A Tempo di libri si è parlato della chiusura forzate delle case editrici in Turchia, del controllo censorio sull’editoria scolastica in Ungheria, e della repressione in Egitto e in Cina, oltre che della situazione in Italia

Sin dalla prima delle anteprime, che ha visto protagonista Asli Erdogan, fra le più importanti rappresentanti della letteratura turca contemporanea, da poco scarcerata, la Fiera Tempo di Libri, che si è appena conclusa, ha dimostrato attenzione al tema della libertà di pensiero e di stampa, con una serie di inviti a una riflessione sui contesti e i regimi che negano tali fondamentali libertà.

Nell’ultima giornata della Fiera, che si è chiusa non a caso il 23 aprile, Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, in un incontro organizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori, la Federazione degli editori europei e l’Unione internazionale degli editori, sono intervenute personalità del mondo dell’editoria che conoscono bene, purtroppo, le limitazioni della libertà di espressione.

L’appuntamento, dal titolo “Nella geografia del dissenso. Voci e luoghi di una resistenza civile”, è stato moderato da Lorenzo Fazio, editore di Chiarelettere, ed è stato aperto dal presidente dell’Aie Federico Motta. Si è parlato, tra le altre cose, della chiusura forzate delle case editrici in Turchia, del controllo censorio sull’editoria scolastica in Ungheria, e della repressione in Egitto e in Cina. Presente anche Henrique Mota, vicepresidente della Fep.

Della sempre più grave situazione in Turchia ha raccontato Yonca Cingöz, mentre Angela Gui, studentessa di dottorato, figlia dell’editore di Hong Kong Gui Minhai, detenuto dal governo cinese dall’ottobre del 2015, ha sottolineato i problemi con la Cina.

Ildikó Török, rappresentante di una casa editrice ungherese che si occupa di scolastica, con l’improvvisa nazionalizzazione del settore è rimasta tra le poche a battersi per la differenziazione delle voci. Da un giorno all’altro è stata infatti vietata alle società private la produzione di libri scolastici, con regole contrarie alle norme Ue.

Yonca Cingöz, della associazione editori turca, ha raccontato degli scrittori in carcere nel suo Paese, che subiscono forti limitazioni alla possibilità fisica di leggere e scrivere. Si crea, inoltre, un clima di “auto-censura”. Non solo: spesso gli scrittori turchi partecipano ai festival all’estero dietro la “promessa” di non rispondere a domande sul tema della libertà di espressione.

In collegamento via Skype, ʿAlāʾ al-Aswānī ha detto la sua sulla situazione in Egitto.  Nato in Islanda, l’editore norvegese Kristenn Einarsson da anni si batte per la salvaguardia della libertà di stampa nel mondo.

A parlare della situazione italiana, il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi, che ha spiegato come anche in Italia il giornalismo abbia problemi di libertà. Lo stesso Lorenzo Fazio ha spiegato che “davanti a quelli di paesi come Turchia e Cina i problemi italiani impallidiscono, ma anche da noi la situazione per gli editori, gli autori e i giornalisti non è semplice. Si pensi a quanto avviene in zone del Paese in cui giornalisti e cittadini lottano in solitudine contro mafie e corruzione, e che le istituzioni non dovrebbero lasciare soli”.

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