A un mese dalle elezioni, lo scrittore Nicola Lagioia fa notare come la cultura (e la promozione della lettura in particolare) sia praticamente assente (o confinata nelle periferie dei programmi) dalle proposte di tutti i partiti politici. Eppure, dal mondo dell’editoria libraria arrivano non poche notizie positive: “Ma quello che manca è un sistema di leggi in grado di sostenere, incentivare e collegare in maniera virtuosa i grandi operatori della filiera: editori, librerie, biblioteche, scuola…”.

Nicola Lagioia, scrittore premio Strega e direttore del Salone Internazionale del libro di Torino, a un mese dalle elezioni, intervendo su La Stampa in un articolo dal titolo “Mettete dei libri nei vostri programmi”, fa notare come la cultura sia praticamente assente (o confinata nelle periferie dei programmi) dalle proposte di tutti i partiti politici.

LE DIFFERENZE TRA NORD E SUD

In particolare, l’autore pugliese si sofferma sul mondo che conosce meglio, quello dell’editoria libraria e della lettura: “(…) In Italia, com’è noto, si legge poco. La differenza tra centro-nord e Mezzogiorno è sconcertante anche in questo campo. A chi dovesse credere che approccio al libro e potere d’acquisto non siano in relazione, consiglierei di incrociare la classifica delle regioni italiane ordinate per reddito medio con quella che fa riferimento agli indici di lettura: le graduatorie coincidono quasi implacabilmente”.

“LA PIU’ GRANDE INDUSTRIA CULTURALE DEL PAESE”

Non mancano, però, le notizie positive: “(…) Con i suoi ‘pochi’ lettori, il mercato del libro genera in Italia oltre tre miliardi di fatturato. Come notava il presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi, si tratta della «prima industria culturale del paese», un settore che vale economicamente più del cinema, della musica, del teatro, del sistema museale. L’editoria riesce inoltre a mantenersi sul mercato, campa dei propri lettori. Non è scontato quando si parla di cultura…”.

Come sottolinea lo stesso Lagioia nella sua riflessione, in Italia manca però “una vera grande legge per il potenziamento e la promozione del settore”. Legge che il ministro della Cultura uscente, Dario Franceschini, ha annunciato ma non ha fatto in tempo a realizzare.

NEL PROGRAMMA DEL PD SI (RI)PARLA DI UNA NUOVA LEGGE DI SETTORE

A questo proposito, va detto che nel programma elettorale del Partito Democratico si parla proprio di questo aspetto: “(…) Riguardo invece all’editoria, serve una nuova legge di settore per sostenere tutti i soggetti della filiera: case editrici, librerie, distributori, traduttori, autori e autrici tra cui anche illustratori e fumettisti. Occorre rafforzare il Piano nazionale per la promozione della lettura, favorendo virtuose sinergie tra reti di scuole, biblioteche, archivi e luoghi della cultura e potenziare il Centro per il libro e la lettura e l’investimento sulla Capitale italiana del libro”.

“LE CASE EDITRICI ITALIANE SEMBRANO PROGETTATE PER MERCATI PIU’ MATURI…”

Tornando all’intervento di Lagioia, per l’autore, nonostante i problemi non manchino, in Italia “abbiamo un’offerta di grande qualità. Le case editrici italiane sembrano progettate per mercati più maturi, ricchi e sviluppati del nostro. Siamo il paese di Aldo Manuzio, dalla nostra scuola sono venute fuori nei decenni personalità di enorme spessore, audacia, inventiva. Tra editor, traduttori, redattori, grafici, possiamo inoltre contare su professionisti molto competenti (non di rado pagati male, le condizioni di chi lavora nell’editoria sono un tema mai affrontato sul serio) che di fatto consentono di non scendere sotto uno standard che rimane alto“.

Per Lagioia quello che manca, e che è assente dai programmi dei partiti che si sfideranno il 25 settembre, è dunque un “sistema di leggi in grado di sostenere, incentivare e collegare in maniera virtuosa i grandi operatori della filiera: editori, librerie, biblioteche, scuola”.

“La promozione della lettura è una battaglia di civiltà sul fronte interno, mentre all’estero rafforzerebbe in modo non banale la nostra influenza. Puntare sui libri in un paese come l’Italia: è uno dei rari temi su cui l’intera classe politica potrebbe dirsi d’accordo. E possibile saperne qualcosa, o meritiamo solo urla e schizzi da questa campagna elettorale”, conclude lo scrittore nel suo articolo pubblicato da La Stampa.

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