Scritto da Aurélien Ducoudray e illustrato da Guillaume Singelin, “The Grocery” (che segna il debutto della nuova collana Cherry Bomb, curata e diretta da Zerocalcare) è una cronaca sociale ambientata nei quartieri poveri di Baltimora. Con un approccio spietato e iperrealistico, esplora temi come la povertà, la criminalità e la lotta quotidiana. Il fumetto combina un tratto cartoonesco con una narrazione dura e coinvolgente, capace di intenerire e di sorprendere…

The Grocery è il primo fumetto della nuova collana curata e diretta da Zerocalcare per Bao Publishing, chiamata Cherry Bomb.

L’impegno di Zerocalcare è quello di dare luce a quei titoli che lui stesso ha letto e amato, dando la possibilità di farli conoscere al grande pubblico. L’intento è chiaro già dal primo titolo: un volume di più di quattrocento pagine con una storia singolare e spiazzante, che riesce a unire un’unicità creativa a una narrazione che genera dipendenza. Una bomba carta che mancava in Italia e che si pone come un vero e proprio manifesto di intenti.

The Grocery, la serie a fumetti firmata da Aurélien Ducoudray e Guillaume Singelin, è un viaggio spietato e iperrealistico tra i vicoli più bui della società americana. Pubblicata per la prima volta da Ankama Éditions, in Francia, dal 2011 al 2016, sviluppa una cronaca sociale che non ha nessun desiderio di alleggerire il carico emotivo, ma che ha piuttosto tutte le intenzioni di svelare le ferite aperte, quelle che nessuno vorrebbe vedere e che sono sotto gli occhi di tutti.

The Grocery copertina

La storia si sviluppa nella città di Baltimora, nel cuore di un quartiere malfamato dove si intrecciano le vicende di personaggi, ognuno alle prese con le proprie lotte quotidiane.

Tra questi, spiccano Friedman, il proprietario di una piccola drogheria che cerca di sopravvivere alla perdita della moglie, e suo figlio, che non ha ancora preso bene le misure del nuovo posto in cui vive.

Washington, invece, è un ex militare devastato dalla guerra in Iraq e dalla crisi immobiliare: il suo ritorno in patria non sembra per niente quello di un eroe e il paese che ha difeso non sembra nemmeno più ricordarsi di lui. Ellis One, invece, è il principale antagonista, ha tutte le intenzioni di scalare le gerarchie del potere criminale, per poter finalmente amministrare il suo territorio come più desidera.

The grocery 1
Gli eventi si aggrovigliano intorno a un negozio di generi alimentari – il The Grocery, appunto – che è il progetto di una vita del signor Friedman e di sua moglie. Proprio quelle quattro mura diventeranno territorio di contesa tra chi prova a tirare avanti cercando di costruire e chi invece ha come unico obiettivo quello di distruggere, assecondando la propria prepotenza.

Quello che rende The Grocery un’opera potente è il suo realismo sociale, brutale e diretto, accompagnato da un tratto grafico che riesce a rappresentare con forza, tanto la violenza, quanto la fragilità del contesto in cui si svolge la narrazione.

Gli autori intrecciano un racconto corale, conservando intatte le singole voci dei personaggi, esplorando le loro emozioni più profonde e legando le vicende in un crescendo narrativo che ricorda la serialità televisiva.

In un’intervista al Festival di Angoulême 2016, Ducoudray e Singelin riflettono sul processo creativo che ha portato alla pubblicazione di The Grocery. Ducoudray spiega che l’idea nasce dalla sua fascinazione per il realismo sociale delle periferie americane, con chiari riferimenti a serie come The Wire. Il suo obiettivo era raccontare la vita di strada senza filtri, esplorando povertà e criminalità. Da qui la scelta di ambientare le vicende oltreoceano. Singelin, invece, commenta la sua scelta di utilizzare un tratto grafico cartoonesco che contrasta con i temi brutali, per creare una narrativa visivamente accattivante ma emotivamente dura.

Il disegnatore parla anche del processo di creazione dei personaggi dal punto di vista grafico e dell’interazione con Ducoudray nella loro definizione: “Nel mio progetto personale, avevo già creato un’importante galleria di personaggi, una decina o ventina. Non li avevo definiti chiaramente, li avevo solo fatti vivere tramite il disegno. Aurélien ha attinto a questi personaggi, dando loro un nome, un po’ di storia e dei dialoghi. Ma tutti i corner boys erano già stati creati da me. Quando Aurélien aggiunge un personaggio, cerco di lavorarlo bene, trovo riferimenti da film e lo rendo davvero vivo in immagine. I dialoghi mi danno materiale. Non mi ha mai detto: ‘Lui è alto, ha questo sguardo’, ma: ‘È un tipo di gang e dirà questo’. A quel punto mi diverto a trovare il design, a pensare che tipo di persona potrebbe dire quella frase. C’è molto margine di manovra, a volte non ci diamo quasi informazioni, e questo ci permette di non sentirci limitati e di essere davvero liberi nella creazione”.

È proprio la capacità di caratterizzare i personaggi, le loro scelte, il continuo contrasto tra le scene più emotive e quelle violente, a rendere The Grocery un fumetto potente sia nelle tematiche sia nella narrazione.

Zerocalcare apre così il fumetto: “Quando l’ho letto la prima volta mi ha ricordato la serie The Wire, per la capacità che aveva di collegare tante storie e situazioni diverse e ricondurle a un unico affresco corale che sapesse tenere insieme il tenero e l’efferato, con una stile che dimostra una verità spesso trascurata: anche i pupazzi più pucciosi, se recitano bene, possono interpretare grandi drammi”.

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Ed è questo che The Grocery riesce a fare, utilizzare le pagine disegnate di un fumetto per parlare della realtà nella sua forma più dura. Come Ducoudray scrive nei ringraziamenti, “grazie alla realtà americana per superare giorno dopo giorno i limiti della fantasia”, ed è proprio in queste righe il valore più limpido della serie.

L’iperrealismo del racconto è voce vera e, nonostante i disegni tondeggianti, le teste di pesce e di rana, quelle storie sono storie di donne e di uomini che potrebbero abitare la nostra realtà confondendosi perfettamente con il palcoscenico su cui si muovono.

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