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“Nel contagio”: il diario di Paolo Giordano

paolo giordano nel contagio

Getty Images 27-03-2020

In questi giorni è difficile parlare, scrivere, raccontare qualcosa che non sia legato alla situazione complessa che stiamo vivendo. L’epidemia legata al Sars–Cov-2 (che siamo abituati a chiamare, un po’ imprecisamente, coronavirus), si è imposta, infatti, in ogni aspetto della nostra vita. Come scrive Paolo Giordano in Nel contagio (Einaudi) “Sars-Cov-2 è il primo virus nuovo a manifestarsi così velocemente su scala globale”.

Giordano, fisico e scrittore che, con il romanzo La solitudine dei numeri primi (Mondadori) ha vinto il Premio Strega 2008 e il Premio Campiello opera prima, ha voluto raccontare in questo breve libro (da oggi disponibile in ebook e audiolibro, che si può trovare in cartaceo insieme al Corriere della sera) le sue riflessioni in tempo quasi reale.

Le riflessioni di Giordano da una parte assomigliano a quelle di tutti, e al contempo se ne diversificano. La successione dei brevi capitoli ripercorre infatti i cambiamenti repentini vissuti da tutti nelle scorse settimane (ansie, paure, momenti alterni di dubbio e sicurezza), ma sono viste con l’occhio di coloro che, grazie ai propri studi, vivono numeri e statistiche con le idee più chiare, e per questo si trovano meno in balìa delle incertezze mediatiche.

Per Giordano, che ha un dottorato in fisica teorica, “la matematica non è solo un passatempo per nerd, bensì lo strumento indispensabile per capire quanto sta accadendo e scrollarsi di dosso le suggestioni”. Per questo nel suo raccontare cosa ci succede, da un punto di vista umano e relazionale, troviamo anche dei perché: Giordano, per esempio, spiega come spesso ci aspettiamo un andamento lineare dagli avvenimenti naturali, mentre essi molte volte dimostrano un andamento logaritmico o esponenziale: “è questa distorsione di cosa è normale a generare la paura” scrive; e ancora, rifacendosi alla teoria dei giochi per spiegare perché è meglio che stiano a casa anche soggetti meno esposti a rischio, aggiunge: “la decisione migliore è quella che considera il mio tornaconto e contemporaneamente quello di tutti gli altri”.

Nel contagio però non è un libro divulgativo sulla scienza che riguarda Covid-19 (nome con cui si indica la malattia che si contrae a causa del Sars–Cov-19) e non si propone di esserlo. È piuttosto un diario fatto per essere condiviso, in cui mettere da parte ciò che stiamo vivendo per non smarrire i dettagli (“Non voglio perdere ciò che l’epidemia ci sta svelando di noi stessi. Superata la paura, ogni consapevolezza volatile svanirà in un istante – succede sempre così con le malattie”) e in cui mettere a disposizione degli altri i propri timori (facendo sentire chi li condivide meno solo), ma anche le proprie conoscenze.

Insieme a queste conoscenze, Giordano condivide con il lettore la propria fiducia negli strumenti che possediamo, espressa anche dalla decisione dello scrittore di destinare i proventi delle royalties alla creazione di due borse di studio presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste: una borsa di studi riguarderà l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati applicate all’epidemiologia; l’altra sarà pensata per data journalist italiani che si occupino di un’indagine sull’epidemia di Covid-19 nel nostro paese.

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Proprio grazie a questa fiducia, le parole dello scrittore risultano calme, anche quando il loro contenuto non può che non essere incoraggiante. In un contesto di toni urlati, punti esclamativi, notizie false e allarmismi frequenti, le sue riflessioni esprimono lucidità e trasmettono l’idea che l’autore si sia preso il tempo per posare le parole nel modo giusto una a una, con pacatezza e rispetto del futuro lettore.

Nelle ultime pagine, infine, si trova un invito: “Fare un uso migliore di questo tempo, impiegarlo per pensare ciò che la normalità c’impedisce di pensare: come siamo arrivati qui, come vorremo riprendere. Contare i giorni. Acquistare un cuore saggio. Non permettere che tutta questa sofferenza trascorra invano”.

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