“Vengo da un luogo che non esiste più. La Polonia comunista… non ricordo la Cracovia della mia infanzia, perché quando i miei genitori decisero di partire, io non avevo ancora quattro anni”: Paulina Spiechowicz, in libreria con il romanzo di formazione “Mentre tutto brucia”, si racconta su ilLibraio.it: “Ho scritto una storia che parla di identità, di cosa vuol dire essere stranieri, e di adolescenza”
Vengo da un luogo che non esiste più. La Polonia comunista, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla mia nascita, sembrava un mondo destinato a durare per sempre. C’era una costante carenza di tutto e un’atmosfera di desolazione; se si dovesse riassumere il comunismo in un unico concetto, sarebbe questo: un’estetica del brutto assoluto. Ogni cosa appariva vecchia e grigia, anche quando era nuova.
Ma non ricordo la Cracovia della mia infanzia, perché quando i miei genitori decisero di partire, io non avevo ancora quattro anni.
Mia madre aveva richiesto un visto e acquistato un viaggio organizzato. In genere, il regime faceva in modo che uno dei componenti non ottenesse il permesso e la famiglia fosse costretta a tornare. Ma il regime si stava indebolendo, le persone erano stanche di starsene strette, stipate in case popolari, e di dover fare la fila anche solo per un rotolo di carta igienica. Pagando una mazzetta a un impiegato, eravamo riusciti a ottenere il visto per tutti e tre.
Può interessarti anche
Ricordo invece la macchina con la quale siamo partiti, una Fiat 126 che in polacco chiamano maluch, piccino, a cui accenno nelle prime pagine del romanzo. Arrivati in Italia, avremmo dovuto fermarci al campeggio Fabulous, di fronte all’ingresso della tenuta del presidente, lungo la Cristoforo Colombo, dove avevamo prenotato il nostro pacchetto vacanza. Ma non ci arrivammo mai. Invece, ci dirigemmo in questura per presentare una richiesta di asilo politico. La polizia ci prese i documenti e disse di aspettare.
Vivemmo in macchina, poi in una tenda a Villa Borghese, insieme ad altri polacchi che, come noi, cercavano asilo. Fino a quando, un giorno, arrivarono i poliziotti che ci scortarono in un campeggio, un tempo destinato ai turisti, ma ormai trasformato in un campo profughi, nella pineta di Castel Fusano.
Scopri il nostro canale Telegram

Ogni giorno dalla redazione de ilLibraio.it notizie, interviste, storie, approfondimenti e interventi d’autore per rimanere sempre aggiornati

Il romanzo si apre e si chiude proprio con la visione di questo campo, a Ostia, dove con i miei genitori abbiamo vissuto per due anni, in un bungalow. Ma a parte queste poche immagini, le mie prime esperienze restano per lo più irraggiungibili, e hanno preso la forma di racconti, sembrano finzioni. Ho così deciso di partire da queste visioni, che si apparentano più ai sogni, per raccontare una storia che parlasse di identità, di cosa vuol dire essere stranieri, e di adolescenza. Perché, in alcuni casi, l’adolescenza si trasforma in una partita con la vita che diventa scommessa per la sopravvivenza. E non sempre è dato sopravviverle.
L’identità: un conflitto silenzioso tra sentirsi stranieri agli altri e a se stessi. Questo è uno dei temi che ho voluto esplorare mentre scrivevo. Sono cresciuta a Roma, sentendomi mai completamente italiana, e l’estate rientravo a Cracovia, dove non ero mai completamente polacca. Ogni cosa di me, dalla maglietta che indossavo alla musica che ascoltavo, dal trucco che usavo al modo in cui parlavo, sembrava parlare di un altro luogo. E soprattutto, la mia lingua: parlavo polacco con l’accento italiano, e per me quella era la lingua di chi non riusciva mai a sentirsi davvero a casa.
Può interessarti anche
Nel romanzo, Kamil e Beatrice, fratello e sorella, si trovano a dover fare i conti con il peso delle origini e l’incertezza della propria identità. Nessuno dei due riesce a sentirsi veramente polacco o italiano. Ma se per Kamil il problema delle origini diventa un’ossessione che lo spinge a cercare un’appartenenza a ogni costo nel branco di Ostia, Beatrice considera le origini come una cosa sfumata, quasi invisibile.
Secondo l’opinione comune, essere apolide e non avere una casa dove tornare è spesso visto come un evento drammatico. Si piange la patria, si soffre per la saudade portoghese, il dor romeno, quella straziante nostalgia per radici impossibili da ritrovare. Attraverso il personaggio di Beatrice, ho voluto esplorare un’altra via. Lei si sente apolide, ma in modo positivo. Non avendo legami fissi, capisce di non dover appartenere a nulla. Questa consapevolezza, il riconoscimento di una libertà totale, invece di destabilizzarla, le conferisce una forza tutta sua: quella che le permette di reinventarsi, senza il peso di dover lasciare dietro di sé qualcuno o qualcosa.
L’assenza non è più perdita ma possibilità di un altrove, e quindi di un nuovo avvenire.
Scopri la nostra pagina Linkedin

Notizie, approfondimenti, retroscena e anteprime sul mondo dell’editoria e della lettura: ogni giorno con ilLibraio.it

L’AUTRICE E IL SUO LIBRO – Paulina Spiechowicz è nata a Cracovia, in Polonia, e con i genitori, esiliati politici, ha vissuto l’esperienza della migrazione nel campo di Castel Fusano a Ostia. Ed è proprio tra Ostia e la periferia romana che ambienta il suo Mentre tutto brucia (Nutrimenti).
In questo romanzo di formazione corale, i protagonisti sono Kamil e Beatrice, due fratelli che tornano in Italia dopo un anno trascorso con il padre in Polonia. Seppur diversi, entrambi si trovano ad affrontare il periodo complesso dell’adolescenza: le nuove emozioni, i cambiamenti e il desiderio di superare le etichette che il destino sembra aver cucito loro addosso.

Paulina Spiechowicz, foto di Philippe Beheydt
Spiechowicz, che ha studiato editoria e giornalismo a Roma e ha conseguito un dottorato in Storia dell’arte a Parigi, tratta i temi dell’esilio politico e della migrazione attraverso due giovani voci: Kamil si rifugia nel branco per nascondere le proprie fragilità, Beatrice incontra il primo amore, e questo ha il volto di un ragazzo appena uscito di galera.
Dopo la pubblicazione di alcune raccolte di poesie in italiano, e di testi per il teatro in francese, Spiechowicz firma ora una storia che testimonia con quanta velocità la vita adulta può avvicinarsi…
Scopri le nostre Newsletter

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

Fotografia header: Paulina Spiechowicz, foto di Philippe Beheydt