“«Per un ictus a 34 anni sei giovanissima». Me lo dicevano di continuo neurologi, fisiatri, infermieri, oss: «sei giovane», «il tuo cervello è giovane», «i tuoi neuroni sono giovani», «che fortuna che l’hai avuto da giovane perché chi è giovane può recuperare più facilmente»”. Autrice comica e speaker radiofonica, Chiara Galeazzi è in libreria con “Poverina”, in cui racconta, con ironia, l’impatto dell’emorragia cerebrale che ha avuto a soli 34 anni

Chiara Galeazzi, nel 2021, ha 34 anni. Sul divano della sua casa milanese sta guardando un video su YouTube che ha come protagonista una persona che detesta. “Guarda quell* lì, viene intervistat* per essere mediocre nel suo ambito, e io mi faccio venire le coliti ansiose ogni volta che devo avvicinarmi a una tastiera”.

Sì, perché Chiara Galeazzi è autrice e speaker radiofonica. Collabora con diverse testate, conduce il programma Chiara, Frank & Ciccio su Radio Deejay – insieme a Frank Lotta e Francesco Lancia, appunto – e scrive podcast e pezzi comici, collaborando con alcuni dei più grandi nomi della stand-up comedy italiana, da Michela Giraud a Edoardo Ferrario.

Bene. Oltre a tutte queste cose, sempre nel 2021 e sempre a 34 anni, Chiara Galeazzi ha un’emorragia cerebrale. Mentre sul suo divano guarda video su YouTube e pensa “ma vedi te se c’è gente che si deve cagare quest* coglion*”, il suo braccio sinistro inizia a formicolare. Dopo un rapido consulto telefonico con alcuni amici – nessuno di loro medico o esperto di medicina – decide che quel formicolio è un attacco di panico e che, dunque, va affrontato con un po’ di Xanax.

Quel formicolio al braccio, invece, è dovuto a un’emorragia cerebrale nel lato destro del suo cervello, quello che controlla la parte sinistra del corpo e che, per qualche settimana, le avrebbe impedito di muovere un braccio e una gamba, obbligandola a un serio lavoro di fisioterapia. Ma tutte queste cose, Chiara le scoprirà solo qualche ora dopo, nella stroke unit dell’Ospedale Niguarda, dove verrà ricoverata. Insieme, scoprirà che “emorragia cerebrale” si può dire anche “ictus” e che, dunque, aveva avuto un ictus a 34 anni. “«Per un ictus a 34 anni sei giovanissima». Me lo dicevano di continuo neurologi, fisiatri, infermieri, oss: «sei giovane», «il tuo cervello è giovane», «i tuoi neuroni sono giovani», «che fortuna che l’hai avuto da giovane perché chi è giovane può recuperare più facilmente»”.

Poverina Chiara Galeazzi

Nel podio dei commenti più ricorrenti, insieme a “sei giovane”, c’era anche “poverina”. E quel Poverina è diventato il titolo del libro d’esordio di Chiara Galeazzi, uscito per Blackie Edizioni. Un libro che di compatimento e autocommiserazione non ha dentro proprio nulla.

L’autrice, con il tono ironico e sincero che contraddistingue ogni suo lavoro, riesce a raccontarci una storia intima e dolorosa facendoci ridere, ma senza compromettere nulla della sua complessità.

A una delle sue presentazioni in giro per le librerie italiane, Galeazzi ha detto: “È ovvio che questo evento mi abbia profondamente segnata. Ma è davvero necessario ribadirlo?“.

Nelle pagine di Poverina e nel loro umorismo, ci sono rispetto e cura nei confronti della condizione di vittima. Condizione che, quasi sempre, diventa identitaria. Eppure, una vittima non è solo una vittima, non è solo “poverina”. Una vittima è una persona, magari con un’emorragia cerebrale a 34 anni.

Chiara Galeazzi Poverina

Nell’esergo di Poverina, non a caso, è citata Susan Sontag, Odio essere una vittima. I tanti racconti e romanzi che parlano di malattia – da quelli di Emmanuel Carrère fino a quelli di Annie Ernaux e Joan Didion – ci hanno insegnato che narrare il dolore del corpo è una delle avventure più complesse e ostili che si possano affrontare.

Farlo permettendosi di ridere e di far ridere, di parlare della difficoltà di “cagare stando sdraiata”, della via sexy che possono prendere le calze antitrombo e delle indubbie conseguenze della partita IVA sulla salute, è proprio un lavoro altissimo.

Fotografia header: Francesco Frank Lotta

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