Adelphi ripropone “Il mondo di sera” di Christopher Isherwood, autore di opere come “Addio a Berlino”, “Il signor Norris se ne va” e “Un uomo solo”
Affascinante, straricco, amato senza remore dalle donne – e dagli uomini – della sua vita, eppure ignaro dell’effetto che provoca sugli altri, Stephen Monk si trova a riavvolgere il nastro della propria esistenza, devastata dalla crisi del suo ultimo matrimonio.
Mentre il mondo precipita a velocità vertiginosa verso il baratro della seconda guerra mondiale, Monk torna dopo oltre trent’anni alla casa della sua infanzia, in una piccola comunità quacchera della Pennsylvania, nuovamente circondato dalle cure della “zia” che l’ha cresciuto con indefettibile abnegazione. E, costretto all’immobilità da un incidente forse non del tutto casuale, decide di mettere ordine fra le lettere della prima moglie, Elizabeth, una scrittrice di successo scomparsa da pochi anni.
Sarà lei, indirettamente, a gettare una luce nella sua confusione, aiutandolo a disfarsi del passato – “Mettilo in una teca di vetro e ammiralo come fosse un tesoro, se vuoi” –, a riflettere sulle leggi imperscrutabili che governano l’attrazione, ad accettare la stranezza del matrimonio, di tutti i matrimoni, almeno quelli che durano. E sarà sempre lei, che in un certo senso ha “inventato” Monk e ne ha fatto “il più realistico” dei suoi personaggi, a fornirgli la chiave per comprendere e perdonare sé stesso.
Così, nel desiderio espresso da Elizabeth: “Ah, come mi piacerebbe, come mi piacerebbe saper buttare giù a decine di quei vasti, informi romanzi impulsivi, pieni di opinioni contraddittorie e di calore, di energia, di stupidità e di vita”, si può leggere in filigrana quello che è riuscito a Christopher Isherwood (Wybersley Hall, 26 agosto 1904 – Santa Monica, 4 gennaio 1986) nelle pagine de Il mondo di sera (che Adelphi ripropone nella traduzione di Laura Noulian).
Figlio di un ufficiale dell’esercito che morì durante la Prima guerra mondiale, Christopher William Bradshaw-Isherwood incontrò a scuola Wystan Hugh Auden, con cui ebbe una relazione, ma che rimase suo amico per tutta la vita. Studiò a Cambridge e, trasferitosi a Berlino, scrisse Addio a Berlino: nel 1946 divenne cittadino americano, e fu uno sceneggiatore a Hollywood. Quindi la conversione all’induismo, e la convivenza fino alla morte con il compagno Don Bachardy, un pittore.
Di Isherwood Adelphi ha in catalogo libri come Il signor Norris se ne va e Un uomo solo.
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