Nishi Kanako, autrice e artista molto conosciuta in Giappone, e dai cui libri sono tratti film e manga, ne “La salita verso casa” (bestseller in patria) racconta la storia di una famiglia che, dopo anni di lontananza, si ritrova nuovamente riunita ad affrontare ricordi e spettri del passato – Su ilLibraio.it un estratto

I romanzi giapponesi negli ultimi anni hanno conquistato lettrici e lettori italiani. Garzanti (editore del fenomeno Toshikazu Kawaguchi) porta ora in libreria La salita verso casa (traduzione dal giapponese di Maria Cristina Gasperini), bestseller in patria. A firmarlo, Kanako Nishi, classe 1977.

L’autrice (tra le altre cose, appassionata di wrestling professionistico) ha vissuto fino all’età di dodici anni tra l’Iran e l’Egitto, per poi tornare in Giappone, dove oggi è autrice e artista di successo. I suoi libri, molti dei quali adattati per il cinema e la tv, hanno vinto i principali premi letterari in patria tra cui l’Oda Sakunosuke Prize, il Kawai Hayao Literary Prize e il Naoki Prize. E nel 2015 Vogue Japan l’ha nominata tra le donne dell’anno.

Può interessarti anche

Ma cosa racconta La salita verso casa? Con le sue atmosfere nostalgiche (parliamo di una storia sui ricordi d’infanzia, su un ritorno a casa e sul significato della parola famiglia), il romanzo ha tra l’altro ispirato un un film e un manga.

La trama ci fa incontrare Kaoru, che si ferma ai piedi della salita. La casa in cui è cresciuto sembra molto più piccola di quanto ricordasse. Ma quando Sakura gli corre incontro scodinzolando, il senso di smarrimento svanisce.

Kaoru è a casa. Ed è arrivato il momento di affrontare la sua famiglia. Una volta, gli Hasegawa erano la famiglia perfetta. Papà e mamma erano sorridenti e pieni di amore. La sorella minore, Miki, era la ragazzina più coraggiosa che si fosse mai vista. Suo fratello, Hajime, sempre il primo in ogni cosa, irradiava il mondo di una bellezza rara. Di Kaoru non si può dire lo stesso. Non spiccava in niente di particolare: a scuola era bravo ma non il più bravo; alle ragazze piaceva ma mai davvero troppo. I suoi fratelli, invece, brillavano come le stelle più luminose del cielo. E a Kaoru non dispiaceva affatto di scaldarsi alla loro luce riflessa. Ma anche le famiglie più meravigliose possono andare in pezzi…

La memoria del passato può disperdersi, indurirsi, cancellarsi. Per Kaoru è arrivato il momento di farsi avanti e di aiutare la famiglia a ritrovare la strada verso casa. Lui, che non è mai stato il più forte di tutti, adesso deve essere forte per tutti. Ma ha un’alleata fedele: la cagnolina Sakura. È lei che mostra che solo le salite possono diventare delle discese. Perché i luoghi e i ricordi hanno questo in comune: sembrano sempre diversi quando vi si fa ritorno dopo tanto tempo.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

Cataratte

La nostra casa di famiglia si trovava in una nuova area re­sidenziale in periferia. Nuova, sì, anche dopo dieci o venti anni era pur sempre un quartiere nuovo, solo più triste e da­tato. Privo di una storia lunga, non implicava aspetti delicati come quello sentimentale, anche se una frequentazione de­cennale con alcuni vicini non permette di parlare di relazio­ni totalmente asettiche. Tutti conoscevano il nome dei cani e la classe frequentata dai vari figli, e riguardo all’assenza di mio padre da casa da oltre tre anni, la faccenda era conside­rata conseguenza di un divorzio o di un trasferimento di la­voro.

La casa cui facevo ritorno dopo tanto tempo mi sembrò più piccola di una volta. I fiori ornamentali erano secchi, mummificati, e per contrasto ce n’erano alcuni dai colori vi­vaci che rendevano l’ambiente sgraziato. Anche la targhetta all’ingresso non era più di legno, ma di marmo o qualcosa

del genere; riluceva in modo bizzarro e si stagliava sull’at­mosfera generale, spandendo disagio tutto attorno.

So che è una strana definizione, ma pareva una casa a cui erano stati fatti indossare abiti troppo stretti, ecco.

Aperto il cancello, c’era un gradino quasi simbolico, e poi subito l’ingresso. La cuccia di Sakura si trovava nel giardino sul retro, dove si arrivava superando l’ingresso e facendo mezzo giro attorno alla casa. Non so perché non mi andasse di entrare subito, e decisi di andare prima a cercarla.

Cominciai a chiamarla già mentre ero nel passaggio stret­to di fianco alla casa, ma non arrivava. Di solito, al solo no­minarla appariva immediatamente, ovunque si trovasse, sco­dinzolando come a dire: “Sì, mi hai chiamato?”.

Svoltai verso il giardino continuando a gridare il nome di Sakura, quando vidi mamma che lavorava. Accovacciata, di schiena. Era ingrassata ancora. Attorno ai fianchi aveva mes­so su ciccia, e il sedere toccava terra, quasi incapace di sop­portare quel peso. Il grasso era anche sulle caviglie flesse, e per questo i piedi sembravano molto piccoli. Quella figura senza restringimenti dalla testa ai piedi, che si ampliava a di­smisura, mi ricordava qualcosa – la bottiglia tozza di un alco­lico occidentale, una rapa appena prima di essere cucinata, una zucca di Halloween. Avrei voluto chiamarla, ma riuscivo solo a restare in silenzio a guardarla. L’ombra di mamma al sole del tramonto si allungava nella mia direzione. Invece di parlare, cercavo di toccare l’ombra con il piede, e lei non se ne accorgeva affatto, impegnata com’era, col respiro affan­noso.

Dopo qualche minuto, quando non sapevo più che fare, mamma finalmente si era voltata.

Lo avevo notato già da dietro, ma in testa aveva una strana bandana a fiori. Poi, quando si era girata verso di me, avevo potuto constatare che le sue guance erano rosse come quella bandana. In controluce al tramonto, potevo vedere poco, ma sorrideva dolcemente.

«Bentornato!»

«Sì.»

Non riuscimmo a proseguire oltre, e rimanemmo in silen­zio. Mamma, come se cercasse le parole, toglieva e rimetteva i guanti da giardino. La sua ombra si muoveva piano, e sta­volta sembrava fosse lei a voler prendere me.

«Ma, Sakura?»

«Sakura!» urlò lei con una voce tanto potente da farti ca­dere all’indietro. «Ultimamente si mette sempre lì.»

Come sollevata, indicò un punto dove erano parcheggiate le tre biciclette di quando eravamo bambini. All’inizio era nascosta dal telo penzoloni, ma, a guardare bene, da sotto la bici rossa di Miki sbucava la zampa di Sakura. I miei adorati e agognati cuscinetti erano rivolti verso di me.

«Non ha freddo? Non è più calda la cuccia?»

«Il telo la ripara dal vento, dovrebbe essere caldo anche lì. Poi è diventata tanto sorda: se non ti avvicini e non la tocchi, non si accorgerà di te.»

Mamma sudava nonostante la temperatura rigida. Non lie­vemente, ma a cascata, come in un caldissimo giorno d’esta­te dopo una corsa forsennata. Poi, asciugandosi con il guan­to, si sporcò il viso di nero.

Mi mossi verso Sakura, e mamma da dietro mi disse: «Fai piano».

«Sakura?» Anche a chiamarla, non si alzava. Bocca aperta, dormiva. Iniziavo a preoccuparmi, poi vidi che il suo petto si alzava e riabbassava, e mi tranquillizzai. La chiamai di nuovo, ma non si svegliò. La accarezzai energicamente sul petto, e lei dapprima scodinzolò un po’ d’istinto. Poi riconobbe il mio odore e scodinzolò più forte, tutta felice. Aveva le cata­ratte a entrambi gli occhi e probabilmente non vedeva che il mio contorno sfocato. Eppure mi si strofinò sulle ginocchia. «Allora mi hai riconosciuto?»

Si dice che per i cani il tempo passi più velocemente che per gli uomini, ma quella Sakura invecchiata così d’improv­viso mi provocò struggimento, e mi misi ad accarezzarla al­l’impazzata, testa, pancia e zampe.

Sembrava piacerle, si contorceva come a dire: “Lì, proprio lì”.

Se la toccavo alla base delle zampe posteriori mostrava i den­ti e tremava tutta: un comportamento talmente goffo da farmi ridere. «Sakura, sei proprio una femmina.» Anche a queste mie parole rispondeva agitando la coda. Era molto dimagrita.

Mamma di tanto in tanto interrompeva il lavoro per guar­darci e riprendersi dall’affanno. C’era un buon odore di ter­ra nuova, e grandi foglie secche cadevano rumorosamente dal melo.

«È arrivato papà!»

Stava ancora sorridendo, mamma?

© 2023, Garzanti S.r.l., Milano
Gruppo editoriale Mauri Spagnol

(continua in libreria…)

Abbiamo parlato di...