In occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, “Cronaca di lei”, Alessandro Mari su ilLibraio.it racconta cinque indimenticabili personaggi femminili della letteratura: da Scout (“Il buio oltre la siepe” di Harper Lee) a Ida (“La storia” di Elsa Morante) passando per Lisbeth Salander (“Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson) e…

Fosca, da Fosca di Iginio Ugo Tarchetti

Fosca viene dalla seconda metà dell’Ottocento ma racchiude un grammo prezioso di umanità che, ai miei occhi, continua a mostrarsi attuale. Luminoso. Intrigante. L’opacità di Fosca coi suoi occhi neri, la sua affascinante diversità di donna lontana dagli ideali di bellezza e buona compagnia del tempo. La sua fisicità peculiare. I suoi modi della dignità. Quel suo desiderare stolido e brutale che, interpretato dai personaggi del romanzo come “la malattia personificata, l’isterismo fatto donna, un miracolo vivente del sistema nervoso”, è invece una sfida lanciata contro il mondo. Il grido di un’esclusa che dice: io voglio, la vita deve aprirsi anche a me. E alla fine, vinte resistenze e inerzie, Fosca conquista l’amore travolgendo tutto e tutti. Addirittura se stessa. Ma non il mio ricordo di lei.

Scout, da Il buio oltre la siepe di Harper Lee

“Prima di tutto,” disse, “voglio insegnarti un semplice trucco, Scout, e se lo imparerai andrai molto più d’accordo con tutti: se vuoi capire una persona, devi cercare di considerare le cose dal suo punto di vista…” “Come hai detto?…” “Se vuoi capire una persona, devi provare a metterti nei suoi panni e riflettere un poco.” È accettando di provare più spesso a mettersi nei panni altrui che Scout diventa un’eroina della letteratura novecentesca. Impertinente e sveglia, qualche vezzo da ribelle, soprattutto attenta. Sempre più attenta a ciò che le accade attorno. Desiderosa di guardare, ascoltare, registrare il mondo. Non guidata dalla boria di capirlo con facilità, ma di intenderlo con un passo avanti, verso la gente e le cose. La storia di Scout conosce lo scandalo, la distorsione della legge, la furia dell’opinione pubblica, l’avventura e persino il rischio di morire, ma questa ragazzina resta viva e si fa adulta – insieme a noi – testimoniando.

Alejandra, da Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato

“E quegli occhi profondi e irrequieti, quella bocca grande e sdegnosa, quel miscuglio di sentimenti e passioni contraddittorie che si indovinavano nei suoi tratti (di irrequietezza e fastidio, di violenza e come di indolenza, di sensualità quasi feroce e di una specie di disgusto per qualcosa di molto generale eppure profondo), tutto ciò conferiva alla sua espressione un carattere che non si faceva dimenticare.” E difatti, dopo aver letto il capolavoro di Ernesto Sabato, io Alejandra non l’ho più dimenticata. Incarnazione del mistero e di un destino tragico (una maledizione familiare, quasi), Alejandra sconvolge lo scialbo Martín e pagina dopo pagina si dimostra, in un romanzo che appare senza centro, il nucleo dove eroticità, razionalità e irrazionalità convivono facendo a cazzotti. Leggere per credere: ci sono brani da sottolineare due volte.

Ida, da La storia di Elsa Morante

È una delle magie della letteratura: leggi l’Iliade da ragazzino, non sei ancora padre né hai idea di cosa possa significare perdere un figlio, eppure quando ti trovi davanti la scena di re Priamo che, guidato da Mercurio, si fa strada nella notte fino alla tenda di Achille per reclamare il cadavere di Ettore, ti vengono i lacrimoni. Ci intuisci il tragico. Assapori amaramente un passaggio della vita altrui che non è tua, ma diventa tua. Ho subìto la medesima, potente magia leggendo La storia e scoprendo Ida. La ragazza madre che attraversa quella Roma inghiottita, squassata, rimescolata dalla Seconda Guerra Mondiale. Lei, Ida, fragile ma incrollabile fin quasi alla fine. Ida che si affanna e si dispera, che spera e sorride, lei avveduta e desiderosa, allegra e malinconica. Lei protagonista (e insieme vittima) di un’Italia rotta fin nelle viuzze dove riecheggia un’altra storia. La Storia delle donne e degli uomini che, schiacciati dalla Storia, sopravvivono. È grazie a Ida, così come ai racconti di mio nonno, che custodisco in me una qualche trama umana – delicata e dolorosa, femminile e non soltanto maschile – della Seconda Guerra Mondiale.

Lisbeth Salander, da Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson

Quel suo stagliarsi su un passato misterioso, la durezza e ciò che la durezza nasconde, i torti di cui è vittima ma che ingegnosamente ritorce contro i suoi carnefici, la volontà di vendetta e resistenza, quel talento tecnico, quell’affiorare di pochissimi sentimenti – dell’intero spettro sentimentale che certamente la abita. Insomma, Lisbeth Salander mi ha impressionato e sedotto da subito. E il fatto che sia arrivata a me insieme a un caso planetario, quasi imposto dallo tsunami di polizieschi che si è abbattuto pochi anni fa, non mi ha mai distolto dal suo fascino. Le pagine più emozionanti di Uomini che odiano le donne, per quanto mi riguarda, sono quelle in cui Lisbeth ruba la scena.

Cronaca di lei

L’AUTORE E IL SUO NUOVO ROMANZO – Alessandro Mari (1980) è narratore e traduttore, e ha firmato e condotto programmi di cultura per la televisione. Con Troppo umana speranza (Feltrinelli, 2011), suo esordio narrativo, ha vinto il Premio Viareggio-Rèpaci. Ha poi pubblicato Gli alberi hanno il tuo nome (Feltrinelli, 2013), L’anonima fine di Radice Quadrata (Bompiani, 2015), e la graphic novel Randagi (Rizzoli-Lizard, 2016).
Nel suo nuovo romanzo, Cronaca di lei (Feltrinelli), “Lei” è un’aspirante modella che si guadagna da vivere come può. Lui, Milo One Way Montero, è un pugile che conosce una sola direzione, andare avanti, e che andando avanti ha conquistato il titolo di campione del mondo. I due si incontrano, si annusano, si perdono. Quando si ritrovano, lui porta sulle spalle il peso di una bruciante sconfitta e di un’operazione all’occhio che lo ha reso più fragile; lei sembra pronta a farsi custode di quest’inedita fragilità. Parlano la stessa lingua, una lingua fatta di corpi che si intrecciano, di frasi scarne, ma soprattutto di gesti: lei copre con la mano l’occhio di lui, lui fa altrettanto con quello di lei. “Mi vedi?” si chiedono. E finché continuano a vedersi – malgrado le paure di lui, malgrado l’inafferrabilità di lei – il resto è solo rumore di fondo.
Ma quel rumore c’è, e interferisce. C’è la provincia post-industriale italiana che Milo si è lasciato alle spalle. C’è il grande ritorno sul ring da preparare con il sostegno di un intero clan. E c’è Irene, la sorella di Milo, che gestisce l’impero economico nato attorno al brand One Way, ed è pronta ad andare contro chiunque minacci di ostacolarla o anche soltanto di intromettersi.
A osservare il clan Montero, Leo Ruffo, giovane scrittore ingaggiato da Irene per raccontare la vita del campione. E il biografo allora diventa confidente, testimone di quanto accade dentro e fuori dal ring. Ma da che parte stare? Da quella di Irene, disposta a tutto pur di tenersi stretti la ricchezza e i privilegi faticosamente conquistati? O da quella della ragazza, che adesso cerca redenzione e giustizia attraverso la vendetta?

Libri consigliati