Lutto per la scomparsa, a 70 anni, di Paolo Isotta. Grande esperto di lirica, a lungo temuta “firma” del Corriere della Sera, e autore di numerosi saggi

Il critico musicale Paolo Isotta, 70 anni, è morto nella sua residenza di corso Vittorio Emanuele, a Napoli.

Nato nel capoluogo campano nel 1950, Isotta era figlio di un avvocato civilista e aveva studiato presso il liceo classico Umberto I di Napoli, per poi iscriversi alle facoltà di Giurisprudenza e di Lettere dell’Università Federico II. Avevo inoltre studiato pianoforte con Vincenzo Vitale e composizione con Renato Parodi e Renato Dionisi, per poi diventare nel 1971 professore straordinario al Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria, ordinario a Torino e infine a Napoli.

Professore Emerito del Conservatorio Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli dal 2019, dal 1974 aveva invece esercitato la critica musicale, facendosi assumere prima al Giornale da Indro Montanelli e lavorando poi, per trentacinque anni, al Corriere della Sera.

Nel 1994 aveva lasciato l’insegnamento “per progressiva intolleranza verso gli allievi attuali” e nel 2017 si era visto attribuire il Premio Isaiah Berlin alla carriera, dopo avere firmato alcuni tra i più autorevoli saggi sui più grandi compositori del Belpaese, da Paisiello a Rossini, da Donizetti a Verdi.

Collaboratore anche de Il Fatto Quotidiano e di Libero, Isotta aveva diretto le collane Musica e Storia per Mondadori e La Musica per Rusconi, distinguendosi intanto fino dagli anni Settanta per pubblicazioni come I diamanti della corona. Grammatica del Rossini napoletano (1974), Dixit Dominus Domino meo: struttura e semantica in Händel e Vivaldi (1980), Il ventriloquo di Dio. Thomas Mann: la musica nell’opera letteraria (1983) e Victor De Sabata: un compositore (1992).

Negli ultimi anni, Isotta aveva scritto invece La virtù dell’elefante: la musica, i libri, gli amici e San Gennaro (Marsilio, 2014, Premio Acqui Storia 2015, Premio giornalistico Italo De Feo), Altri canti di Marte (Marsilio, 2015), Paisiello e il mito di Fedra (Napoli, 2016, Premio Paisiello 2017), Jérusalem: Verdi et la persécution de l’honneur (Liegi, 2017), Il canto degli animali. I nostri fratelli e i loro sentimenti in musica e poesia (Marsilio, 2017, finalista Premio Viareggio-Rèpaci 2017), La dotta lira. Ovidio e la musica (Marsilio, 2018, finalista Premio Napoli 2019) e Verdi a Parigi (2020).

Dal 4 marzo, nella collana Specchi di Marsilio, sarà in libreria il suo ultimo libro, San Totò, in cui Paolo Isotta aveva individuato un filo capace di unire Antonio De Curtis ad Aristofane, Plauto e Orazio, fino ad arrivare alle maschere della Commedia dell’Arte e alla Rivista del Novecento.

San Totò Paolo Isotta

Chi non ha visto Totò a teatro non ha visto Totò“, si era infatti sentito sempre dire Paolo Isotta dal padre, anche se ad oggi del cosiddetto “Principe della risata” abbiamo solo le interpretazioni cinematografiche. L’autore la ritiene invece una fortuna, perché si può così tentare di ricostruire un’immagine intera dell’attore, in un’impresa che Isotta stesso aveva dichiarato di affrontare non da esperto, bensì da innamorato di Totò.

Com’è nato l’uomo-marionetta? Perché nelle sue mani persino la lingua latina diventava strumento eversivo? Da quali tare della cultura italiana deriva il disprezzo che gli intellettuali gli riserbarono dagli anni Quaranta alla morte?

Nella prima parte del volume Paolo Isotta ha tentato di rispondere a queste domande con un ritratto sintetico ma completo, in cui rivivono il genio e le contraddizioni di un gigante come lui. Nella seconda parte, che invece rappresenta a modo suo una novità, viene costituita una “scheda per film“, in cui il talento di Totò emerge non solo e non tanto nella recitazione, quanto piuttosto nella creazione, attraverso battute memorabili “ai vertici della metafisica”.

Paolo Isotta

nota: ringraziamo per la foto – a cui Paolo Isotta era particolarmente legato – la casa editrice Marsilio.

Libri consigliati