Grammaticalmente parlando, e senza riferirci in questa sede al dibattito sull’inclusività della lingua legato alle identità di genere (che riguarda altri importanti aspetti), sappiamo che di solito i nomi che finiscono in -o sono maschili e quelli in -a femminili. Ma perché, allora, diciamo “la mano” e “il sistema”, anziché “il mano” e “la sistema”? E ancora: se “fine settimana” è maschile, come mai “fine secolo” è femminile? Lo scopriamo in questa breve guida, con consigli ed esempi per fugare i dubbi sul tema…

Negli ultimi anni il dibattito giornalistico, culturale e accademico sulle identità di genere ha interessato sempre di più anche la riflessione sulla lingua, con la conseguenza che quando si parla di maschile e femminile l’associazione di idee con questo macro-argomento è istantanea.

Nella guida qui presente, invece, ci riferiremo al maschile e al femminile in quanto genere grammaticale dei sostantivi a cui accordare un articolo, un aggettivo o un participio in maniera corretta.

Certo, la regola di base è presto detta: i sostantivi che finiscono in -o sono di genere maschile, quelli che finiscono in -a sono di genere femminile. Se fosse davvero così semplice, però, diremmo “il mano” anziché “la mano“, e “la sistema” sostituirebbe “il sistema“. E in che modo dovremmo regolarci con i nomi che terminano in -e o in -i?

Proviamo di seguito a fare chiarezza sul tema, analizzando insieme alcune delle eccezioni più ricorrenti e addentrandoci in quei meccanismi che permettono di capire come orientarci in ogni situazione.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Le parole maschili in -a

Appartengono a questa categoria diversi sottogruppi di sostantivi, in particolare:

• i nomi che finiscono in -amma (dramma, programma);
• i nomi che finiscono in -ma, se subito prima c’è una vocale accentata (panorà-ma, sistè-ma, clì-ma, arò-ma);
• i mestieri e gli aggettivi sostantivati che finiscono in -ista (artista, qualunquista), in -ota (pilota, cipriota) e in -eta (atleta, esegeta), e la cui forma femminile resta invariata.

Anche “amalgama” (che secondo i più avrebbe un’etimologia araba) è di genere maschile, così come il composto “fine settimana“, probabilmente per analogia con “il weekend” da cui è derivato.

Lo stesso vale per il pronome indefinito “qualcosa“: si dirà quindi “Nel capitolo 3 è successo qualcosa di insolito al protagonista” (o “Nel capitolo 3 è successa qualche cosa…”, ma mai “Nel capitolo 3 è successa qualcosa…”).

Le parole femminili in -o

In questo caso le considerazioni da fare sono ancora più semplici, perché quasi sempre si tratta di parole derivanti da un’abbreviazione: “la moto” (prima “motocicletta”), “la foto” (prima “fotografia”), ma anche “l’auto” (prima “l’automobile”).

Ci sono poi da tenere a mente le eccezioni “la mano“, “la radio” e “l’eco“, l’ultima proveniente dall’omonima ninfa che nella mitologia greca si innamorò del giovane Narciso: dal momento che si trattava di una donna, il genere del sostantivo è rimasto tale e quale anche in italiano (ma attenzione, perché al plurale diventa “gli echi“).

Quanto alle espressioni composte, sono femminili “fine secolo” e “fine millennio“, concepiti come contrazione di “la fine del secolo” e “la fine del millennio”, da non confondere quindi con il già nominato “fine settimana”.

Le parole in -e e le parole in -i

In genere le parole in -e in italiano sono di genere maschile, pur con qualche accorgimento da tenere a mente. La parola “acme“, per esempio, che indica un punto o un momento culminante, è femminile, proprio come il sostantivo “acne“, riferito invece a una seccatura della pelle comune soprattutto fra i più giovani.

Oscillante invece il genere di “turchese“, che quando indica il colore è maschile, ma quando si riferisce alla corrispondente pietra preziosa è femminile.

Rapido capitolo a parte, infine, per i sostantivi in -i, per i quali bisogna considerare la regola per cui i nomi di origine greca che finiscono in -li o in -si sono di genere femminile (come “metropoli” o “analisi”); negli altri casi, tendenzialmente, i nomi in -i sono di genere maschile.

 

Fotografia header: GettyEditorial 01-06-2021