“Tra i due estremi del mistico e del missionario c’è tutto Arturo Paoli (morto a 102 anni il 13 luglio scorso, ndr) così come ho avuto l’opportunità di conoscerlo…”. Su ilLibraio.it il ricordo di Maurizio Donati, editor di Chiarelettere

Se n’è andato il 13 luglio scorso. Arturo Paoli ha vissuto tante vite nei suoi 102 anni. Indomito missionario tra gli ultimi degli ultimi in America Latina durante gli anni terribili della dittatura militare. Mistico singolarissimo capace di un pensiero profondo precipitato interamente nella sua esperienza di vita. Tra i due estremi del mistico e del missionario c’è tutto Arturo Paoli così come ho avuto l’opportunità di conoscerlo io grazie al comune amico Luigi Zoja che per primo mi parlò di questo sacerdote eccezionale che da qualche anno ormai abitava nei pressi di Lucca.

Paoli ha saputo raccontare con straordinaria bellezza due temi che sembrano stranieri a un sacerdote: la donna e l’anarchia. Ma lui non era un sacerdote qualsiasi. Per questo vorrei ricordare Arturo, e così un po’ anche salutarlo, attraverso la storia di Nelly.

pazienza del nulla
Tra i suoi ultimi libri ricordiamo La pazienza del nulla, con introduzione di Luigi Zoja, pubblicato da Chiarelettere nel 2012.

Chi è Nelly? Nelly è stata amica di Arturo Paoli, legata alla sua comunità dei piccoli fratelli del Vangelo. Nata a San Miguel de Tucuman in Argentina, medico e madre di cinque figli. Nelly e il marito subirono un arresto durante una manifestazione sindacale negli anni Settanta. Furono rilasciati pochi giorni dopo. Nel 1976 il marito, anche lui medico, si trasferì in Venezuela grazie a un incarico di lavoro. Nelly e i figli si preparavano a raggiungerlo. Il 18 febbraio 1977, appena prima del decollo, furono prelevati dai militari e condotti in un centro clandestino di detenzione. I ragazzi furono liberati dopo una settimana. Nelly è desaparecida il 25 febbraio 1977. La grazia e la bellezza di questa donna sono tutte raccolte nelle parole di Arturo. Eccole.

“Nelly è una delle tante donne argentine inghiottite dalla gola mostruosa della dittatura militare. Nelly era atea e anarchica ma la sua anarchia era senza definizioni, al di là delle ideologie, era la forma dell’uomo sciolto da tutte le definizioni. L’anarchia di Nelly non era anarchia politica, era la condizione di chi vive nel nulla non distrutto ma da questo nulla continuamente ricreato.”

Arturo Paoli ha immortalato il lato luminoso del nulla nella sua straordinaria espressione “la pazienza del nulla”, una frase spiazzante che ti resta attaccata addosso. Che proviene da un linguaggio libero, meno rigido di quello che comunemente usiamo per descrivere il nostro mondo interiore coi suoi sentimenti, le passioni, gli stati d’animo eccetera. Il nulla come libertà. Il nulla come insicurezza, perché “noi abbiamo paura della libertà, la libertà è senza margini e senza sicurezze e il giorno in cui la libertà diventa sicurezza si corrompe”.

D’altro lato “la schiavitù dà sicurezza, ti chiede l’anima ma ti dà in cambio stabilità…”. Frasi memorabili che per me varrebbe la pena sistemare bene in vista nelle scuole. Ma forse anche negli uffici e chissà pure altrove. In un periodo in cui sicurezza e stabilità sembrano definire la nostra ultima utopia politica e sociale – tutti desideriamo un mondo più stabile e più sicuro – se ci guardiamo bene intorno lo vediamo dove stiamo andando. Forse allora la direzione contraria percorsa da Arturo, “l’apprendistato dell’insicurezza”, è un bell’invito da seguire.

Cent’anni di fraternità

Nelly è il modello di questa libertà inedita. Nelly è forse lo stato di grazia. “Nelly mi ha dato un modello… Se dovessi definirla, la definirei una contemplativa maturata nell’esperienza del nulla… il Tutto lei non lo vedeva o per lo meno non riusciva a dargli un nome, ma il nulla sì, lo conosceva sperimentalmente… quel livello di autenticità da cui solo si può partire per l’avventura della libertà perché si è capito sperimentalmente cosa essa sia… Nelly non era un extraterrestre. Amava la bellezza, si vestiva con molta proprietà, era una donna piacente. Passò per una tentazione di suicidio. Un amico mi confidò che se ne stava chiusa in casa e che aveva rotto ogni comunicazione. Chiesi di vederla. Insperatamente mi aprì la porta. La casa mi parve l’immagine del caos. Il giorno dopo però, quando dal nulla cominciarono ad arrivare messaggi, la casa era tornata in ordine, manifestava la presenza di una donna di gusto e amante della vera, essenziale bellezza… Nelly, testimone del nulla, era capace di vivere ogni relazione affettivamente senza possedere, cioè senza cercare di trattenere oltre il suo limite la gioia che ogni forma d’amore genera, e senza rifiutare la tristezza che nasce quando l’amore ha superato il limite della gioia. In Nelly l’incapacità di giudicare, l’incapacità di possedere e la solidarietà non erano virtù, non erano il risultato di una lunga ginnastica della volontà, ma il segno del suo totale radicamento nel nulla. Nelly mi ha fatto capire la differenza tra estetismo e contemplazione. L’estetismo è una forma di voracità e di egoismo, è un modo d’impadronirsi delle cose, il bisogno di trovarle belle per consumarle. La contemplazione lascia le cose al loro posto, vede le cose vive, così come sono in realtà.” Forse è proprio questa differenza il segreto dell’amore. Lasciar libere persone e cose di essere quello che sono. Ciao Arturo, missionario, mistico, filosofo e tanto tanto altro. Grazie per la bellezza che hai saputo regalare.

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Fotografia header: Arturo Paoli - Foto di Davide Dutto

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