Le grandi compagnie tecnologiche americane (da Microsoft a Intel) assumono sempre più letterati per sviluppare le interfacce: che il futuro dell’intelligenza artificiale sia nelle mani di poeti e scrittori?

A chi non è mai capitato di dover avere a che fare con una voce registrata per prenotare una visita medica o anche solo fare una ricarica telefonica? Diciamocelo, è fastidioso. Il problema è la mancanza di dialogo. La voce recita il messaggio, l’utente ascolta e digita numeri per scegliere una delle opzioni possibili. Sembra semplice, ma il più delle volte finisce con la voce che ripete all’infinito “opzione non valida” e l’utente che urla villanie indicibili a un orecchio sordo. Incomunicabilità, che brutta cosa.

Come spiega il sito Quartz, la situazione potrebbe essere arrivata a una svolta, e l’innovazione arriva dal mondo delle belle lettere. Alcune grandi compagnie tech americane stanno creando team di scrittori – drammaturghi, poeti e romanzieri – per dare una mano nella scrittura di copioni che non sembrino provenire da una macchina. 

Cortana Microsoft

Cortana è un’assistente personale del gruppo Microsoft. Ma un’assistente unica nel suo genere: Cortana è una macchina. Per questo motivo la Microsoft ha assunto Jonhatan Foster e sul suo team di scrittori provenienti da ogni parte del mondo, per dare a Cortana una voce e una personalità coerenti al suo personaggio. Il loro lavoro consiste nel creare per lei un carattere dettagliato e fare in modo che la sua voce, le parole che usa e il tono, riflettano tali peculiarità. Così chi parla con Cortana può intuire il suo temperamento positivo, la sua professionalità e scoprire che è una fan sfegatata di Star Trek. Il compito di Foster e del suo team, tuttavia, non è convincere l’utente che Cortana sia umana, non lo è; per questo, qualora ricevesse domande complesse, il team ha pensato di farle suggerire all’interlocutore di trovarsi qualcuno di più umano con cui sviscerare l’argomento.

L’importanza di questo e di altri progetti – come quello portato avanti da Nathan Phillips, commediografo di New York che ha collaborato con la Intel e creato un documentario interattivo capace di creare un film sulla base delle risposte che l’utente dà a delle domande – sta nell’aver cambiato il punto di vista sul rapporto tra tecnologia e utente. In un mondo che vede l’uomo “costretto” ogni giorno a relazionarsi con computer, smartphone e realtà pseudo-virtuali, acquista sempre più importanza riportare l’attenzione sull’utente stesso come protagonista.

intel

È qui che la collaborazione di scrittori, umanisti e filosofi con le compagnie tech potrebbe diventare fondamentale. Loro compito è quello di modellare una tecnologia che è oggi sempre più imperante, in maniera tale che torni a misura d’uomo. Una tecnologia innovativa che aiuti, semplifichi la vita alle persone. Che sia piacevole, non alienante.

Che il futuro dell’intelligenza artificiale sia nelle mani di poeti e scrittori?

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