“Se è vero – e ci credo strenuamente – che il bello salverà il mondo, diventa essenziale donare attenzione e cura alle parole”. Su ilLibraio.it la riflessione di Mariangela De Luca, insegnante di italiano e divulgatrice culturale sui social, che torna in libreria con “La lingua parla (di te) – Perché parlare e scrivere bene ti aiuta a vivere meglio”

Il dialogo sulla lingua non si esaurisce nelle aule, trova normale prosecuzione nella vita quotidiana, investe ogni aspetto della nostra esistenza e delle nostre giornate. L’approdo ai social, in tal senso, ha segnato un momento importante per me, strettamente collegato alla mia attività di docente.

In maniera ultronea, assolutamente spontanea, ho avvertito il desiderio di estendere oltre le ore mattutine questa mia grande passione per le parole. Attraverso la creazione di contenuti semplici e immediati, che potessero incuriosire, ho cercato di schiudere delle finestre sul passato in un’ottica futura.

Parlare bene può giovare a tutti e le parole si offrono a noi per la costruzione di uno scenario personale, in cui immaginarci in modi e maniere sempre diversi. Una parola non vale l’altra e anche nella scelta dei sinonimi, bisogna considerare sfumature di significato ed eventuali risemantizzazioni che decidiamo di attribuire a una parola; mi spiego meglio, le parole possono essere diverse a seconda del significato che decidiamo di attribuire loro, in base al contesto o alla situazione che stiamo vivendo.

È un gioco caleidoscopico ed estremamente affascinante da compiere alla scoperta, prima di tutto, di sé stessi. Il mio approccio, proprio in virtù di questa logica – o forse dovrei dire di questa fantastica – non è mai prescrittivo; cerca, piuttosto, di sortire un effetto induttivo e seduttivo: le belle parole seducono, noi e gli altri.

Se è vero – e ci credo strenuamente – che il bello salverà il mondo, diventa essenziale donare attenzione e cura alle parole. Le parole – in particolare quelle utilizzate in poesia – sono capaci di miracoli: intessono trame, aprono mondi, ci trasportano altrove. La parola si presta a un contenuto breve, spendibile sui social, perché è essa stessa soffio, attimo, immagine scorsa al finestrino.

Mi hanno domandato spesso come ci si possa accontentare di questi contenuti; il mio intento non è di certo quello di fornire un sapere confezionato e bastevole a sé stesso; un mio video intende creare curiosità in chi ascolta o chi legge, accendere una miccia, dare uno spunto di lettura o di studio. Rappresenta solo il primo passo verso un approfondimento. Chiaramente la mia “deontologia professionale”, il mio approccio da insegnante emerge ogni tanto in contenuti di natura strettamente normativa (ripenso a un post dedicato all’uso improprio del blasonatissimo “piuttosto che”); in quell’occasione non mancarono arringhe e accesi dibattiti con gli utenti. Come si evince dal mio libro, non credo o non nego che la lingua si sostanzi nel cambiamento, al contrario, ne sono fermamente convinta; la lingua si modella quotidianamente, attraverso un limio costante.

Tuttavia, credo che ci sia un’abissale differenza tra l’analisi di un fenomeno e la sua condivisione; il cambiamento non deve necessariamente essere sinonimo di impoverimento. In una logica che vede le parole assottigliarsi, in forma e contenuto, è opportuno procedere seguendo la corrente opposta: solo la conoscenza ci dà il privilegio immenso della scelta.

Conoscere ti permette di disporre di un ventaglio di soluzioni infinite, perché potrai sempre giocare a combinare quello che hai imparato in maniera diversa, a seconda dei contesti. Procedendo secondo quest’ottica potrai calibrare una risposta in base al tuo interlocutore, scegliendo, in maniera consapevole, se sposare i principi di un cambiamento o meno.

Le parole hanno una loro grazia e insegnano l’arte della gentilezza, senza chiedere nulla in cambio. Sono contenta che questo valore traspaia dalla pagina, come ho potuto constatare in diverse occasioni: chi segue i miei contenuti, si rivolge a me utilizzando modi garbati, anche e soprattutto in caso di critica e lo fa – non ci si crederà – dandomi del Lei. In casi del genere mi fermo e sorrido: ecco una delle tante magie di cui le parole sono capaci.

mariangela de luca la lingua parla di te

L’AUTRICE – Mariangela De Luca, laureata in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, è insegnante di italiano, divulgatrice culturale (su Instagram è larossa.pinta) e autrice. Fino a giugno 2021 ha curato una rubrica sulle parole perdute per il programma La Banda dei FuoriClasse di Rai Gulp. Nel 2021 ha pubblicato Galeotto fu ’l libro con Sperling & Kupfer e La lingua parla (di te) – Perché parlare e scrivere bene ti aiuta a vivere meglio è il suo secondo libro.

Per l’autrice le parole che scegliamo per comunicare non testimoniano semplicemente dello stato attuale dell’italiano, ma dicono molto di chi siamo. Il linguaggio è infatti “un transito continuo tra noi e il mondo, uno sdoppiamento tra chi siamo e chi vorremmo essere, tra chi siamo e chi siamo stati”. E “se diventiamo padroni delle nostre parole, saremo automaticamente padroni di noi stessi; ci mostreremo più sicuri, più sereni, più carismatici”.

Diventare migliori grazie alle parole, le nostre e quelle di chi ci ha preceduto: è questa la prima lezione di La lingua parla (di te). Il linguaggio possiede infatti “una forza particolare, in grado di investire e far mutare in meglio i nostri rapporti sociali e lavorativi”, e spesso la chiave del cambiamento risiede proprio nelle parole attraverso cui decidiamo di dare forma al nostro mondo e nel modo in cui scegliamo di raccontarlo a chi ci sta attorno.

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