Sandro Ferri e Sandra Ozzola, fondatori di E/O, dicono no alle richieste di Amazon, e diffondono un duro comunicato nei confronti del più grande negozio online di libri – I dettagli

In questi giorni si parla di Amazon per l’agitazione sindacale nel magazzino di Piacenza a causa delle condizioni di lavoro che i sindacati definiscono “insostenibili”. Ma è polemica anche nel mondo dell’editoria. Sandro Ferri e Sandra Ozzola, fondatori di Edizioni E/O, la casa editrice di Elena Ferrante, dicono infatti no alle richieste del colosso di Seattle, e diffondono un duro comunicato nei confronti del più grande negozio online di libri (e non solo) nel mondo che, come sottolineano i due editori, “ovunque tende al monopolio e in alcuni paesi già controlla la maggior parte del mercato” (“ha creato occupazione, ma ha costretto alla chiusura tantissime librerie, con conseguente perdita di posti di lavoro”).

Come ricordano Ferri e Ozzola “molti consumatori accettano Amazon per i suoi prezzi (in genere più scontati quando le leggi nazionali lo consentono) e per l’efficienza. Abbiamo visto con quali conseguenze per le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti e per l’impoverimento del territorio, Amazon riesce a ottenere questa efficienza. I suoi prezzi spesso vantaggiosi sono il risultato di una politica che a volte è arrivata ai limiti del dumping (vendere a prezzo minore o pari a quello d’acquisto dai fornitori)…”.

E arriviamo alla contesa tra e/o e Amazon: “Noi siamo appena stati oggetto di tali richieste. Ci è stato richiesto uno sconto (quello che gli editori pagano ai distributori e alle librerie come loro ‘quota’ del ricavo finale) a loro favore troppo gravoso per noi e neppure giustificato dal volume dei loro affari con la casa editrice. Di fronte al nostro rifiuto, Amazon ha sospeso l’acquisto di tutti i nostri libri e ha reso quelli che aveva in magazzino. (Attualmente sul loro sito i libri E/O cartacei sono in vendita solo attraverso soggetti terzi, quindi a condizioni più sfavorevoli per tempi di consegna e per costi di spedizione addebitati al cliente)”.

A questo punto – scrivono ancora i fondatori della casa editrice romana, “i consumatori potrebbero dire che si tratta di negoziazioni tra imprese e che a loro interessa solo avere un buon prezzo e un servizio efficiente. Il nostro punto di vista è che siamo in presenza di un’azienda che tende pericolosamente e con parziale successo ad avere una posizione dominante nel mercato del libro, sicuramente per quanto riguarda il settore dell’e-commerce. Quindi non un’azienda qualsiasi, ma QUELLA che potrebbe in futuro essere l’unica (o quasi) venditrice di libri. È evidente che il pericolo per la libertà di espressione è reale, costante e quotidiano. Inoltre le case editrici hanno bisogno di margini economici sufficienti per investire nella ricerca di nuovi autori e di nuove proposte. Se questi margini vengono troppo erosi, le case editrici rischiano di sparire (assieme alle librerie, agli autori e a tutto il mondo del libro)”.

Il comunicato si chiude con un appello: “Per questo abbiamo detto NO. Per questo chiediamo il vostro sostegno di lettori, di cittadini che non possono ridursi a essere solamente consumatori ma sono consapevoli di essere anche parte di un territorio (che non può essere desertificato), lavoratori e soggetti degni e liberi di una comunità plurale”.

Fotografia header: Jeff Bezos, fondatore di Amazon

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