L’annuncio della prima edizione del Premio Strega viene dato da Maria Bellonci il 27 febbraio 1947. Come ricorda Stefano Petrocchi, attuale direttore della Fondazione, la memoria del referendum del 2 giugno 1946, in cui gli italiani hanno scelto la repubblica, è ancora vivissima, e lo testimoniano le parole scelte dall’ideatrice…

Come ricorda Stefano Petrocchi, attuale direttore della Fondazione Bellonci, l’annuncio della prima edizione del Premio Strega viene dato da Maria Bellonci sulla “Fiera letteraria” il 27 febbraio 1947.

Il premio è stato costituito col fondo di duecentomila lire messo a disposizione dai fratelli Alberti della ditta Strega, ed è inutile sottolineare quanto sia bello per noi che proprio due uomini dell’industria di gusto e di cultura, abbiano voluto dare il loro contributo ad una iniziativa della società letteraria. Per ricambiare la cortesia noi chiameremo questo premio il “Premio letterario Strega degli Amici della domenica”. Abbiamo pensato di farlo assolutamente indivisibile e per l’organizzazione ci siamo attenuti alle norme del referendum. Noi, cioè, non poniamo candidati, né pochi né molti. Hanno diritto al voto tutti gli amici che frequentano le nostre riunioni domenicali (che abbiamo calcolato in centocinquanta, comprese le signore e gli amici lontani). La prima votazione, che avrà luogo il 15 giugno, designerà con la maggioranza del suffragio cinque opere pubblicate negli ultimi dodici mesi. Dopo lo scrutinio, che avverrà immediatamente. Si comunicheranno ai votanti i nomi delle cinque opere segnalate per maggioranza di voti, e su queste, sempre con scheda segreta, si ripeterà la votazione. La proclamazione avverrà verso il 1° luglio in un locale pubblico. Sarà premiata un’opera narrativa (romanzo, racconti, diario, biografia).

Come sottolinea Petrocchi, “la memoria del referendum del 2 giugno 1946, in cui gli italiani hanno scelto la repubblica, è ancora vivissima, tanto che nello spiegare il meccanismo del premio Maria Bellonci adopera volentieri le parole della consultazione elettorale: “’eferendum’, appunto, e ‘candidati’, ‘votazione’, ‘suffragio’, ‘maggioranza’. Si avverte in questo annuncio la gioia di aver riacquistato l’esercizio dei diritti civili fondamentali dopo gli anni della dittatura e della guerra. Non soltanto nel lessico: è la struttura stessa del nuovo riconoscimento a venire disegnata dal desiderio di un’ampia partecipazione ai riti della società letteraria. In seguito Maria descriverà il gruppo degli Amici della domenica come una giuria ‘vasta e democratica’, più vasta – di fatto – di quella di qualunque altro premio allora esistente in Italia o all’estero. In essa, il giudizio di alcuni fra gli scrittori e le scrittrici maggiori del tempo (Banti, Brancati, Cialente, De Cèspedes, Flaiano… Morante, Moravia, Piovene… scorrere l’annuario del 1947 procura un brivido continuo) è chiamato a confrontarsi da pari a pari con quello di studiosi, pittori, musicisti, imprenditori, politici. Ma anche con quello di ‘signore senza interessi artistici’ accertati, registrano perplesse le cronache, e di altrettanti signori nella stessa posizione (ma qui nessuno ebbe nulla da obiettare). Cioè, diremmo oggi, con il giudizio dei lettori e delle lettrici, il quale – osservava Corrado Alvaro, fra i più attivi componenti del gruppo – ‘avrebbe temperato il parere dei letterati cosiddetti puri'”.

“È una storia nota – prosegue Petrocchi -, che amiamo raccontarci ogni anno e che rivive in questi giorni di candidature e fino al prossimo 8 luglio, quando celebreremo il libro vincitore della settantacinquesima edizione passando attraverso il settantacinquesimo compleanno della repubblica. La durezza di questi ultimi mesi ci ha insegnato una volta di più ‘che gli uomini esistono gli uni per gli altri e che gli scrittori non fanno eccezione’. Sono ancora parole di Maria Bellonci. L’augurio è che quello spirito di collaborazione e di rinascita che animava i fondatori del Premio Strega continui a essere attivo in tutti noi”.

 

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