“Il filo della tua storia”, provocatorio romanzo d’esordio di Nikki Erlick (di cui pubblichiamo un estratto), pone una questione filosofica ed esplora le sue implicazioni in ogni area della vita moderna, dalla politica all’intimità…

Il filo della tua storia, provocatorio romanzo d’esordio di Nikki Erlick in libreria per Longanesi nella traduzione di Katia Bagnoli, pone una questione filosofica ed esplora le sue implicazioni in ogni area della vita moderna, dalla politica all’intimità.

Un libro, quello firmato dall’autrice (che come ghostwriter ha lavorato con CEO e accademici, e che come reporter di viaggi ha firmato diversi reportage), che accompagna il lettore o la lettrice sulla sottile linea tra libero arbitrio e destino.

Il filo della tua storia Nikki Erlick

Veniamo alla trama, che ci porta in una mattina di marzo di un anno imprecisato. Sembra un giorno qualsiasi. Spegni la sveglia, ti versi il caffè e sei pronto per andare al lavoro. Ma non lo è. Perché quando apri la porta d’ingresso, trovi una piccola scatola di legno sul pianerottolo. Non sai chi te l’abbia mandata, non sai il perché. Non sai che cosa contenga. Allora la apri. E scopri che lì dentro c’è il tuo destino, sotto forma di un filo. Un filo lungo quanto il tempo esatto che ti resta da vivere. Ogni abitante della Terra che abbia compiuto ventidue anni riceve la stessa scatola e, nel giro di un istante, il mondo cambia per sempre, dividendosi tra chi ha ricevuto un filo lungo e chi, invece, uno corto. Da un lato chi ha tempo e può investire nel futuro, dall’altro chi non ne ha e deve fare i conti con una fine prossima. E nel mezzo, chi non vuole sapere. Chi non apre la scatola.

Tra milioni di persone del mondo, ce ne sono otto i cui destini sembrano inestricabilmente legati. Una coppia che pensava di avere tempo, un medico che non ne ha, amici di penna che trovano rifugio nell’ignoto, migliori amici che condividono gli stessi sogni e poi un politico, la cui scatola può cambiare ogni cosa…

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

BEN

Anche Ben stava dormendo, quando le scatole erano arrivate, solo che non si trovava a casa. Si accomodò meglio nel suo stretto sedile in classe economy, con gli occhi chiusi per proteggerli dal bagliore del portatile del vicino. Dieci chilometri più in basso, intanto, milioni di scatole scendevano sul Paese come una nebbia.

La conferenza di architettura a San Francisco, durata tre giorni, si era conclusa nel tardo pomeriggio e lui si era imbarcato sul volo notturno per New York quando ancora in California non si erano palesate le scatole. Siccome il volo era partito a mezzanotte per atterrare poco prima che il sole sorgesse sulla East Coast, nessun passeggero né membro dell’equipaggio sapeva cos’era accaduto durante quelle buie ore sospese.

Ma, quando al segnale di slacciare le cinture di sicurezza tutti i telefoni si accesero, lo appresero all’istante.

In aeroporto c’erano folle intorno ai maxischermi, dove ogni canale televisivo proponeva la sua versione dei fatti.

SCATOLE MISTERIOSE COMPARSE
IN TUTTO IL MONDO.
DA DOVE ARRIVANO?
SEMBRA CHE PREDICANO IL FUTURO.
CHE COSA DICE IL TUO FILO?

Tutti i voli in arrivo erano in ritardo.

Un padre accanto a Ben cercava di tenere buoni i tre figli piccoli mentre discuteva al telefono. «Siamo appena arrivati! Cosa dobbiamo fare? Tornare indietro?»

Una donna in viaggio d’affari con gli occhi incollati all’iPad si era incaricata di aggiornare i compagni di viaggio sulle ultime notizie online. «Sembra che siano arrivate soltanto agli adulti», annunciò senza rivolgersi a nessuno in particolare. «Finora niente bambini.»

Ma la maggior parte della gente urlava nel telefono sempre la stessa domanda: «È arrivata anche a me?»

Ben stava ancora guardando gli schermi in alto, con gli occhi secchi e doloranti dopo le ore di cattivo sonno. Per Ben volare era sempre stato un tempo sospeso, separato dalla realtà, poiché le ore trascorse su un aereo esistevano soltanto al di fuori del flusso della vita sulla terraferma. Però non gli era mai capitato di lasciare un mondo e ritrovarne uno diverso come stava succedendo in quel momento.

Mentre camminava a passo svelto verso la navetta diretta alla metropolitana chiamò Claire, ma la sua fidanzata non rispose. Allora chiamò i genitori.

«Noi stiamo bene, stiamo bene», lo rassicurò la madre. Non preoccuparti per noi, pensa a tornare a casa sano e salvo.»

«Ma… le avete ricevute?» chiese Ben.

«Si», rispose lei, sussurrando come se qualcuno potesse origliare. Tuo padre le ha messe nel guardaroba in anticamera, per ora. Dopo una pausa, aggiunse: «Non le abbiamo ancora aperte».

(continua in libreria…)

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