Su ilLibraio.it un capitolo da “Contrappasso”, il primo romanzo di Andrea Delogu, conduttrice e autrice radiofonica e televisiva di successo, che narra una storia spaventosa, che è anche una riflessione attuale sul rapporto degli umani con l’ambiente che li ospita
Conduttrice e autrice radiofonica e televisiva di successo, Andrea Delogu ha pubblicato nel 2014 il memoir La collina (Fandango Libri), scritto insieme ad Andrea Cedrola, in cui ha raccontato i primi dieci anni della sua vita, vissuti vissuto nella comunità di San Patrignano, con i suoi genitori, Walter Delogu e Titti Peverelli. Nel 2019 è tornata in libreria con Dove escono le parole (Rai Eri), in cui ha raccontato la vita da dislessica in Italia.
Ora esce per HarperCollins Italia Contrappasso, il suo primo romanzo, una storia spaventosa, che è anche una riflessione attuale sul rapporto degli umani con l’ambiente che li ospita.
La trama? Nessuno si aspettava il Contrappasso. Eppure, in una giornata simile a tante altre, gli esseri umani avevano iniziato a morire in modi violenti e atroci. Per motivi sconosciuti uccidere un animale, che fosse un insetto, un mammifero, un pesce, significava condividerne, all’istante, la stessa sorte. Gli eventi di quel giorno sono ormai storia, e il mondo a suo modo si è adattato alla nuova normalità seguendo il Piano di Sopravvivenza, fra squadre di Arginatori, sacrifici al Dovere, punizioni al Ritmo Delta, isole fantasma e colonie di ribelli. Ma un’indagine portata avanti da eroi insospettabili li condurrà a scoprire la verità sulla neonata società e sul suo castello di potere e sangue, spostando in continuazione il confine fra ciò che è giusto e sbagliato, fra ciò che è opportuno e ciò che è sconveniente ma utile a conservare un tratto di umanità.
Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo un estratto:
Seduta sul tram, Sara ripassò la sua giornata difficile: un lavoro lasciato a metà, la paura di morire nel bagno di un ex eroe nazionale, la tristezza di una personalità decaduta, ma anche un incontro diverso che accarezzava il suo ego. Qualcuno al quale lei era piaciuta. Non era abituata a sentirsi speciale, bella, desiderabile. Era piaciuta ad altri uomini, si era innamorata qualche volta, ma erano storie finite, che avevano lasciato dell’esperienza in più e nessun segno indelebile. Ed era sempre stata lei a decidere quando e se essere amabile. Robert, al contrario, l’aveva notata e corteggiata mentre lei era impegnata a rendersi detestabile. Questa sensazione le era totalmente nuova.
Il vagone a levitazione magnetica dondolava nella sua lentezza, scandita dal suono dei vaporizzatori che inondavano la via di eucalipto, quando Sara tornò alla realtà. Cazzo! Le mancava tutta la parte della vita privata di Ava Glacé, il racket dei corpi e la legge che aveva varato. In pratica le mancava l’unica vera ragione per cui era andata da Aron. Sarebbe dovuta tornare da lui. Non avrebbe voluto, ma doveva riprovarci. Scese alla sua fermata, s’incammino verso casa respingendo i pensieri devianti su Robert e ripassando ancora una volta l’intervista fatta ad Aron, più nel dettaglio che poteva.
«Porca troia!» sobbalzò. «Michael, la famiglia Mazi.»

Andrea Delogu – foto di Chiara Stampacchia
S’inchiodò e cominciò a mormorare fra sé e sé: «Potrebbe servirmi. Forse non è niente, forse è solo una stronzata inventata da Aron per mettermi alla prova, o forse no…». La sua mente si era appena spaccata in due. Finalmente il buio era stato trafitto da un raggio di luce. Anche se flebile, era comunque una pista praticabile. Aveva l’impulso di correre a casa, di muoversi alla svelta per capire che cosa aveva appena scoperto, ma non poteva che limitarsi a camminare. In un mondo dove la lentezza poteva salvarti la vita, accelerare per un’impellenza, qualunque essa fosse, rappresentava l’anticamera della morte.
Capitava che i sensori del marciapiede non rilevassero la presenza di insetti, e non perché non funzionassero: il sistema aveva una tecnologia raffinata, ma quegli esserini erano imprevedibili, più rapidi di un computer, e sicuramente più rapidi della reazione umana. Sara non aveva mai corso per strada. Nessun bambino nato dopo il Contrappasso lo aveva mai fatto. Si poteva fare solo in zone pressurizzate, in luoghi adibiti. Sui muri delle scuole e dei centri sportivi contingentati si proiettavano immagini di prati, boschi e spazi all’aperto per simulare la normalità di una vita precedente, rassicurando più gli adulti che i bambini. Anche nelle piscine artificiali, in ogni luogo dove ci si allenava o si praticava didattica motoria, i proiettori riproducevano scenari del passato.
Quel mondo continuava a esistere, ma non si poteva più viverlo. Chi aveva vissuto nel pre-Contrappasso sapeva che la realtà era finzione, ma per i nati nel post-Contrappasso la finzione era realtà. Percepivano l’artificio come una cosa naturale. Sara arrivò nel suo appartamento con l’adrenalina a mille.
«Pensavo facessi più tardi. Stavo già pensando di mangiare da solo» disse Zach dalla cucina, raccogliendo il suo codino castano con un elastico.
«Infatti mangerai da solo. Devo lavorare.»
Sara entrò in camera sua e chiuse la porta. Zach rimase interdetto. Sua sorella non era mai stata così scostante. Sapeva essere stronza e insopportabile, più soffocante di sua madre, ma mai si era mostrata sfuggente. Controllava che lui facesse ogni pasto regolare, lo chiamava in continuazione per accertarsi che stesse bene, anche durante le ore scolastiche e sapendo che non poteva rispondere. Quando rientrava a casa, Sara si informava sulla giornata di Zach prima ancora di togliersi la giacca, e scrutava il suo viso con attenzione radiografica per essere certa che non le mentisse.
«Sara, stai bene?»
Zach infilò appena il naso fra lo stipite e la porta della sua stanza.
«Si, Zach, sto bene» lo liquidò.
Era già accovacciata sul letto, davanti al computer, intenta a incrociare ogni possibile informazione su Michael Mazi. Riascoltò in cuffia la voce di Aron e sapeva d’avere, se non una prova, almeno un indizio. Era la scintilla che aspettava, il motivo per cui era andata a fare l’intervista. Non lo aveva capito subito perché il suo obiettivo era Ava, sulla quale Aron era riuscito a glissare più volte, lasciandola a secco. Ma adesso forse poteva arrivare a lei per via indiretta, tramite il suo braccio destro, che sfortunatamente ricopriva anche il ruolo di capo del suo giornale. Pensò per un attimo di chiamare Aron, fingendosi interessata alla sua salute, per arrivare a chiedergli spiegazioni su quella sua affermazione: «il tuo capo, quando furono chiare le modalità del Contrappasso, ne approfittò per far fuori la sua famiglia, e non ha mai pagato per questo». Ma non si fidava di lui. Non si fidava della sua serenità mentale, né della sua lealtà. Doveva fare da sola, come aveva sempre fatto. Ogni ricerca su Michael, però, portava allo stesso risultato: uomo impeccabile, rispettato e temuto, giornalista pluripremiato e consulente presidenziale. Da quando aveva preso la direzione del Position, abbondavano le prime pagine dedicate alla Glacé, alla sua ascesa politica e alla sua specchiata onestà. Michael aveva avuto un peso fondamentale per la scalata di Ava nel cuore del popolo. I tre canali tv rimasti e ogni quotidiano on line dipendevano da lui. Un uomo così importante, eppure così privo di passato. Possibile?
© 2022 Andrea Delogu © 2022 HarperCollins Italia
(continua in libreria…)