“L’intreccio tra la sua storia personale, la morte di sua madre, suicida, e quella del luogo in cui vive, la Palestina, dagli anni Trenta del Novecento in poi, è delicato e fresco, intenso eppure leggero…”. Torna la rubrica #lettureindimenticabili, questa volta con la scrittrice di origine palestinese Widad Tamimi. Il romanzo che ha scelto è “Una storia di amore e di tenebra” di Amos Oz, ambientato nella Palestina degli anni Trenta, paese natale del padre dell’autrice che, però, fu costretto a lasciarlo in seguito all’invasione israeliana…

Ci sono libri che hanno un tempo e uno spazio nella vita di una persona e libri che, invece, rimangono per sempre. Ero all’università quando lessi Una storia di amore e di tenebra di Amos Oz, e sono state innumerevoli le volte in cui l’ho sfogliato di nuovo, letto, sottolineato.
L’intreccio tra la sua storia personale, la morte di sua madre, suicida, e quella del luogo in cui vive, la Palestina dagli anni Trenta in poi, è delicato e fresco, intenso eppure leggero.

Il percorso personale non mette mai in secondo piano gli eventi storici. Amos Oz segue la complessa, ma affascinante interazione tra arabi, ebrei ed inglesi. Delinea il perimetro di quello che saranno le relazioni tra palestinesi e israeliani nei decenni successivi, con occhi attenti e non giudicanti. Anche al lettore inesperto vengono date le chiavi di accesso ad un mondo complesso, senza che la Storia si trasformi in saggio, mantenendosi sempre entro i termini del romanzo.

Amos Oz racconta la Palestina sotto il Mandato britannico, dipinge una Gerusalemme affascinante, attraverso gli occhi del bambino che fu, con una grandissima capacità empatica nei confronti del sé bambino. Con grande abilità recupera le emozioni e gli occhi curiosi dell’infanzia, a spasso per i vicoli della città vecchia. E con la stessa incredibile immedesimazione torna ai tempi difficili in famiglia, ai ricordi della madre depressa, sempre incollata ai libri, uniche parole di cui si circonda, nel silenzio del suo dolore invisibile.

Ripercorre le fasi del distacco da una madre che, dopo avergli donato la vita, la toglie a se stessa: la rabbia del bambino verso la madre, la rabbia verso se stesso per non essere stato buono a sufficienza da tenerla in vita, la compassione e la tristezza per la donna che si è tolta la vita, prima di raggiungere finalmente l’accettazione e il distacco.

Amos Oz raggiunge un elevato senso di pietà e di bontà verso se stesso e verso la madre che gli è mancata, donando a chi legge questo romanzo autobiografico le fasi di una analisi lucida, mai privata, però, della poesia che i sentimenti più profondi conservano.

È un libro di cui ho apprezzato la leggerezza, tanto cara a Calvino: quella capacità incredibile che permette di svelare le tragedie a passi danza, con pennellate di colore soavi, che mai aggrediscono, solo accompagnano.

LA RUBRICA – Letture impossibili da dimenticare, rivelatrici, appassionanti.Libri che giocano un ruolo importante nelle nostre vite, letti durante l’adolescenza, o da adulti. Romanzi, saggi, raccolte di poesie, classici, anche testi poco conosciuti, in cui ci si è imbattuti a un certo punto dell’esistenza, magari per caso. Letture che, perché no, ci hanno fatto scoprire un’autrice o un autore, di ieri o di oggi.

Ispirandoci a una rubrica estiva del Guardian, A book that changed me, rifacendosi anche al volume curato da Romano Montroni per Longanesi, I libri ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori, e dopo il successo dell’iniziativa proposta recentemente sui social da ilLibraio.it, #ilLibroPerMe, in occasione della presentazione della ricerca sul rapporto tra lettura e benessere, abbiamo pensato di proporre a scrittori, saggisti, editori, editor, traduttori, librai, bibliotecari, critici letterari, ma anche a personaggi della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte, dell’economia, della scuola, di raccontare un libro a cui sono particolarmente legati. Un’occasione per condividere con altri lettori un momento speciale.

widad tamimi

L’AUTRICE – Widad Tamimi è figlia di un profugo palestinese fuggito dall’occupazione israeliana del 1967 e di una donna di origini ebree, la cui famiglia scappò a New York durante la Seconda guerra mondiale. Widad è cresciuta in Italia. Attualmente vive a Lubiana col marito e i due figli e presta servizio nei campi di accoglienza ai profughi nell’ambito del programma Restoring Family Link della Croce Rossa Slovena. Scrive racconti per Delo, il principale quotidiano sloveno ed è da poco tornata in libreria con il romanzo Le rose del vento (Mondadori).

libro tamimi

Si dice che il punto migliore per cominciare a raccontare una storia sia l’inizio. Ed è ciò che l’autrice di questo romanzo fa: interrogare le storie dei propri avi, dai rami dell’albero scendere fino alle radici. Un impulso incontenibile, vitale: “Mi sento indecifrabile a me stessa. Mi manca la chiave. Ripercorro la storia a ritroso, in cerca di una casa che sia la mia”. Tessendo la trama delle proprie origini, Widad Tamimi ci porta nel cuore tormentato del secolo appena trascorso. E ci racconta di un padre, Khader, nato in Palestina, a Hebron, nel 1948, proprio l’anno della fondazione dello Stato di Israele. La famiglia si era trasferita a Gerusalemme in cerca di benessere, ma la guerra li ha costretti a fuggire e a tornare nella città di origine. Sono poveri, lavorano la terra, vivono in una stanza di mattoni e lamiera. Khader ha un sogno: diventare un pediatra per aiutare i bambini del suo paese. Nel 1967 c’è una nuova guerra che li rende profughi per la seconda volta. Scappano ad Amman, in Giordania. Ancora più indietro negli anni Carlo Weiss, il nonno materno, nasce a Trieste nel 1924, è ebreo e si sente fiero di essere italiano, la villa di famiglia è frequentata da scrittori, musicisti, psichiatri. Finché, nel 1938, la situazione per gli ebrei si fa insostenibile e Carlo e i suoi scappano, prima a Losanna, poi a Londra, infine negli Stati Uniti. Carlo rientra in Italia nel 1947, pochi mesi prima che la famiglia di Khader sia costretta a fuggire da Gerusalemme. Incontra una donna, se ne innamora, nascono due figlie. Anche Khader raggiunge l’Italia, per studiare Medicina. Conosce la figlia maggiore di Carlo, bella e ribelle, tra i due nasce un amore fortissimo. La prima delle loro figlie raccoglie l’eredità complessa di uomini e donne sradicati dalla propria terra, sospinti dal vento implacabile della Storia. Con coraggio, determinazione e inesausto desiderio di riparare il passato per costruire il futuro, segue il percorso di due esili incrociati, due destini che ci raccontano da dove veniamo e ci chiedono dove vogliamo andare.

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