La trama del primo romanzo di Jacopo Tondelli, di cui ilLibraio.it propone un estratto, ci porta a Milano, dove il primo attentato di matrice islamica mai realizzato in Italia sconvolge la città…

Jacopo Tondelli, giornalista (attualmente dirige il sito Gli Stati Generali, che ha co-fondato nel 2014) è al debutto nel romanzo con I giorni sbagliati, pubblicato da Laurana.

La trama ci porta a Milano, dove il primo attentato di matrice islamica mai realizzato in Italia sconvolge la città, durante una gara podistica di fine estate. Il paese intero si paralizza, piange e sopporta gli strilli di politici, giornalisti e sciacalli.

La nazione si distrae così dall’ultimo trauma: Paolo Bonomelli, politico stimato e in grande ascesa, è appena stato travolto da uno scandalo sessuale. Mentre l’Italia, incredibilmente unita, segue le tracce del terrorismo islamico, Bonomelli scompare nel nulla. La giornalista Laura Bentivoglio, con ostinazione, risale il filo della sua vita lungo i rivoli degli affetti più puri e dei compromessi più biechi

"I giorni sbagliati" di Jacopo Tondelli

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

Il più noto settimanale scandalistico italiano, famoso per aver spesso segnato in maniera irreversibile le vite e i successi di uomini e donne famose, alle dieci di mattina metteva online a tutta pagina una scritta rossa: “I festini dell’onorevole Bonomelli mentre difende la sicurezza del Paese”. Si vedeva una sola foto, in tutta evidenza, con lui seduto e una ragazza mezza nuda col volto coperto dai capelli in braccio a lui. L’indomani, in edicola – prometteva il sito – i lettori avrebbero potuto trovare altre foto di un politico di primo piano con ragazze “molto giovani”, e le prime rivelazioni sul giro di incontri a luci rosse che lo vedeva coinvolto. Subito sotto una seconda foto mostrava Bonomelli mentre veniva baciato sulla nuca da una seconda ragazza, mentre la prima stava sempre sulle sue gambe. La notizia rimbalzò rapidamente su tutti i principali siti di informazione italiani, tutti riferirono che il settimanale diretto da Rodolfo Gambini l’indomani in edicola avrebbe portato il resto delle foto e un dossier esclusivo in cui spiegava la storia. Nel giro di mezz’ora lo scandalo era sulla home page di tutti i principali quotidiani italiani, sia quelli che avevano una versione cartacea sia quelli che avevano solo l’edizione web. Qualcuno piazzò la fotografia in apertura, subito sotto la testata, assegnandole il rilievo della notizia più importante. Di certo nessuno la nascose, anzi. Tutti riportavano all’interno lo stringato comunicato pubblicato dall’onorevole Paolo Bonomelli sulla sua pagina Facebook: “Circolano delle fotografie che mi ritraggono in situazioni imbarazzanti. Sono convinto di non aver commesso alcun reato né alcun tipo di altro illecito e ho affidato ai miei legali il compito di tutelare in ogni sede opportuna la mia persona e i miei diritti”. I commenti al post e la sua condivisione erano stati interdetti, tuttavia lo scritto era stato fotografato e divulgato rapidamente da migliaia di utenti. Prima di mezzogiorno intere timeline erano infestate delle sfuggenti parole di Paolo Bonomelli, spesso combinate con la foto compromettente. La grande maggioranza dei profili lo lapidavano, insultandolo come un pervertito. In molti notavano che con le sue parole il parlamentare non negava e non spiegava nulla.

Qualcuno, tra i fan, gli estimatori e i complottisti in servizio permanente effettivo, azzardava che la storia puzzava, che qualcosa non tornava, che di sicuro era stato fatto fuori per qualche trama di potere. I più saggi e riflessivi, come sempre un’esigua minoranza, sottolineavano che, per fortuna, delle ragazze non si sapeva davvero nulla, e che la loro (troppo) giovane età era per il momento un’asserzione priva di qualunque prova, benché proprio quell’elemento faceva la differenza tra ciò che era discutibile o difendibile da chiunque, a seconda dei gusti e dei principi di ciascuno, e ciò che era condannabile da tutti in forza di legge. Ma per la maggioranza dei commentatori il verdetto era netto e inequivocabile, come le fotografie che lo ritraevano avvinghiato a due ragazze: il delicato ruolo del capo del comitato parlamentare per la sicurezza nazionale era stato da poco affidato a un politico giovane ma già esperto, che però si dilettava in festini di sicura inopportunità e di assai dubbia legalità con ragazze “minorenni”. La parolina magica veniva infatti rilevata da tutti gli strumenti di analisi del sentimento web a disposizione dei giornali. Le parole “Bonomelli”, “minorenni”, “baby squillo” erano improvvisamente affiancate da migliaia di utenti italiani che dicevano la loro sui social network, o che cercavano informazioni sul motore di ricerca unico rimasto sul “mercato”. Per massimizzare gli accessi al sito, e quindi i profitti, le due parole iniziarono a girare insieme in moltissimi scritti, soprattutto su testate minori, ma non solo. “A Bonomelli piacciono le minorenni?”, arrivava a chiedersi qualcuno. “Scandalo Bonomelli: l’ombra dei festini con le baby squillo”. Ovviamente i grandi giornali istituzionali erano più prudenti, ma intanto il seme della condanna senza diritto di replica era già volato lontano.

Ai commenti sui social network, come sempre, furono de-dicati interi articoli sui giornali online, e altrettanti riguardarono le reazioni politiche. Gli avversari politici di Bonomelli attaccarono a testa bassa, ma anche tra i compagni di partito qualcuno si fregò le mani, vedendo un predestinato cadere e lasciare così campo libero per altre mediocrità. Tanto la con-danna unanime prevalse sulle ragioni del dubbio che nessuno obiettò nulla, quando una nota politicante di estrema destra twittò: “@PaoloBonomelli doveva dare sicurezza ai nostri figli, ma pensava solo alle nostre figlie”.

(continua in libreria…)

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