Mentre oltremanica si discute di sintomi di burnout sempre più sperimentati da lavoratrici e lavoratori del settore editoriale, arrivano i risultati del sondaggio anonimo di Redacta, per provare a rispondere alla domanda “come vive chi lavora con e dietro i libri?”, e che ha coinvolto soprattutto freelance dell’editoria “under 40” (la maggior parte degli 825 rispondenti è nata tra il 1984 e il 1995). Spesso le risposte evidenziano una “bassa remunerazione del lavoro” e… – I particolari

Il dibattito sulle problematiche legate al lavoro in ambito culturale non è certo una novità, tra precariato e altri aspetti, alcuni emersi, in Italia come all’estero, dopo la pandemia (e che, va detto, spesso riguardano in generale l’attuale mondo del lavoro).

Discussioni che coinvolgono anche le lavoratrici e i lavoratori editoriali e di cui certo non si parla solo in Italia (è dei giorni scorsi questo articolo di The Bookseller dal titolo New research from The FLIP finds that while 77% of staffers enjoy work most have experienced burnout).

A proposito di questi temi arrivano ora i risultati di un sondaggio promosso da Redacta per provare a rispondere alla domanda “come vive chi lavora con e dietro i libri?”.

A rispondere alle domande sono state 825 persone, tra redattrici e redattori, traduttrici e traduttori, editor, grafiche e grafici, uffici stampa, social media manager, illustratrici e illustratori, oltre ad autrici e autori.

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In particolare, la sezione di Acta – l’associazione dei freelance dedicata a chi lavora con i libri – ha raccolto dati a partire da giugno 2023.

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Va premesso che il sondaggio anonimo in questione, a quattro anni dal precedente, ha coinvolto in particolare lavoratrici e lavoratori freelance “under 40”: nello specifico, infatti, la maggior parte dei rispondenti è nata tra il 1984 e il 1995; in particolare, tra chi ha risposto di lavorare in editoria come “attività unica”, il 29,4% lo fa con partita iva, il 28,8% da dipendente a tempo indeterminato e il 13,6% con la formula del diritto d’autore. Altro dato importante da considerare: del totale delle persone che hanno partecipato a questo sondaggio, quasi il 63,3% non ha un impiego da dipendente.

I redditi più alti sono quelli di chi è dipendente a tempo indeterminato; seguono co.co.co. e partite iva, mentre, sempre stando al sondaggio, “il diritto d’autore dà i compensi più bassi”.

Sempre a proposito del variegato mondo dei freelance dell’editoria, tra chi ha risposto al sondaggio, il numero di clienti medio per ciascun professionista è pari a 3 (tra l’altro, il 34,3% deriva oltre il 75% del proprio fatturato da un solo cliente).

Restando al campione coinvolto, si legge inoltre che il 36,7% delle persone rispondenti vive in Lombardia (seguono Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte) e il 48,4% vive in una città di grandi dimensioni.

Specificati questi aspetti, veniamo agli altri dati: dal sondaggio anonimo di Redacta (sezione di Acta che dal 2019 si occupa del settore librario dal punto di vista del lavoro) emerge che è pari a 17.660 euro il reddito mediano annuo netto dei rispondenti (solo il 2.4% ha raggiunto o superato i 50mila euro). In particolare quando si parla di freelance del settore, si evidenzia quindi la “bassa remunerazione del lavoro“.

Solo la metà di chi ha risposto al sondaggio ritiene il proprio reddito “sufficiente a mantenersi”: il 34,4% riceve aiuti (da famiglia, partner o amici), il 6,3% può integrare con redditi non da lavoro; il 9%, invece, dichiara di non riuscire a mantenersi con il proprio reddito da lavoro.

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Da questo osservatorio (che, come chiarito, riguarda una parte specifica delle lavoratrici e dei lavoratori dell’editoria libraria) emerge che “le donne che riescono a mantenersi col reddito da lavoro sono in percentuale meno rispetto agli uomini“.

A chi lavora nell’industria del libro come freelance, piace soprattutto il contenuto del lavoro, ma anche la “flessibilità di luoghi e tempi“. Il problema principale è rappresentato dai “compensi bassi” e dalla “(dis)organizzazione del lavoro: troppe urgenze ed eccesso di concentrazione dell’attività in certi periodi”.

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