Dopo il successo di “Tutta la vita che resta”, Roberta Recchia torna con “Io che ti ho voluto così bene”, “un romanzo sulla possibilità di rinascere e di saper perdonare” – Su ilLibraio.it un capitolo

Dopo il successo di Tutta la vita che resta, Roberta Recchia, insegnante in una scuola superiore di Roma, firma per Rizzoli Io che ti ho voluto così bene, “un romanzo sulla possibilità di rinascere e di saper perdonare”.

Luca, il protagonista, non ha neanche 14 anni, ma ha una sensibilità silenziosa che lo rende diverso dai coetanei. Con i genitori e il fratello maggiore abita in una località di mare, dove tutto sembra immutabile. Un’estate, però, una ragazza piena di vita diventa il suo primo sogno d’amore. Ma quando lei scompare, e i carabinieri bussano alla loro porta, l’esistenza del protagonista e dei suoi viene segnata per sempre…

io che ti ho voluto così bene

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

Quando il treno arrivò, Umberto Nardulli si mise a cercare il nipote avanti e indietro lungo la banchina, costeggiando le carrozze di seconda classe. Dribblava i viaggiatori e, nel frattempo, scrutava le facce delle teste bionde che venivano fuori dai vagoni. Ogni tanto lanciava occhiate ansiose verso i finestrini sporchi, le palpebre strette per mettere a fuoco, il collo teso.

Poi finalmente lo vide in cima a un predellino, a metà convoglio.

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Luca stava lì, schiacciato al lato dell’uscita per non intralciare la discesa degli ultimi passeggeri. Alcuni lo superavano seccati, senza preoccuparsi di risparmiargli una spallata, un colpo con la valigia. Lui si teneva al maniglione con la mano libera, il borsone nell’altra e lo zaino sulle spalle. Guardava il pavimento della banchina, l’aria di uno che non si decideva a venire giù, come se da quello scalino lo aspettasse un salto nel vuoto per cui non si sentiva pronto.

Umberto lo raggiunse svelto, un sorriso di tenerezza e di sollievo gli piegava le labbra.

«Luchi’!» lo chiamò.

Luca gli posò gli occhi addosso e lui vide che non era lo stesso ragazzino che aveva salutato il Natale precedente. Lilia aveva detto che a Luca lei non avrebbe avuto il tempo di spiegare, toccava a lui dirgli quello che era successo. Ma Umberto fu sicuro che il nipote qualcosa già sapesse: il blu degli occhi, che di solito brillavano, si era incupito.

Roberta Recchia

Roberta Recchia (foto gentilmente concessa dalla casa editrice Rizzoli)

«Luchi’» ripeté tendendogli la mano per aiutarlo a scendere, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno.

Ma ce n’era bisogno. Luca allungò la sua e gliela strinse forte, prima di saltare giù quasi fosse tornato ad avere gambette corte di bambino.

Umberto se lo strinse forte al petto, coprendogli di baci la sommità della testa, prendendosi il borsone per alleggerirlo almeno di quel peso.

«Ciao, zio» mormorò.

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Umberto fu sul punto di dirgli: “Si sistema tutto, Luchi’”. Invece gli disse solo: «Vieni, che a casa ti aspettano tutte» accarezzandogli i capelli nel modo in cui avrebbe fatto con il più prezioso dei suoi figli.

Gli circondò le spalle con il braccio, pieno d’amore, e lo portò via con sé.

Umberto lo fece salire in macchina e sistemò sul sedile posteriore il poco bagaglio di Luca. Subito gli mise fra le mani il sacchetto di carta in cui Mara aveva riposto un panino al prosciutto, il succo d’arancia nel cartone piccolo con la cannuccia, una barretta di cioccolato e tre caramelle.

Lo incoraggiò a mangiare con una stretta vigorosa sul braccio, dal momento che doveva essere affamato.

Tutta la vita che resta di Roberta Recchia

«Te lo manda zia» gli disse sorridendo. «La cioccolata te l’ha messa Caterina e le caramelle Emilia.» Lo guardò rassicurante, per fargli capire che zia Mara, Caro’, Caterina ed Emilia stavano tutte lì pronte a coprirlo di premure. A vederlo così spaurito, serio, gli si stringeva il cuore. Gli salivano alle labbra tutte frasi sbagliate: “Qualche giorno e si risolve, Luchi’”. Oppure: “È cos’e nient, Luchi’”. Gli veniva da mentirgli d’istinto, e stentava a trattenersi.

Ma l’unica alternativa possibile alla verità, in quel momento, era il silenzio.

(continua in libreria…)

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Fotografia header: Roberta Recchia, fotografia gentilmente concessa da Rizzoli

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