Valérie Perrin, l’autrice dei bestseller “Cambiare l’acqua ai fiori” e “Il quaderno dell’amore perduto”, torna in libreria con “Tre”, una storia d’amicizia, d’amore e di ricerca d’identità, in cui niente è come sembra e i misteri si susseguono, per dipanarsi lungo oltre seicento pagine di narrazione serrata – L’approfondimento sul nuovo libro dell’amata scrittrice francese

I romanzi di Valérie Perrin sono microcosmi, fanno affacciare i lettori su una piccola realtà che si scopre poi ben più articolata. Con Cambiare l’acqua ai fiori (2018, portato in Italia da edizioni e/o nel 2019) l’autrice ha scelto di presentarci la vita di una giovane ma sola custode di un cimitero in un paesino del sud della Francia, mentre con Il quaderno dell’amore perduto (2015, in Italia edito da editrice Nord nel 2016) si è concentrata sulla storia di una ventenne che lavora in una casa di riposo.

Con Tre (appena pubblicato da e/o, con la traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca), Valérie Perrin ci porta a La Comelle, un paesino in Borgogna. Qui si dipana innanzitutto una grande storia d’amicizia, che coinvolge i tre coetanei che danno il titolo al romanzo: Nina Beau, Etiénne Beaulieu, Adrien Bobin. Condividere l’iniziale del cognome porterà i protagonisti nel 1986, a soli dieci anni, a vivere insieme una delle esperienze più sconvolgenti e marchianti della loro vita: un anno con il maestro Py, noto a tutti per i suoi metodi poco ortodossi, ma anche per la sua indiscussa preparazione. Etiénne si affretta a scegliere Nina come compagna di banco, mentre Adrien si limita dal banco retrostante a osservare con desiderio i capelli di Nina, il suo fermaglio, la sua schiena. E gli toccherà sopportare le vessazioni del maestro, nonostante gli amici cerchino di scuoterlo, di portarlo a reagire o a confidarsi con sua madre.

Trovare l’equilibrio perfetto in amicizia non è semplice, e il perno di tutto è Nina: senza di lei, Etiénne e Adrien non hanno motivo di vedersi. È la bambina prima e la ragazza poi a stringere le redini di una relazione singolare, che fa sparlare i compagni di scuola e fa ribadire più volte alla madre di Etiénne: “Tra l’amicizia e l’amore c’è solo un passo” (p. 528). Così Perrin ci porta in un mondo di prime scoperte, in cui i tre protagonisti si confrontano su tutto: dalla scoperta del proprio corpo alle prime esperienze sessuali, sulle frustrazioni scolastiche e sui sogni per il futuro. Tra questi, emerge il programma di scappare insieme a Parigi e formare un gruppo chiamandolo “Tre”, in onore del celebre e da loro amatissimo disco degli Indochine.

Quello che da un lato li trattiene a La Comelle e che d’altro lato li invoglia a partire è la famiglia. Non è un mistero per nessuno la sofferenza che prova Adrien a vivere da solo con la madre Joséphine ed essere invece quasi ignorato dal padre Sylvain, sempre lontano e presente solo per questioni economiche. Anche Nina soffre, perché la madre, Marion, l’ha abbandonata, lasciandola in fasce al nonno Pierre, il postino di La Comelle, che ha insegnato tutto alla nipotina con una dolce fermezza. Da parte sua, Etiénne gioca tanto a essere popolare – complice la sua bellezza –, ma non riesce a farsi apprezzare da suo padre tanto quanto i suoi fratelli; d’altronde, a scuola è sempre svogliato e non fa che copiare i compiti da Nina e Adrien.

Oltre a queste sofferenze famigliari, ci sono poi tutte le aspettative, che i tre condividono senza schermi, né paure. Il loro è un mondo chiuso, pertanto l’amicizia tra i protagonisti appare agli altri come “un muro, una barriera invalicabile (p. 117), cosa che rende difficile la nascita di relazioni profonde con altre persone.

Eppure l’amore arriva, ma questo sentimento, nelle mani di un’autrice sapiente come Valérie Perrin, non è mai stereotipato. Semmai, l’autrice ce ne mostra varie declinazioni. Affida a Nina un amore tossico, travestito di perfezione. Ad Adrien regala un amore puro, ma ugualmente difficile da etichettare per ragioni che si scopriranno via via. A Etiénne, dopo varie relazioni occasionali o volutamente frivole, dona un amore familiare, quotidiano, in cui però esistono parecchi non detti. Nelle oltre seicento pagine di questo romanzo sorprendente, si offrono poi numerose altre forme d’amore: l’amore per i figli e i genitori, l’amore verso chi è emarginato, l’amore inteso come accudimento di chi è meno fortunato, l’amore per gli animali abbandonati, l’amore verso il proprio lavoro e verso l’arte,… Il tutto, in modo ora toccante ora conturbante, muovendo nei lettori talvolta commozione e talaltra complicità con i personaggi.

Non può poi mancare il mistero, un ingrediente costante nelle opere di Perrin. In questo caso, abbiamo ben tre misteri da rincorrere nel corso del romanzo. Tanto per cominciare, come mai Nina, Adrien e Etiénne non si vedono e non si parlano da quattordici anni? La narrazione, come spesso in Perrin, avviene su più piani temporali e fin dall’inizio del romanzo il piano del presente (ambientato nel 2017) si alterna a quei lunghi flashback che dal 1986, data del primo incontro tra i protagonisti, ci fanno respirare appieno le atmosfere degli anni Novanta e ci conducono fino al 2003, anno della frattura della loro relazione.

Al di là di questo primo interrogativo, troviamo il mistero vero e proprio, che riguarda il ritrovamento nel 2017 di un’automobile che giaceva sul fondo del lago vicino a La Comelle dal 1994, anno della scomparsa di Clotilde Marais. Lei, ragazzina molto popolare a scuola, aveva una relazione con Etiénne, quando il 17 agosto 1994 non ha più fatto ritorno a casa. Negli anni, sono arrivate molte segnalazioni, i genitori sono andati persino a “Chi l’ha visto?”, ma adesso che è riemersa un’automobile con resti umani al suo interno, occorre indagare. Forse, finalmente, si potrà scoprire la verità. E proprio Etiénne, che ora lavora nelle forze dell’ordine, dovrà fare i conti con un episodio che lo ha messo in crisi per anni.

Da ultimo, un terzo mistero ci avvince: chi narra la storia? Infatti, nei capitoli dedicati al 2017 incontriamo un narratore omodiegetico eppure onnisciente, che non coincide con nessuno dei tre protagonisti. Risponde al nome di “Virginie” e sappiamo che è tornata a La Comelle dopo anni di lontananza; ha rinunciato a parte del suo successo e ora si occupa di fare traduzioni e scrivere per giornali locali. A tal proposito, dovrà occuparsi del ritrovamento dell’automobile nel lago e il suo primo pensiero corre alla reazione che avrà Etiénne. Tuttavia, se si trova oggi a La Comelle non è tanto per le indagini. La sua solitudine è palese, così come il suo sentirsi esclusa dai “tre” amici, ma il suo ritorno è in gran parte dovuto a loro.

Nel 2017 i tre sono molto cambiati; in particolare, Nina “sa da un pezzo di non emanare più niente” (p. 71) e lavora in un rifugio per animali, a cui si dedica anima e corpo. Percepisce di continuo, anche grazie ai suoi compiti, che  “nella vita c’è chi parte e c’è chi resta. E c’è anche chi abbandona” (p. 114). Etiénne è padre di famiglia e lavora in polizia, proprio come aveva desiderato da ragazzo, ma la vita ha in serbo per lui un ennesimo e brusco rimescolamento di carte. Adrien si è dedicato all’arte, assecondando una via di fuga dalla realtà che aveva percepito come soluzione ai suoi problemi fin da ragazzino (“Adrien aveva capito che era possibile estraniarsi dalla quotidianità anche immergendosi in un’opera d’arte”, p. 39).

Accanto a tematiche care all’autrice-bestseller, come l’indagine del lutto e della malattia, l’attenzione a chi sceglie una vita defilata, la preferenza per famiglie non tradizionali, in cui l’amore si incanala per altri rivoli, il fascino delle lettere, i rintocchi della musica, troviamo nuovi percorsi. Centrale e molto ben dipanata è la ricerca di identità sessuale: il dissidio interiore tra chi siamo e chi vogliamo essere è centrale, ma non possiamo approfondire oltre, per non rivelare snodi narrativi importanti. Si aggiunge a questo il filone animalista: nelle dinamiche di abbandono, salvataggio, accudimento e successiva adozione dei tanti animali salvati da Nina si rispecchiano molti aspetti dei personaggi che incontriamo nel romanzo, ma, anche in questo caso, è bene che ogni lettore si diverta a trovare le simbologie e le simmetrie di cui Tre abbonda.

Se è vero che “i ricordi sono come gli armadi, prima o poi vanno svuotati di quello che c’è dentro” (p. 536), in Tre Valérie Perrin non lascia nulla al caso, intreccia i fili delle storie per poi dipanarli tutti quanti, svela misteri e guarda dentro ai suoi personaggi senza paura di incontrare qualcosa di scomodo. Basta far incontrare nuovamente i tre amici nel 2017 per capire che, nonostante la loro lontananza e un silenzio lungo quattordici anni, sono ancora loro: “siamo come quei fratelli e sorelle che si ritrovano dopo una separazione e hanno esattamente gli stessi riflessi di prima. Basta liberare gli adulti che sono stati bambini insieme e subito torna a galla l’infanzia”(p. 532).

Fotografia header: GettyEditorial 24-06-2021

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