“Ero consapevole di quanto internet fosse importante per arrivare a un editore e so bene che probabilmente senza Facebook e Instagram forse non sarei mai riuscita a pubblicare”. Marzia Sicignano, 21enne autrice di “Io, te e il mare”, libro nato sui social, racconta a ilLibraio.it com’è arrivata al debutto in libreria: “In quel periodo andavo ancora a scuola e scrivevo cose abbastanza personali. Provavo un po’ d’imbarazzo, soprattutto nei confronti di chi mi conosceva. Dopo, però, ho preso coraggio”. Quanto alla scelta di esordire con un romanzo in versi (illustrato)…

Io, te e il mare (Mondadori), libro d’esordio della 21enne Marzia Sicignano, sta riscuotendo successo. Nato in rete, come spesso capita negli ultimi anni con i giovani autori, è una sorta di romanzo in versi, accompagnato dalle illustrazioni di Regards Coupables, e racconta la storia di un primo amore.

Marzia vive a Casati, vicino Pompei, e studia Lettere Moderne all’Università degli Studi di Salerno. Ha iniziato a pubblicare su Facebook e Instagram, dove continua ancora a scrivere e condividere i suoi versi con migliaia di seguaci.

Io, te e il mare è nato circa due anni fa, mentre frequentavo l’ultimo anno di liceo. Scrivevo molto, ma quasi mai mi capitava di far leggere qualcosa agli altri. Ho sempre sognato di fare la scrittrice, e non credo di essere l’unica”, racconta l’autrice a ilLibraio.it. Quindi ricorda il momento in cui tutto è cambiato: “Un giorno ho deciso di provare, avevo bisogno di conferme. Così ho aperto le pagine sui social. Inizialmente nemmeno mi firmavo. In quel periodo andavo ancora a scuola e scrivevo cose abbastanza personali. Provavo un po’ d’imbarazzo, soprattutto nei confronti di chi mi conosceva. Dopo, però, ho preso coraggio. Vedevo che piano piano le persone si appassionavano e che il numero dei followers cresceva. Sono giunta alla conclusione che non c’era niente di cui vergognarsi. Anzi, scrivere e condividere i propri pensieri è una cosa bellissima”.

marzia sicignano

Quanto al passaggio dalla rete al libro, ci spiega: “Ero consapevole di quanto internet fosse importante per arrivare a un editore e so bene che probabilmente senza Facebook e Instagram forse non sarei mai riuscita a pubblicare. E infatti sono stata contattata da Marta Treves di Mondadori un anno e mezzo dopo l’apertura della pagina. Ricordo che era il 2 maggio. Alle 10 di sera mi è venuto in mente di controllare la mail. Per fortuna, perché non lo faccio spesso. E c’era proprio una mail da parte della Mondadori, che si diceva interessata a incontrarmi”. Marzia Sicignano ha atteso il mattino dopo per rispondere: “Era troppo tardi per chiamarli. Così l’ho contattata all’indomani dal pullman che mi portava all’università”. Ed è arrivato il contratto.

Ma per la giovane autrice come dovrebbe essere definito Io, te e il mare, un romanzo o una raccolta di versi? “Credo si possa leggere sia come una raccolta di poesie, quindi in modo non lineare, sia come un romanzo, per scoprire la trama. Anche se è una definizione un po’ fuori moda, parlerei di prosimetro, perché di fatto il libro è composto da un misto di prosa e versi. Ma al di là delle classificazioni, il libro rispecchia il mio stile. Non saprei spiegarlo diversamente”. E come nasce questo “stile”? “Lo confesso, mi sento molto più a mio agio con i versi, e ho cominciato a scrivere in prosa dopo averne parlato con l’editor. Con lei abbiamo lavorato sulla struttura e sulla narrazione. Anche per la Mondadori si trattava di una sperimentazione”. Quanto alla possibilità di dedicarsi in futuro a un romanzo “tradizionale”, l’autrice è consapevole di dover prima “acquisire una certa maturità”. In ogni caso, vorrebbe sperimentare più linguaggi.

Il libro parla d’amore, anzi del primo amore. Ma c’è anche un altro tema che ricorre: la paura. Si tratta di sentimenti sempre correlati, oppure di una condizione legata all’età? “In realtà nel libro la paura è legata più al carattere della protagonista, che all’età. Credo addirittura che durante il primo amore si possa avere meno paura di quanta poi se ne avrà in futuro, perché non ci sono termini di paragone, si è ancora un po’ ingenui. Volevo mettere in luce le insicurezze dei due personaggi, è per questo che parlo molto anche del passato di entrambi, per legare quella fragilità alla paura dell’abbandono”. Forse non è un caso che – come ci spiega – nelle prime presentazioni oltre ai coetanei dell’autrice arrivino anche lettrici (e qualche lettore) adulti.

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