarti.

E, forse, fidarti.

Gli anni passano: ti svegli un giorno tra quelle stesse braccia, con quella stessa mano che nel buio ti ha sorretto, e improvvisamente ecco, di anni ne sono passati tre, tre anni non da Leon ma dall’Alchimista, dalla mattina in cui ti sei alzata dopo una notte insonne, la notte peggiore che tu abbia mai passato.

La notte del Dramma.

La tua vita, alla fine, non è finita quella notte. Non è finita dopo gli alberi di via Germanico e la pelliccia rosa macchiata di sangue e le chiavi lanciate sul bancone del pub e le urla, tutte quelle urla. Dopo i vetri della bottiglia di Kraken nascosti nello zaino.

La tua vita non è finita dopo l’Alchimista, dopo i suoi capelli lunghi sotto le tue mani, dopo tutti i suoi sì e i suoi forse e i suoi no, dopo le bottiglie di Fernet che compravi solo per lui, dopo la relazione che hai chiuso per lui, dopo la cazzata più grande di tutte, che hai fatto, sì, l’hai fatta per lui. Dopo gli sguardi che ti lanciava oltre il bancone, dopo gli sguardi che gli lanciavi fuori sul marciapiede nel freddo delle tre di mattina.

La tua vita non è finita dopo l’Alchimista, e anche se lui la pillola dell’amore non l’ha mai inventata – che gli sarebbe bastato prenderla e passare qualche ora con te ed ecco, anche lui ti avrebbe amato come tu lo amavi – anche se lui la pillola dell’amore non l’ha mai inventata e dopo quella notte tremenda non lo hai più visto, dopo la sua cintura intorno al tuo collo, dopo le tue dita che sfiorano i peli del suo petto, anche se non lo hai più visto, anche perché non lo hai più visto, ti senti oggi di poter lentamente ricominciare ad amare, di poter cautamente reimparare ad amare. Un passo alla volta.

E, forse, un fiore giallo.

meno cazzate nat gildi

IL LIBRONat Gildi nasce a Roma nel 1998 ed è una persona non-binaria. Scrive da sempre, e ha pubblicato racconti e poesie in varie raccolte. Il suo primo romanzo è La moglie del gigante (Augh! Edizioni). Studia lingue e culture straniere all’Università degli Studi di Roma Tre e sogna di insegnare inglese al liceo.

Il suo nuovo romanzo, Meno cazzate (Giulio Perrone editore) è una storia di tentativi spregiudicati, ma anche profondamente fragili, di farsi amare. Un flashback dopo l’altro, scopriamo la vita di una ragazza schietta e imprevedibile, che cerca di non restare sola accerchiandosi di altri corpi, uscendo da un letto per entrare in un altro, facendo esperienze estreme e mettendo in pratica desideri che molte sue coetanee non si concedono neanche di dire ad alta voce. Sono per lei anni pieni di furia e di fuoco tra uomini amati e uomini odiati, esperienze di BDSM e bisessualità, fluidità assoluta e voglia di non essere etichettata. La sua libertà però non piace al mondo e il tempo le porterà segni indelebili e traumi impossibili da dimenticare, scatenando la sua rabbia tra un boccale di birra e una pelliccia rosa.

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