“L’Influenza del Blu” è il primo romanzo di Giulio Ravizza, responsabile marketing per l’Italia di Facebook, Instagram e WhatsApp. A pubblicarlo è bookabook, casa editrice che dal 2014 punta sul crowdfunding. ilLibraio.it ha intervistato l’autore per parlare dei temi protagonisti del libro (“ho scritto un libro agnostico, né pessimista né ottimista”) e del rapporto tra social ed editoria libraria: “Penso che i libri si comprino se qualcuno di cui ti fidi te li consiglia. I bookinfluencer svolgono in modo efficace questo compito, sfruttando le Stories o i video, tra i linguaggi oggi più apprezzati”

Un’umanità che, in un futuro prossimo, decide di fare a meno del blu, colore che nel “mondo di prima” provocava inquietudine e morte. La racconta Giulio Ravizza nel suo primo libro: L’Influenza del Blu. L’autore di questo romanzo insolito, difficile da incasellare, è un importante manager in ambito digitale: attuale responsabile marketing per l’Italia di Facebook, Instagram e WhatsApp, in precedenza ha lavorato per altri noti brand come Amazon, eBay e Twitter. A differenza di quello che si potrebbe immaginare, L’Influenza del Blu non esce per una grande casa editrice, ma è pubblicato da una giovane realtà come bookabook, che dal 2014 punta su campagne di crowdfunding.

Ma come funziona, concretamente, il modello della casa editrice co-fondata da Tomaso Greco ed Emanuela Furiosi, che per la distribuzione dei titoli si è affidata a Messaggerie Libri? Dopo una pre-selezione qualitativa a cura di editor professionisti, i libri vengono proposti alla community, che può accedere alle bozze, interagire con l’autore, scambiare opinioni, mettersi a disposizione per eventi di presentazione. A questo punto i potenziali sostenitori possono scaricare l’anteprima del libro ed eventualmente continuare la lettura pre-ordinando i manoscritti inediti in cartaceo o in ebook. Stando agli ultimi dati comunicati da bookabook, oltre 2 lettori su 3 preferiscono la narrativa e più dell’80% sceglie il cartaceo. Finora sono stati coinvolti 85.500 lettori nella pubblicazione di 250 libri, mentre le vendite dichiarate nell’ultimo anno sono pari a più di 50mila copie.

Nello specifico, durante la campagna di crowdfunding legata a L’Influenza del Blu, 350 “lettori-sostenitori” (massimo obiettivo per bookabook, mentre il minimo è 200) hanno contribuito a migliorare la trama e la struttura del romanzo. Visto il ruolo professionale dell’autore, viene da chiedersi quanto i social abbiano influenzato il successo dell’iniziativa. Ravizza, che ilLibraio.it ha incontrato a Milano, e che in più occasioni nel corso dell’intervista sottolinea di rispondere alle domande a titolo personale, e non a nome del colosso di Mark Zuckerberg, precisa che “non è stata attivata alcuna sponsorizzazione”. A differenza di quello che si potrebbe credere, niente investimenti pubblicitari sui social, dunque, ma un evento dal vivo, da cui è partito il passaparola, oltre a un TED legato ai temi del volume che ha visto protagonista l’autore.

Ravizza ha studiato in Bocconi, ad Harvard, all’Università di Pechino e alla Koç Üniversitesi di Istanbul. L’Influenza del Blu non sarebbe nato senza quest’ultima esperienza in Turchia: nel romanzo, ambientato a Costantinopoli, lo scrittore al debutto immagina un mondo, reduce da guerre e divisioni, in cui il blu è stato eliminato, come pure le religioni e i ricordi del passato. Nessuno, dunque, ha gli occhi azzurri, e nessun oggetto ha questo colore. Persino il cielo e il mare (dopo appositi interventi umani) non hanno più la loro originaria tonalità. Solo nel Bosforo, ben nascosto, è rimasto uno spiraglio di blu. La trama si sviluppa a seguito del misterioso suicidio di Leone Ippoliti, a cui si deve la scomparsa del blu, una morte destinata a cambiare il corso degli eventi, e ovviamente anche la vita di Mehmet, il protagonista. Il giovane cerimoniere, senza conoscere le conseguenze di quella visione, avrà la possibilità di contemplare il “blu del Bosforo”, e alla fine sarà costretto a fare una scelta molto importante…

L'influenza del blu giulio ravizza

“L’idea del libro è arrivata ascoltando La bohème, un’opera di Leoncavallo, dove a un certo punto viene suonato il brano L’influenza del blu sulle arti. Ho provato a immaginare un mondo in cui Beethoven scrive la sua musica senza che il blu possa influenzarlo in alcun modo. La fantasia ha cominciato a viaggiare e così, man mano, ho costruito la trama”. A Ravizza non manca certo l’ambizione: “Quando ho iniziato a scrivere ho fatto un patto con me stesso: volevo scrivere un romanzo che si discostasse dai generi e dai temi che oggi vanno per la maggiore, una storia diversa dalle altre che avevo letto o visto in versione cinematografica”. Per l’autore “oggi va di moda avere dei modelli, dei ‘coach’, ma bisognerebbe essere consapevoli del fatto che, imitando, è impossibile superare gli originali. Allo stesso tempo sono convinto che ognuno di noi possa dar vita a qualcosa di originale”.

Non è quindi un caso che, quando gli chiediamo di citare dei riferimenti letterari, nella sua risposta trovino spazio solo riferimenti musicali: “Amo l’opera lirica e quel tipo di immaginario. In generale, suonando anche il piano, sono appassionato di linguaggi musicali, e ispirato da essi. Il sottofondo che mi ha accompagnato nella scrittura è stato il pianoforte di Skrjabin (1872-1915), che è stato un grande sperimentatore”.

Quindi l’autore prosegue: “Quando ho iniziato a lavorare a L’Influenza del Blu volevo essere libero non solo dai modelli letterari e dai gusti che dominano l’editoria contemporanea, ma anche a livello economico, per questo l’intero ricavato delle royalties verrà devoluto a Emergency“. Questa attitudine spiega anche la scelta di preferire bookabook alle offerte di grandi editori, “che pure sono arrivate. Ma ho notato una certa prudenza nei confronti del mio progetto. Mi è stato proposto di legare la mia narrazione a un genere, ma era proprio quello che non volevo fare”.

Certo, nella trama non mancano elementi distopici, e la distopia è tra i trend in questi anni (non solo in ambito letterario, ma anche nel cinema e nelle serie tv). Nel futuro in cui ambienta la storia Ravizza, i giovani hanno smarrito le basi culturali, le capacità linguistiche sono scarse e il livello di attenzione è minimo. Ogni risposta viene trovata chiedendo a dispositivi detti Intellegit, che ricordano gli assistenti vocali sempre più diffusi nel nostro presente. Chiediamo all’autore se la sua è una visione pessimista del presente e del futuro prossimo: “Penso di aver scritto un libro agnostico, né pessimista né ottimista. E credo che non sia tanto importante la scelta che compie alla fine l’anti-eroe protagonista, quanto ciò che farebbe il lettore al suo posto. Da una parte troviamo un mondo vero, ma con una forte componente di dolore, e dall’altra un mondo sì decisamente meno genuino, ma in cui si sta meglio. Quel che conta è fare una scelta, prendersi questa responsabilità”.

Domandiamo a Ravizza se ci ha preso gusto, e se sta pensando a un nuovo romanzo: “Mi è piaciuto molto scrivere questo libro, ma al momento non so se ne scriverò altri. Di sicuro L’Influenza del Blu non avrà un seguito. Non credo che il finale sia aperto, perché in qualche modo il protagonista fa la sua scelta, giusta o sbagliata che sia”.

Passiamo poi a parlare di librerie, che da un lato sono penalizzate dall’ascesa dell’ecommerce, ma dall’altro, grazie ai social, hanno nuove occasioni di comunicazione con i potenziali clienti: “Frequento con molto piacere le librerie, e apprezzo in particolare quelle in cui c’è uno spazio caffè; penso che sia il modello ideale, perché si crea più aggregrazione. A Milano, ad esempio, mi piacciono la LibrOsteria e Verso (che il 24 febbraio ospiterà la prima presentazione de L’Influenza del Blu, ndr)”.

Nella parte conclusiva dell’incontro spostiamo l’attenzione sul rapporto tra social ed editoria libraria. Del resto ormai da alcuni anni Facebook, Instagram, ma anche Twitter (e presto, chissà, pure TikTok) rappresentano da un lato una nuova opportunità di incontro tra i libri, gli autori e i lettori; dall’altro secondo alcuni osservatori sottraggono tempo alla lettura di libri, o comunque la rendono più frammentaria: per Giulio Ravizza che, ricordiamolo, qui risponde a titolo personale e non a nome dell’azienda per cui lavora, a “minacciare” la lettura di libri non sono tanto i social, “quanto piuttosto le serie tv. O la stessa televisione”.

A proposito di possibili distrazioni, gli chiediamo se, quando legge un libro, tende a tenere lontano lo smartphone: “No, perché mi offre l’opportunità di ampliare l’esperienza della lettura, interrompendola per fare brevi ricerche legate a quanto raccontato nel testo che ho tra le mani”.

Negli anni la comunicazione legata ai libri in rete si è evoluta. Premesso che, rispetto ad altri settori, nel mondo librario le risorse da investire nella pubblicità sono limitate, e tenendo conto che ormai da alcuni anni gli algoritmi di Facebook tendono a valorizzare i post sponsorizzati, di sicuro non mancano le possibilità per raggiungere nuovi pubblici. In questo contesto, un ruolo di mediazione importante è svolto dai bookinfluencer, attivi soprattutto su Instagram e YouTube. A Ravizza chiediamo del loro crescente successo: “Penso che i libri si comprino se qualcuno di cui ti fidi te li consiglia. I bookinfluencer svolgono in modo efficace questo compito, sfruttando le Stories o i video, tra i linguaggi oggi più apprezzati”.

Per l’autore è “senz’altro possibile sperimentare e innovare ancora sui social: ad esempio, per il mio libro abbiamo creato un filtro Instagram ad hoc che espande l’esperienza della lettura. Sulla pagina della casa editrice i lettori hanno l’opportunità di entrare direttamente nelle scene del romanzo”. Qual è, infine, la pagina social dedicata ai libri preferita da Giulio Ravizza? “Ce ne sono diverse, ma su Instagram @gatsby_books è quella che mi colpisce di più”.

 

 

 

 

 

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