Il 27 ottobre 1977, la polizia di Columbus, Ohio, arresta il ventiduenne Billy Milligan con l’accusa di aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie. Billy ha vari precedenti penali e contro di lui ci sono prove schiaccianti. Ma, durante la perizia psichiatrica richiesta dalla difesa, emerge una verità sconcertante: Billy soffre di un gravissimo disturbo dissociativo dell’identità. Nella sua mente “vivono” ben 10 personalità distinte… – Alla scoperta di una storia incredibile (una delle vicende umane e giudiziarie che più ha segnato l’America) e di un libro di culto, “Una stanza piena di gente” di Daniel Keyes

Nell’autunno del 1977 tre ragazze del Campus della Ohio State University denunciarono un aggressore ignoto per stupro e rapina. Erano gli anni duri della contestazione giovanile, e un reato così spregevole sollevò un’ondata di sdegno che ebbe eco nazionale.

Grazie all’imperizia dell’aggressore, che lasciò tracce di sé sul cruscotto della macchina di una delle sue vittime, il distretto di polizia fu in grado di individuarne l’identità, perché precedentemente schedato per reati simili. Così, il 27 ottobre, viene arrestato presso la sua residenza William Stanley Milligan, noto a tutti come Billy.

Ma gli inquirenti si accorgono subito di qualcosa che non va nell’atteggiamento del ragazzo. Estremamente remissivo, al momento dell’arresto li aveva però avvisati della presenza nell’abitazione di un possibile esplosivo. Dopo l’intervento degli artificieri era stata appurata la presenza di un ordigno molto rudimentale, e perlopiù innocuo. Inizia così una delle vicende umane e giudiziarie che più ha segnato l’America.

Una stanza piena di gente di Daniel Keyes

La copertina di “Una stanza piena di gente “

A Billy vengono assegnati due avvocati d’ufficio. Judy Stevenson e Gary Schweickart sanno il fatto loro, ma niente li ha preparati in molti anni di carriera al caso che li renderà loro malgrado celebri. Dopo alcuni colloqui iniziali e una perizia refertata dalla psicologa Dorothy Tuner, emerge la possibilità che Billy soffra di “disturbo dissociativo della personalità”, meglio conosciuto fuori dalla letteratura come “personalità multipla”.

Ricoverato in ospedale psichiatrico dopo l’ordinanza del giudice, a poco a poco iniziano a emergere dieci personalità diverse.

Arthur è inglese, ha ventidue anni e parla con forte accento britannico. Studia da autodidatta medicina, parla e scrive in arabo. Arthur è quello che in gergo tecnico si chiama ISH, Inner Self Helper, o Aiutante del Se Interiore.

Controlla “il posto”, ovvero la coscienza, e decide quali altre personalità possono a turno prenderne il controllo, a seconda della necessità e delle circostanze.

Grazie alla fiducia guadagnata dai terapeuti, sarà Arthur a cooperare per permettere una parziale integrazione delle personalità.

Ragen Vadascovinich, 23 anni, origini jugoslave, parla inglese con un preciso accento slavo, appunto.

Ragen è la contrazione di “rage – again” ed è la personalità che prende il controllo della coscienza in situazioni di pericolo fisico. Il suo ruolo inoltre è quello di proteggere donne e bambini ed è un’autorità in fatto di armi e discipline di difesa. Nel suo primo breve periodo di detenzione dopo l’arresto, Milligan, attraverso Ragen, fu in grado di sradicare l’orinatoio della cella nel quale era stato rinchiuso e di scagliarlo contro le sbarre.

E poi ci sono Allen, 18 anni, il manipolatore, colui che più spesso Arthur fa uscire “sul posto” per parlare con gli estranei, Tommy, 16 anni, l’artista della fuga. L’unico in grado di liberarsi dalle camicie di forza. Danny, 14 anni, spaventato da tutto, costretto da piccolo a scavarsi la fossa da solo e a seppellircisi dentro, per questo dipinge solo nature morte. David, 8 anni, il guardiano del dolore, prende il controllo della coscienza quando Milligan è costretto a subire abusi fisici e violenze. Christene, 3 anni, una bambina dolce e intelligente, che soffre di dislessia. Adalana, 19 anni, poetessa. In cerca di amore e comprensione, soffre di nistagmo.

E poi ancora Philip, Kevin, Walter, April, Samuel, Mark, Steve, Lee, Jason, Robert, Shawn, Martin, Timothy, Cristopher e lui, il Maestro. La ventiquattresima personalità di Milligan.

Il Maestro è il Milligan integrato ed è grazie a lui che Daniel Keyes ha potuto scrivere questo libro.

Bisogna anche rilevare che molte di queste personalità condividevano tratti comuni: la stupefacente capacità di dipingere, la forte convinzione dell’assenza di un Dio, il fatto di essere per la quasi totalità mancine. Quando Billy transitava da una personalità all’altra si osservava una condizione di tremolio di iride e pupille, il nistagmo, appunto, condizione riconosciuta in Adalana.

Daniel Keyes (Brooklyn, 9 agosto 1927 – Boca Raton, 15 giugno 2014), già vincitore del Premio Hugo nel 1960 per il suo romanzo di fantascienza Fiori per Algernon, fu scelto da Milligan, in accordo con i suoi legali, per scrivere questa stupefacente biografia.

Per farlo si prese un anno sabbatico e visitò frequentemente Milligan presso l’ospedale psichiatrico dove era ricoverato.

Grazie al Maestro, ovvero al sé riunito di Billy, poté contribuire a far riaffiorare tutti i ricordi che avevano negli anni composto 23 personalità diverse più una.

Keyes non ebbe mai dubbi sulla veridicità di quanto raccontato da Billy, sulla sua infanzia incerta, su una madre adorata ma probabilmente per nulla amorevole ed empatica, sulla comparsa della prima personalità disgiunta, Christene, e poi sugli abusi subiti dal patrigno, Chalmer Milligan, che la madre aveva sposato con l’unico scopo di garantire una stabilità economica alla famiglia.

Vittima di bullismo a scuola, Milligan visse una vita sempre camminando sulla soglia che divide la luce dall’oscurità. Ma è la sua vicenda giudiziaria a costituire pressoché un unicum. Riconosciuto affetto da personalità multipla, fu anche scagionato dalle accuse, dal momento che “Billy” al momento delle azioni criminali non aveva alcun controllo della sua coscienza e non poteva quindi sapere cosa stesse facendo.

Del caso si continua a parlare anche attraverso il cinema. Ultimo esempio discusso è The Crowded Room, la miniserie disponibile su Apple Tv interpretata da Tom Holland e Amanda Seyfried, e ispirata al romanzo omonimo di Keyes.

Recentemente anche psichiatri di fama mondiale come Allen Frances (Primo, non curare chi è normale, Bollati Boringhieri 2013 e Il crepuscolo di una nazione, Bollati Boringhieri 2018), tra gli estensori del DSM-IV, hanno nuovamente messo in dubbio la buona fede di Milligan.

Ma il punto della questione è perché la mente di Milligan continua a parlarci? Cosa c’è dentro questa storia che apre in noi la possibilità del dubbio? Si può non punire un reato così atroce come lo stupro? Chi risarcirà moralmente le vittime di Milligan che sono scomparse da questa storia perché la fama dell’aggressore ha divorato anche la loro sacrosanta fame di giustizia? Come fermare la catena di abusi che porta la vittima a diventare un abusante? Quali atrocità deve sopportare una persona prima di frantumarsi in tanti pezzi di sé, per custodire in segreto tutto ciò ne ha devastato l’integrità psichica.

Quali sono le infinite potenzialità contenute nel nostro cervello di cui ancora non siamo a conoscenza.

Questo romanzo spalanca infiniti abissi e una evidente matrioska di domande, e già questo è condizione sufficiente per definire Una stanza piena di gente (Nord, traduzione di N. Stabilini e I. C. Blum) un classico della letteratura contemporanea, da leggere e custodire e, possibilmente, tramandare.

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