Già da prima della sua pubblicazione, avvenuta lo scorso 24 settembre nel mercato anglofono, “Intermezzo” di Sally Rooney, quarto romanzo della celebre scrittrice irlandese, è stato al centro di riflessioni e analisi. Al di là di ogni etichetta che le è stata attribuita negli anni (“la voce dei Millenial”, “la Salinger della generazione di Snapchat”), nel suo nuovo libro (ora giunto anche in Italia) Rooney scrive una storia dove non esistono solo bianco e nero, in cui la vita e le relazioni non possono essere lette in termini di “successo” e “fallimento”. Dopo aver esplorato, sempre in modo non convenzionale, i rapporti di coppia e di amicizia in “Parlarne tra amici”, “Persone normali” e “Dove sei, mondo bello”, l’autrice descrive ora i pensieri di due fratelli, Ivan e Peter Koubek, alle prese con la morte del padre e con una serie di emozioni conflittuali…
Chiacchierato, desiderato e dissezionato: Intermezzo di Sally Rooney è diventato – già prima dell’uscita – un fenomeno editoriale e mediatico come se ne vedono pochi.
Fin dal suo annuncio, in un giovedì di fine febbraio, e soprattutto dopo la pubblicazione nel mercato anglofono (avvenuta il 24 settembre), il quarto romanzo della scrittrice irlandese è stato al centro di innumerevoli considerazioni e analisi, non solo di carattere letterario. A partire dal suo stile frammentato e magnetico, dai suoi personaggi vividi e ambigui e dalle sue tematiche ricorrenti (l’amore, la tecnologia, la salute mentale), ancora una volta la scrittura di Rooney ha fatto da spunto per riflessioni anche di carattere sociale.
Osservazioni che i suoi precedenti romanzi-bestseller erano già riusciti, in parte, a generare: a cominciare dall’esordio con Parlarne tra amici (2017, Einaudi 2018, traduzione di Maurizia Balmelli) e dal successo di Persone Normali (2018, Einaudi 2019, traduzione di Maurizia Balmelli), entrambi adattati a serie tv, e proseguendo con Dove sei, mondo bello (2021, Einaudi 2022, traduzione di Maurizia Balmelli), le opere di Sally Rooney sono state riconosciute come rappresentative di un certo mondo e di una certa generazione, e Intermezzo non sembra fare eccezione.
La scrittrice, nata nel 1991, è stata infatti definita come la “voce dei Millenial” e la “Salinger della generazione di Snapchat“: i suoi libri descrivono l’attualità (anche) attraverso l’uso di email e smartphone, mostrano una realtà animata da relazioni brucianti, sfuggenti o “impossibili”, popolata da personaggi intrappolati in pensieri vorticosi e alienati, che spesso fanno i conti con disturbi d’ansia e tendenze autodistruttive.
Tra citazioni a Marx e a Wittgenstein, i suoi libri sono diventati un genere codificato da atmosfere e situazioni specifiche, un trend. Da qui l’approdo ai meme, al marketing e al merchandising, il sopraggiungere dell’hype e delle tanto menzionate aperture anticipate delle librerie per permettere alle lettrici e ai lettori di ottenere subito la loro copia di Intermezzo. In altre parole, ecco arrivare il “fenomeno Sally Rooney“.
Viene da chiedersi come faccia questo successo trascinante a coniugarsi all’immagine di una scrittrice schiva e riservata, la stessa che ha dichiarato in un’intervista al Guardian: “Non volevo essere ‘la giovane romanziera’, volevo solo essere brava” e “Sono una scrittrice di romanzi. Voglio solo scrivere romanzi”. La risposta non può che provenire dalle sue opere.
Con Intermezzo (giunto in Italia il 12 novembre con Einaudi e la traduzione di Norman Gobetti), Sally Rooney scrive una storia di rimandi e opposizioni, il cui messaggio, però, sembra essere chiaro: la rinuncia ad accettare categorizzazioni nette e il rifiuto a vivere come si immaginano (e si aspettano) gli altri.
Un messaggio che stride inevitabilmente con le etichette che negli anni hanno circondato la figura di Rooney, che nel suo nuovo romanzo tratteggia invece una storia dove non esistono solo bianco e nero, in cui la vita e le relazioni (d’amore o famigliari), non possono più essere lette solo in termini di “successo” e “fallimento”.
Il concetto di vittoria e sconfitta, però, è ben radicato nella mente dei due personaggi principali, i due fratelli Koubek. Ivan, ventidue anni, è un giovane scacchista la cui carriera ha subito una forte battuta d’arresto, complice il progressivo peggioramento della malattia del padre. Dopo anni di vittorie, Ivan sente di aver perso la motivazione al gioco e, contemporaneamente, anche l’elemento fondamentale della sua vita, incentrata proprio sul suo singolare talento.
Peter, trentadue anni, è un avvocato brillante e popolare, apparentemente realizzato e sicuro di sé. Per lui il “fallimento” si concretizza nella crescente apatia in cui si trova a vivere, costretto a mettere in discussione i suoi valori in un mondo ben diverso da quello della sua luminosa carriera accademica. Dopo la morte del padre, Peter prova faticosamente a gestire la sua vita privata, tra qualche pillola di Xanax, qualche pensiero suicida e qualche bicchiere di troppo.
Per età e attitudine, i due fratelli sono l’uno l’opposto dell’altro: il minore è introverso e impacciato nelle situazioni sociali, il maggiore è circondato da amicizie e frequentazioni. Ivan, preoccupato dalle emissioni e dall’inquinamento, ha un lavoro precario e qualche difficoltà economica; Peter, dall’atteggiamento deciso e un po’ arrogante, svolge una professione che gli garantisce riconoscimento e prestigio.
Il lutto per il padre segna per entrambi un invisibile punto di svolta, che porterà le loro vite in direzioni inaspettate, lontano dalle persone che credevano di essere e più vicini ad accettare le contraddizioni del loro passato. In entrambi i casi, l’amore fa da motore per un cambiamento imprevedibile e profondo, che il lettore segue da un punto di vista privilegiato: l’interno della mente degli stessi personaggi.
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A poche settimane dal funerale, Ivan incontra Margaret, una donna di trentasei anni che gestisce un centro culturale in una cittadina di provincia. L’incontro, avvenuto proprio durante un torneo di scacchi, sembra casuale quanto fatale.
I due personaggi stanno vivendo due fasi della vita molto differenti: Ivan ha da poco terminato gli studi in fisica teorica, mentre Margaret è appena uscita da un matrimonio travagliato, che l’ha lasciata isolata e bisognosa di assoluzione. Nonostante ciò, la loro intesa è immediata e totalizzante, come spesso accade nei libri di Sally Rooney: Ivan e Margaret sono accomunati dallo stesso rimuginio mentale che, con modalità diverse, li porta a preoccuparsi sempre dei loro comportamenti. L’ansia scompare, però, nel momento in cui si trovano l’uno tra le braccia dell’altra.
Anche Peter è alle prese con una relazione che coinvolge un divario d’età: ha da poco iniziato a frequentarsi con Naomi, una giovane studentessa coetanea di Ivan, che a differenza di lui, però, è disinvolta e talmente spensierata da rasentare l’imprudenza. Vive di espedienti, squattrinata e senza una vera casa; guadagna qualcosa vendendo le sue foto online.
La differenza d’età e di reddito, però, non è l’unico dilemma morale che attanaglia Peter in merito alla sua relazione con Naomi. Il fratello maggiore, infatti, è ancora innamorato di Sylvia, la sua ex, l’amore della sua vita, che l’ha lasciato diversi anni prima in seguito a un incidente. Da quel momento Sylvia convive quotidianamente con il dolore cronico, che l’ha portata a rinunciare alla sessualità (e, implicitamente, anche a una relazione).
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Sylvia e Naomi sono le due facce di una stessa medaglia: Peter pensa alle due donne come “lei, e l’altra”, ugualmente necessarie e ugualmente insostituibili. Nel suo vortice di pensieri frammentati, disperati, quasi folli (ecco il lascito del flusso di coscienza di James Joyce nello stille di Rooney) Peter sa di amare e desiderare entrambe, seppur in modi molto differenti.
“Non c’è nessun’altra, potrebbe dire. Cioè, una, però no. Scusa. Amo te. Lei. Tutt’e due. Non ti preoccupare. Non dirlo. Cristo, no”.
Le vite dei due fratelli scorrono in parallelo, alternandosi come i turni di uno scontro scacchistico. In ogni capitolo leggiamo l’evolversi delle loro relazioni, viste come un luogo sicuro in cui rifugiarsi, ma anche come un enigma complicato di cui cercare la soluzione: come coniugare sentimenti così contraddittori? Come bilanciare l’amore con ciò che la società ritiene “giusto”?
Il rapporto tra Ivan e Peter è altrettanto ambiguo e complicato. Per anni, i due fratelli hanno tenuto il loro conflitto su un livello superficiale: si sono scontrati a lungo su temi sociali e politici, ma senza mai approfondire la dinamica del loro rapporto. Ivan non si è mai ribellato al senso di superiorità che il fratello manifesta nei suoi confronti; Peter non ha mai espresso la solitudine in cui si è sentito sprofondare senza ricevere aiuto dai suoi famigliari. Per proteggere il padre, i due fratelli hanno riposto le armi e finto (senza molti risultati) di andare d’accordo.
Come in una partita di scacchi, leggiamo il libro aspettando il momento dell’attacco, che però per gran parte del romanzo non arriva a concretizzarsi. Peter e Ivan passano il tempo a studiarsi reciprocamente come due avversari, cercando di trovare il posto giusto dove collocare il risentimento, le paure, il senso di colpa, ma anche l’ammirazione e l’affetto.
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Con la morte del padre, il conflitto esplode all’improvviso, proprio come in un intermezzo (“Zwischenzug” in tedesco), una mossa scacchistica che presenta all’avversario “una minaccia inaspettata e lo costringe a una risposta immediata”.
Le relazioni sono messe in pericolo, sul punto di spezzarsi: sta ai personaggi decidere se lottare per non lasciare chi amano uscire per sempre dalle loro vite. E la via per impedirlo non è, ancora una volta, trovare una “soluzione”, capire come muovere i pezzi per “vincere la partita”.
“Lo sai chi mi ricordi? dice. Mi ricordi un bambino. Hai mai provato a giocare a qualcosa con un bambino, e quello comincia a disporre tutti i giocattoli esattamente come vuole lui, e poi si inventa le regole e si arrabbia se tu non le segui? Tu sei così”.
Il primo passo è quello di costruire rapporti in cui non esistono etichette, vittorie o sconfitte, giusto o sbagliato. Costruire una vita in cui vivere giorno per giorno, in cui sentire “tutte le porte e finestre che si spalancano. Tutto esposto all’aria e alla luce. Nulla di protetto, nulla più da proteggere”.
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Questo non significa che le relazioni smetteranno di essere complicate, inestricabili e contraddittorie: significa soltanto accettare i differenti strati di cui sono composte, nel dialogo e nella consapevolezza, facendo del proprio meglio e accettando la possibilità di sbagliare. E questa è una modalità di vivere, di essere, che supera i vincoli generazionali, che parla davvero della nostra attualità, senza ridurla a categorizzazioni.
Non importa se dureranno mesi, anni o per la vita intera – quello che conta è ciò che questi amori portano con sé: la sensazione di sfrenata felicità, il senso di abbandono e liberazione, di pace e serenità anche in un mondo caotico; la quiete che si può trovare solo nello spazio tra due realtà contraddittorie, nel frastornante silenzio dell’intermezzo.
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L’appuntamento a Milano – Il 12 novembre, dalle 10 alle 22, la libreria Mondadori Duomo di Milano ospita una serie di appuntamenti dedicati a Intermezzo; tra cui, alle 16, una conversazione intorno al nuovo romanzo di Sally Rooney con Francesca Crescentini, Carlotta Sanzogni e Ilenia Zodiaco.