“Lo Sguardo Avanti. La Somalia, l’Italia, la mia storia” non è solo un libro biografico, ma anche un saggio educativo sul fenomeno migratorio. L’autore parla della sua storia di giovane ragazzo che affronta un viaggio da Mogadiscio alla fredda provincia torinese , raccontando le barbarie del lungo percorso tra i due continenti e il senso di disperazione e precarietà che colpisce coloro che decidono di intraprenderlo – L’approfondimento

C’ero anch’io su quelle barche e su quei furgoni in cui si viaggia spaventati, e se ora mi appare tutto così distante, scopro invece che in una cosa sono rimasto lo stesso Abdullahi del 2007: nella voglia mai spenta di mantenere lo sguardo avanti, rivolto a quello che c’è da costruire e non alle cose che si sono lasciate alle spalle.

Abdullahi, apre Lo Sguardo Avanti. La Somalia, l’Italia, la mia storia (Add) utilizzando come spunto narrativo il suo viaggio mancato, quello di ritorno in Somalia, per riflettere non solo sulla sua condizione paradossale – il tanto agognato passaporto italiano che nel marzo 2020, in tempo di pandemia, diventa vera e propria kriptonite – ma anche e soprattutto per fare delle considerazioni sulla condizione dei migranti e il senso del loro esistere in una terra straniera e talvolta inospitale.

Nel libro si ripercorre la storia personale dell’autore che, tredici anni fa, partì da Mogadiscio, lasciando amici e parenti e, soprattutto, la guerra civile. Affrontando quelli che sono i topos tipici della letteratura dedicata al tema della migrazione, Abdullahi parla al lettore in modo accorato della sua storia di giovane ragazzo che affronta un tragitto tortuoso attraverso il Sahara, la Libia, Lampedusa e che si ferma nella fredda provincia torinese. L’autore racconta con dovizia di dettagli, senza edulcorare le barbarie del lungo percorso tra i due continenti e il senso di disperazione e precarietà che colpisce coloro che decidono di intraprenderlo. Un vero e proprio salto nel vuoto.

Lo sguardo avanti

«Mi raccomando, sempre dritto», aveva detto l’intermediario somalo indicando il mare in un modo molto approssimativo. Sempre dritto? Cosa poteva voler dire “dritto” in quell’oscurità, sapendo che di lì a poco non avremmo più avuto punti di riferimento come coste, spiagge, terra? Dove saremmo arrivati?

La storia di Ahmed Abdullahi – oggi mediatore culturale e creatore del Festival dell’Europa e del Mediterraneo a Ventotene – è quella che, in modo semplicistico, si potrebbe definire come una storia di riscatto. Per quanto tale parola risulti inadeguata e riduttiva – può infatti essere considerato un successo diventare “cittadino italiano”? –  quello su cui è invece necessario porre l’accento è che l’affermazione dello scrittore somalo prende forma primariamente nelle scuole, dove negli anni è riuscito a stabilire un contatto con i più giovani, riuscendo così a proporre un’immagine del “migrante” più umana, scevra dai toni sensazionalistici spesso utilizzati dai media generalisti e dalla politica italiana.

Se penso alla mia storia, devo forse la stessa gratitudine a chi un giorno mi ha dato un sorso d’acqua nel deserto e a chi mi ha accolto quando sono arrivato. Un piccolo gesto e un gesto immenso, entrambi mi hanno salvato.

Ciò che è veramente meritevole ne Lo Sguardo Avanti. La Somalia, L’Italia, la mia storia è che questo non è solo un libro biografico, ma è anche un saggio educativo che parla del fenomeno migratorio sul nostro territorio in termini scientifici, ricorrendo spesso a statistiche e dati che necessariamente concorrono a dare dei confini più netti a un spostamento di uomini e donne troppo spesso sovradimensionato nella percezione degli italiani. Inoltre, molto apprezzabile è anche il contributo fornito rispetto al corretto utilizzo di alcune parole, quali: “clandestino”, “migrante”, “apolide”, etc.

Certo, l’impostazione degli ultimi paragrafi non nasconde una certa vocazione didattica del testo, ma questo non avviene mai in modo pedante e noioso, tutt’altro. Il lettore è certamente stimolato a informarsi maggiormente anche in merito agli orrori colonialisti italiani in Somalia, un passato questo troppo spesso rimosso e mai effettivamente affrontato.

Dunque in una realtà come la nostra, così arretrata rispetto alle tutele dei migranti, il libro di Abdullahi non può che fare bene e rappresenta un’ottima speranza per il futuro.

Fotografia header: Abdullahi Ahmed - foto di Gabriele Panepinto

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