Stando a un’inchiesta del Sole 24 Ore, che si basa su documenti finanziari e contratti immobiliari, Elena Ferrante sarebbe la traduttrice Anita Raja, moglie dello scrittore Domenico Starnone. Ma la caccia all’identità dell’autrice de “L’amica geniale”, da anni avvolta nel mistero, fa arrabbiare scrittori e lettori…

Elena Ferrante è Anita Raja (traduttrice dal tedesco e moglie dello scrittore Domenico Starnone) come un’inchiesta firmata da Claudio Gatti e pubblicata dalla Domenica del Sole 24 ore proverebbe? In queste ore in rete si è tornati a discutere, e non poco, sull’identità della scrittrice italiana più letta al mondo, da anni avvolta nel mistero.

L’inchiesta giornalistica in queste ore è attaccata da molti scrittori e lettori (“questo non è giornalismo”; “smettetela di indagare sull’identità della scrittrice, piuttosto leggete i suoi libri”; “Elena Ferrante ha tutto il diritto di non svelare la sua identità”: così si possono sintetizzare gran parte dei commenti), pubblicata in contemporanea anche dal tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, dal sito francese Mediapart e da quello della New York Review of Books, si basa su documenti finanziari e relativi contratti immobiliari (come fa notare Il Post, Gatti ha ottenuto informazioni sui compensi che Raja avrebbe ottenuto da E/O da una fonte anonima).

Scrive Gatti a proposito della presunta autrice, amatissima negli Stati Uniti (in inglese è tradotta da Ann Goldstein, conosciuta anche per il suo lavoro come copy per il New Yorker), e in questi giorni prima in classifica in Germania: “(…) Un’analisi dei redditi registrati da Edizioni e/o e da Anita Raja negli ultimi anni, quelli del boom della tetralogia de L’amica geniale, è illuminante. Nel 2014 il bilancio di Edizioni e/o Srl riporta ricavi per 3.087.314 euro, con un aumento di oltre il 65% sul 2013. Nell’anno successivo, il 2015, il balzo è ancora più significativo: i bilanci si chiudono a 7.615.203 euro, pressappoco il 150% in più rispetto al 2014. Lo stesso trend in forte ascesa è replicato dai compensi che ci risultano essere stati pagati da Edizioni e/o a Raja. Abbiamo infatti appurato che nel 2014 sono aumentati di quasi il 50%, mentre nel 2015 hanno fatto un ulteriore balzo di oltre il 150 per cento. Il compenso totale pagato l’anno scorso da Edizioni e/o a Raja è arrivato a superare di oltre sette volte il compenso del 2010, quando il successo dei suoi libri era ancora circoscritto all’Italia e ancora non era stato pubblicato il primo volume della tetralogia“. Più avanti, nell’articolo, si citano visure catastali e immobili acquistati negli anni da Anita Raja e, di recente, dal marito. E si citano anche altre presunte prove.

Raja è figlia di un magistrato napoletano, Renato Raja, e di Golda Frieda Petzenbaum, un’insegnante di tedesco ebrea nata in Germania ma di origine polacca, sopravvissuta all’Olocausto. Va anche ricordato che tempo il sito Dagospia sostiene che Elena Ferrante sia lei.

elena ferrante

Già Marco Santagata, su La Lettura, basandosi su una serie di “prove” letterarie e non solo, qualche mese fa aveva ipotizzato, come avevamo raccontato nei dettagli, che dietro lo pseudonimo Elena Ferrante si nasconderebbe la docente napoletana Marcella Marmo. In passato si sono fatti altri nomi: da Goffredo Fofi allo stesso Domenico Starnone, passando per gli editori di E/o Sandro Ferri e Sandra Ozzola.

Ogni volta che si pubblicano articoli su questo argomento, la casa editrice reagisce stizzita.

Stando a gran parte dei commenti che si leggono in rete in questi casi, vaì detto che ai lettori non sembrerebbe importare molto della sua reale identità.

In questo caso in particolare, molti scrittori e addetti ai lavori, sui social e non solo, hanno criticato l’inchiesta del Domenicale. “L’identità altrui certe volte ossessiona chi è in cerca della propria”, scrive su Twitter Nicola Lagioia. Michela Murgia sottolinea: “La tristezza di andare a frugare nei movimenti economici delle persone per dimostrare chi è Elena Ferrante la chiamate ancora giornalismo?”. Polemici anche i Wu Ming: Intelligenza collettiva e capacità di fare inchiesta non sarebbe meglio usarle contro il potere anziché per sapere chi è Elena Ferrante?”. Contattato dall’Adnkronos, Erri De Luca fa notare: “Questa sorta di indagini patrimoniali farebbero bene a svolgerle per stanare gli evasori invece degli autori. Credo che se si vuole scrivere mantenendo l’anonimato di fronte al pubblico se ne ha tutto il diritto”.

Allo stesso tempo, però, nelle librerie italiane è da poco arrivata una nuova edizione de La frantumaglia, l’opera in cui Elena Ferrante si racconta e risponde, a suo modo, ad alcuni dei quesiti che si pongono i suoi tantissimi lettori nel mondo, compresi quelli sulla sua identità…

elena ferrante la frantumaglia

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