Torna in libreria “La ricetta del cuore in subbuglio” e per l’occasione Viola Ardone (già autrice del bestseller “Il treno dei bambini”) su ilLibraio.it riflette sul rapporto tra scrittura, ricordi e memoria. Citando classici come “Il Gattopardo”, “Il nome della Rosa” e “Sostiene Pereira”, oltre a romanzi contemporanei

Memoria e ricordo non sono sinonimi. Il ricordo è una istantanea sottratta allo sfilacciarsi del tempo, consegnata a un album personalissimo e discrezionale, e pertanto soggetta a sbiadire o a modificarsi in quanto sottoposta all’arbitrio della soggettività.

La memoria, invece, è la stratificazione di un passato comune, un insieme di ricordi che sommandosi si confortano a vicenda nel riscontro reciproco. La memoria ha una permanenza più forte del ricordo, proprio perché attraversa il setaccio della condivisione.

Ripercorrere la memoria tramite i propri ricordi, o spigolando tra le pieghe degli eventi della Storia alla ricerca delle vicende minime e quotidiane, significa scavare piccoli tesori di esperienza e mettere in connessione quello che è con quello che è stato. E la scrittura è il luogo privilegiato che permette di trattenere su carta il ripido fluire dei giorni e di sfuggire alla sensazione di abitare un “eterno presente”, un perpetuo oggi in cui le emergenze, la rabbia, l’indignazione durano solo un giorno.

Se tutto sembra essere governato dalla “casualità”, riannodare i fili della memoria permette di ritornare alla logica della “causalità”: ciò che sono oggi è il risultato delle premesse di ieri e, allo stesso tempo, il presupposto di ciò che sarò domani. E questo vale sia per i destini individuali che per quelli collettivi: per le storie personali e per la Storia degli uomini.

Può interessarti anche

Quando l’ordito del presente si sfilaccia, è necessario rinforzare la trama, insomma. E il passato è una trama già scritta, ma con tante zone ancora da illuminare. Parlare di sé attraverso i propri ricordi o rievocare una storia attraverso la Storia sono modi per contribuire alla costruzione di una sorta di autobiografia personale e collettiva. A patto però che i protagonisti, anche se frutto di immaginazione, siano più veri del vero, che il contesto storico (passato prossimo o remoto che sia) non somigli a una scenografia bidimensionale sulla quale proiettare una rappresentazione che potrebbe svolgersi ovunque e in qualsiasi momento, ma una struttura a tre dimensioni, una delle quali sia appunto il tempo, in cui chi legge possa aggirarsi al fianco dei personaggi.

La lingua inglese distingue tra novel e romance, tra romanzo letterario e di intrattenimento. Non è un giudizio di valore, ma una utile classificazione per orientare il pubblico nella sua scelta. Perché la lettura è una forma di godimento. Ma il piacere procurato dal Gattopardo di Tomasi di Lampedusa è diverso da quello che si ricava leggendo una saga di ambientazione risorgimentale con risvolti sentimentali. Chi si immerge negli scriptoria medievali raccontati da Eco ne Il nome della rosa troverà una soddisfazione differente da chi affronta le migliaia di pagine di una epopea sui templari alle prese con misteri esoterici.

Da un lato il gusto della scoperta e il “turbamento” della comprensione. Dall’altro quello della ripetizione dell’uguale, la confortevole sensazione di aggirarsi in un universo già noto e familiare. Andare a pesca in mare aperto e fare il bagno nella vasca. Due tipi di appagamento che possono coesistere anche nello stesso lettore. E non è detto che il romance di argomento storico debba necessariamente avere un pubblico più folto del romanzo storico.

Tanti si sono appassionati alla dittatura di Salazar rievocata in Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi; alla riforma protestante e alla controriforma in Q, del collettivo bolognese Luther Blissett; alla giovane Rosa Sauer reclutata per mangiare il cibo destinato al Führer ne Le assaggiatrici di Rosella Postorino; alla nascita e all’evoluzione del fascismo nel documentatissimo M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, premio Strega 2019, e al suo più recente seguito.

Voci, stili e linguaggi che condividono un’idea di letteratura come interpretazione del mondo e non come sua descrizione. Non il pacifico intrattenimento di chi visita un Paese osservandolo dal finestrino, ma una esplorazione speleologica che permetta di attraversare il cuore di un’epoca per arrivare a comprendere meglio il proprio. Luigi Meneghello, nella prefazione ai Piccoli maestri, ambientato all’epoca della lotta partigiana, afferma che “scrivere è una funzione del capire”. Lo scrittore può testimoniare la sua storia o quella di chi non ha potuto farlo perché non ne è stato capace, perché gli è stato impedito o perché è rimasto paralizzato dalla vergogna, e farne patrimonio comune.

Ed è proprio questo che fa la scrittura: setaccia ricordi per farne memoria.

La ricetta dei cuori in subbuglio

L’AUTRICE E IL LIBRO – Nata a Napoli nel 1974, Viola Ardone dopo la laurea in Lettere ha lavorato per diversi anni nel campo dell’editoria ed è autrice di varie pubblicazioni. Attualmente insegna italiano e latino nei licei, ed è autrice del romanzo-bestseller Il treno dei bambini (Einaudi Stile Libero).

Salani riporta ora in libreria La ricetta del cuore in subbuglio (Salani, collana Le Stanze), in cui la scrittrice racconta la storia di Dafne, un architetto che vive a Milano, sicura di sé e indipendente, che cerca una cura nelle leggi e nei simboli della matematica, provando a calcolare gli algoritmi delle emozioni.

La sua infanzia, però, è rimasta nascosta da qualche parte. Dafne non ha ricordi. Qualcosa si è incastrato in lei. Decide di andare da un’analista, che le suggerisce di voltarsi indietro per tornare a cercare quella bambina che da qualche parte si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce. Così, attraverso il filo dei ricordi, la Dafne adulta ritrova la Dafne bambina, la sua città, Napoli, e la sua famiglia. Sarà proprio laggiù, in un’infanzia che ha i colori, i sapori e i suoni del Sud, che la protagonista scopre una ricetta, semplice ed efficace come quelle imparate dalle nonne sedute in cucina nei loro grembiuli conditi di odori e sapori. Una ricetta per guarire dall’inadeguatezza, per ascoltarsi, capirsi, affrontarsi e, ogni tanto, anche perdonarsi.

Abbiamo parlato di...