Un’emozionante poetica del ricordo: “Un amore fuori dal tempo” di Carmen Yáñez è il racconto, intriso di gratitudine, di un amore senza paura, che ha attraversato la luce e il buio. Un legame, quello tra la poetessa e lo scrittore Luis “Lucho” Sepúlveda (1949 – 2020), che ha resistito a tutto, e che nel libro è tratteggiato senza retorica, con il linguaggio semplice del ricordo, e l’emozione della lirica…

Il giorno in cui si conoscono, Lucho dedica a Carmen la prima delle migliaia di poesie che compose in suo onore: quei versi sono un augurio da poeta, la prima dichiarazione di amore.

“farai del tuo futuro
una costellazione di stelle e di poesie” (1967)

Poesia e amore sono stati gli elementi fondanti e indivisibili della lunga storia tra Luis “Lucho” Sepúlveda e Carmen “Pelusa” Yáñez: sono servite due bottiglie di vino a Lucho per convincere l’amico Pablo a presentargli sua sorella, è bastata la pressione della sua mano, pochi mesi dopo, a fare si che Carmen diventasse la sua compagna, dando inizio a un sodalizio di battaglie e sogni.

Un amore fuori dal tempo di Carmen Yáñez (Guanda, traduzione di Roberta Bovaia) è il racconto di un amore senza paura, che ha attraversato la luce e il buio. Scritta perché non bastano mai le storie per restituire un’intimità, non sono sufficienti gli episodi a ristabilire l’intensità di un rapporto che ha resistito a tutto, e perché la memoria è un’arma di giustizia, questa Vita con Lucho è tratteggiata senza retorica, con il linguaggio semplice del ricordo, ma l’emozione della lirica.

Luis Sepúlveda e Carmen Yáñez, foto di Daniel Mordzinski

Luis Sepúlveda e Carmen Yáñez nella foto di Daniel Mordzinski

E proprio perché questa è stata la cifra della loro vita, per raccontare il suo amore per Lucho, Carmen Yáñez non si accontenta del racconto, sa che questo non può prescindere dalla poesia. Nei brevi e serrati capitoli che scandiscono la loro storia, si alternano versi che sono parte integrante della narrazione, in un’emozionante poetica del ricordo.

Dagli anni sessanta fino al 2020, quando la pandemia arrivò anche in Spagna, anche nella loro casa, e si portò via per sempre Luis Sepúlveda, Carmen Yáñez prende il tempo e lo modella, lo stringe e lo dilata, fermandosi su frammenti piccoli di quotidianità, lo rallenta quando il destino della sua nazione attraversa il momento più difficile, lo accelera per ritrovare con impazienza Lucho, dopo gli anni di esilio. Negli ultimi giorni il tempo di Carmen diventa lentissimo, quasi lo volesse fermare, aggrappandosi alle immagini, per non lasciarle andare.

Tra versi, riflessioni politiche, aneddoti piccoli, episodi troppo grandi per poterli accettare, tra orrore e tenerezza, Carmen Yáñez racconta.

“Per lo più mi convinco che questa è la vita che fortunatamente ci è toccato di vivere, anche se faticosa. E dico fortunatamente perché siamo sopravvissuti.
Questa e solo questa è la nostra storia.”

Un amore fuori dal tempo è un libro intriso di gratitudine: traspare la volontà di rendere grazie, nonostante tutto, a una vita che si è potuto condividere insieme, piena di esperienze, di sogni, di impegno. Carmen descrive Lucho come un uomo molto generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri, impegnato nella promozione degli autori sudamericani.

Anche questo tratto, la generosità, è qualcosa che Lucho e Carmen hanno avuto in comune, insieme al sentimento vero dell’amicizia e al senso di dovere verso il Cile.

Rendendo omaggio al marito, Carmen riconosce valore alla vita che gli ha regalato i luoghi del cuore, insieme alle persone, ai sapori e ai profumi indelebili, due figli e strani giri del destino che l’hanno portata suo malgrado lontana, a Buenos Aires, poi in Svezia, in Germania, a Gijon, in una casa dalle tegole rosse.

Su tutto, il bene della quotidianità: Lucho, il suo punto di riferimento nel mondo, è un uomo che viene ritratto con sprazzi di luce, è un Lucho delle piccole cose.

È un ragazzo che aspetta fuori dal liceo con la giacca di tweed, le caramelle e le rose, è un marito che fa giardinaggio, e prepara popcorn da mangiare con il gatto, è un genero che cucina carciofi ripieni e conquista grazie alle sue ricette la madre di Carmen, ostile a un indigeno capellone per casa.

Lucho è un amante commosso sulla tomba di Winétt e Pablo de Rokha, un compagno incapace di organizzare qualunque cosa, ma capace di scrivere lettere d’amore piene di ironia, e di perdere la testa per il cinema e le sue possibilità, lui che sapeva sognare un mondo a colori, e amava il tango.

“E alle cinque della sera, come nel famoso Pianto per Ignacio Sánchez Mejías di Federico García Lorca, alle cinque della sera, alle cinque in punto della sera dell’11 settembre 1973 sul Cile sarebbe calato il buio più fitto, il terrore e l’orrore che mai avremmo creduto possibile.”

Era un martedì quando tutto diventa grigio, e il mondo possibile di Salvador Allende, il sogno di democratizzazione, viene travolto dal golpe. Inizia il momento più buio della storia del Cile: perquisizioni nel cuore della notte, arresti, sevizie.

Lucho è rifugiato al sud, Carmen, militante nelle fila del marxismo-leninismo-maoismo, è tra le oltre 5000 persone sequestrate nel centro illegale di tortura di Villa Grimaldi. L’orrore di quegli anni, sotto la dittatura di Pinochet, è paragonabile ai grandi genocidi della storia e Yáñez non risparmia parole, accuse, e denunce di responsabilità. Sono pagine dure, che danno il senso della rabbia e della consapevolezza, insieme a un dolore insanabile: è nel 1981 che Carmen Yáñez abbandona il suo paese, un passo difficilissimo che ricorda come una frattura. Continuerà a sognare la sua casa e i suoi genitori, con immagini che fanno tremare di semplicità.

“I miei passi guardinghi
sulla frontiera del ritorno
si sono cancellati
insieme a questa città smarrita.”

Nella distanza, una lontananza che dura anni, Lucho è un’impronta indelebile sulla pelle: le loro telefonate sono schiaffi di nostalgia, e il loro ritrovarsi, nella Selva Nera a Laufenburg, l’inizio di una premura a rincorrere quanto avevano perduto. Un secondo fidanzamento, una vita da raccontarsi: il tempo, accelerato, rallentato, è un bene prezioso di cui conosce il valore solo chi ha resistito e può raccontare la sua ricerca disperata a riprendersi la vita, a rimediare ai giorni perduti, a godere di piccoli riti quotidiani, scintille di pace, e dire grazie.

Insieme alle poesie e alle belle immagini dell’amico fotografo Daniel Mordzinski, quella della poetessa Carmen Yáñez è una dichiarazione di amore che sistema i conti col passato e le fa sfiorare ancora una volta l’immagine di un uomo sempre occupato a costruire sogni, per sé e per gli altri.

L’eredità più cara di Luis Sepúlveda risiede nelle mille poesie graffate e recuperate, fogli sgualciti e ingialliti che permettono di ritrovare l’amante e il poeta, di disegnare una mappa emotiva nella quale Lucho non se n’è mai andato, e continua con i suoi versi a giocare con la fantasia e la realtà: è così che si può fermare il tempo.

“La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi” (A Pelusa. 1996)

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