Dopo il bestseller “Il treno dei bambini” (Premio Wondy di letteratura resiliente 2021), Viola Ardone torna con “Oliva Danaro”, una storia intima e bruciante che insiste sui temi della violenza subita dalle donne, dell’onnipotenza presunta degli uomini, della paura di denunciare e dell’impegno che un’intera comunità deve caricarsi per fronteggiare le ingiustizie – L’approfondimento

Un nome e un cognome: Oliva Denaro. Occhi come foglioline, labbra a cuore e sopracciglia folte. È bella, e ancora non lo sa. Una bambina alla fine dell’infanzia, poco prima dell’arrivo del “marchese“. Non lo preferirebbe, Oliva, il sangue. Vorrebbe restare per sempre piccola, perché lo sa che “le donne sono come le brocche: chi le rompe, se le piglia”. O, almeno, così dice sua madre. Ma non si può evitare. E così, appena diventa “signorina”, Oliva sta come sotto una tettoia durante un temporale: “Non mi allontano per non bagnarmi”. Cerca di non macchiarsi, di non farsi notare, di comportarsi come si deve.

Contro la paura e contro le difficoltà ha un antidoto: correre forte e salmodiare in latino. Leggere, studiare e fare la brava.

La sua è una vita antica, semplice, contadina, scandita da leggi patriarcali e dal pudore dall’educazione cattolica – il rosario sgranato, i misteri dolorosi, Cristo pietà.

Una vita come tante, simile a quella di tutte le bambine e le ragazze e le donne del piccolo paesino di Martorana, una vita che, però, viene resa speciale dalle parole. A Oliva Denaro piacciono molto le parole, specialmente quelle più difficili, quelle che nessuno conosce. Perché la parola, come la cultura, “salva e porta lontano”.

oliva denaro

Eppure non basta questo a tenerla al sicuro, a evitare che succeda l’irreparabile – “le donne sono come le brocche” -, a  comprometterla, facendola finire in mille pezzi. Non basta perché niente basterebbe a scardinare un sistema maschilista, in cui le donne, anche quando sono vittime, vengono considerate complici, consenzienti, colpevoli.

Oliva Danaro, il nuovo romanzo di Viola Ardone pubblicato da Einaudi Stile Libero, è proprio su questo che insiste: sulla violenza subita dalle donne, sull’onnipotenza presunta degli uomini, sulla paura di denunciare, sull’impegno che un’intera comunità deve caricarsi per fronteggiare le ingiustizie. Temi che si inseriscono perfettamente nei discorsi attuali, ma che risaltano con maggior forza attraverso una trama ambientata negli anni ’60, che non sembra rappresentare una realtà così distante rispetto a quella attuale.

Dopo il bestseller Il treno dei bambini (sempre per Einaudi Stile Libero, con il quale la scrittrice napoletana ha vinto la quarta edizione del Premio Wondy di letteratura resiliente, il riconoscimento letterario nato nel 2018 in memoria della giornalista Francesca Del Rosso), Ardone torna con una storia intima e bruciante, che pare riprendere in parte la vicenda di Franca Viola, la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore dopo uno stupro. Anche se, come ha raccontato la stessa autrice in un’intervista a Repubblica: “In realtà ho voluto dare voce alle donne che ancora prima di Franca Viola, tra la Sicilia e la Calabria, ebbero il coraggio di rifiutare quella pratica”.

viola ardone il treno dei bambini

Niente da qui in avanti potrà più toccarmi e, quello che ho perso, l’ho perso per sempre: correre a scattafiato con gli zoccoletti ai piedi, immaginare i nomi delle nuvole, girarmi nella mente i termini latini, raffigurare a carboncino le divinità del cinema, indovinare l’amore nei petali di un fiore”.

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In questo drammatico arco di crescita, di consapevolezza, di cambiamento, in questo arco che è personale e politico, civile e collettivo, la voce narrante di Oliva si trasforma: diventa più piena e matura, meno ingenua di quella che conosciamo nelle prime pagine, capace di farsi cassa di risonanza anche di chi le sta attorno. Ed è questo alla fine che resta: il bisogno di vedere e di essere visti, di sentirsi riconosciuti attraverso lo sguardo degli altri. Di fare, insieme, la differenza. È solo in questo che può esserci una possibilità di riscatto.

“Sono ancora io la piccinna che corre a scattafiato senza guardarsi indietro, che conosce la forma segreta delle nuvole e che cerca risposte nei petali delle margherite”.

In questa storia d’altri tempi c’è tanto di noi. Tanta vita, tanta verità. E quel titolo, Oliva Denaro, – che è anagramma del nome dell’autrice, Viola Ardone – ne sembra essere l’ultima conferma.

 

L’AUTRICE – Jolanda Di Virgilio lavora nella redazione de ilLibraio.it. È co-autrice, con Sara Canfailla, del romanzo d’esordio Non è questo che sognavo da bambina (Garzanti, in libreria il 26 agosto).
Al centro del libro, ambientato in un’agenzia di comunicazione milanese (e in cui la città, i suoi locali, i suoi quartieri sono co-protagonisti), si racconta cosa significa diventare adulti oggi: le relazioni finite prima di cominciare, il senso di impotenza di fronte a un sistema lavorativo precario e ingiusto, la frustrazione di vivere in una città difficile, dove dicono che ci sia posto per tutti dimenticandosi di dire che, in quel posto, ci si sente molto soli.

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